Governo, Pd striglia Conte: non accettiamo tutto. Fronda M5S: no al Mes o pronti ad andare con Salvini

Sabato 16 Gennaio 2021 di Marco Conti
Governo, Pd striglia Conte: non accettiamo tutto. Fronda M5S: no al Mes o pronti ad andare con Salvini
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ROMA L'ottimismo regna a Palazzo Chigi e viene ribadito un punto che serve a tranquillizzare i possibili responsabili: «E' escluso un ritorno con Renzi». Giuseppe Conte continua infatti a sostenere nelle conversazioni con Bettini e Travaglio di avere per martedì i numeri per sbattere definitivamente fuori dalla maggioranza Matteo Renzi.

Il pallottoliere della crisi è nelle mani del premier e nessuno dei suoi interlocutori si azzarda a chiedere l'elenco dei nomi che rimane top secret.


Conte, Pd alla carica sul «cambio di passo»


Una sicurezza, quella di Conte, che tranquillizza relativamente Nicola Zingaretti il quale ieri ha affrontato i gruppi parlamentari dem smussando alcune affermazioni del giorno prima su Italia Viva («non voglio vendette»), ma è tornato alla carica sul «cambio di passo» che comunque Conte dovrà fare. Avanti con Conte ma, una volta superato lo scoglio del voto, in un clima più sereno, il premier dovrà affrontare i nodi che per i dem rappresentano la discontinuità sollecitata dal partito e chiesta soprattutto dai gruppi parlamentari.

In buona sostanza Zingaretti dice al premier che, una volta rinsaldata la maggioranza con l'ingresso dei «responsabili», non può far finta di nulla e presentarsi con l'ennesima riedizione dei tavoli del programma e un rimpastino. I dem chiedono a Conte maggiore velocità nell'azione di governo e puntano alla delega sull'attuazione del Next Generation Eu «in modo - sostengono - da mettere finalmente un piede a Palazzo Chigi».

La caccia ai responsabili e la nascita dei gruppi per Conte (Maie Italia 2023) se non di un vero e proprio partito del premier, agita la pattuglia parlamentare dem che però, tranne qualche mugugno, si compatta nell'attesa dello scontro di martedì. Il partito di Conte agita però anche il M5S. Al punto che Alessandro Di Battista accompagna sui social il «forza Conte» all'augurio «che stia dentro il M5S».

I numeri in Senato


«I numeri? Chiedete a Palazzo Chigi», sostengono al Nazareno dove il disinteresse è malcelato e le rassicurazioni non sembrano placare l'ansia. La decisione presa da Italia Viva di astenersi ammorbidisce la sfida e rende la soglia psicologica del 161 meno traumatica. Renzi, promettendo l'astensione, ricompatta i suoi, si lascia una porta aperta per il dopo e, soprattutto, rende meno determinanti i responsabili. Non a caso il dem, e costituzionalista, Stefano Ceccanti spiega che «il governo di maggioranza relativa sarebbe costituzionalmente legittimo».

Conte potrebbe quindi vincere la sfida con le opposizioni con 152-155 voti ripromettendosi di lavorare per allargare la maggioranza nelle prossime settimane. L'eventualità però preoccupa il Pd non solo per i problemi che potrebbero sorgere nelle commissioni parlamentari, ma anche per le considerazioni che potrebbe fare il Presidente della Repubblica che ha sempre sollecitato «maggioranze solide» e non costruite sulla sabbia come ieri ricordavano polemicamente diversi esponenti del centrodestra.


Le promesse


Il problema che incontra la campagna acquisti lo esplicita Clemente Mastella: «Nessuno pensi di recuperare il dialogo con Iv alle spalle dei responsabili». Come dire che prima ci date le poltrone e poi arriveranno i voti. Per Conte si tratterebbe di dare ai responsabili ciò che non ha voluto dare a Iv: le dimissioni per scrivere un nuovo patto di governo e comporre una nuova squadra che preveda ministeri - magari nuovi o sdoppiati - per i centristi di Cesa, i socialisti di Nencini e per coloro come gli ex del M5S che rientrano a pieno titolo in maggioranza.

Conte potrebbe, quindi, superare anche se di misura il voto di Palazzo Madama per poi dimettersi, ricevere un nuovo incarico e comporre un nuovo governo con M5S, Pd, Leu e il gruppo di nuovi responsabili. Oppure comporre il ter, senza Iv, dopo il voto alla Camera.
Strada in salita e trattative in corso, quindi, che proseguiranno per il weekend anche se un altro fronte si apre visto che un gruppo di grillini, tra cui cinque senatori, chiede che nel nuovo programma sia chiaro il no al Mes e di «valutare il sostegno ad un governo insieme a forze conservatrici, in qualunque forma esse si presentino». Come dire che pur di impedire l'attivazione del Mes il M5S dovrebbe valutare l'intesa con la Lega di Salvini e i FdI della Meloni. La fronda sembra destinata a rientrare, ma il tatticismo prevale ed è probabile che alcuni posizionamenti cambieranno al momento del voto.


Il centrodestra continua a mostrarsi compatto. Matteo Salvini continua ad essere convinto che Conte «non abbia ancora i numeri». Il leader leghista sembra aver cambiato registro e, non invocando più le elezioni, non spaventa i tanti parlamentari che puntano a completare la legislatura. Almeno per ora.

Ultimo aggiornamento: 17:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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