Governo, Draghi prepara il vertice con Conte: «Pronto ad ascoltare i grillini, ma l'agenda non cambia»

La moral suasion di Mattarella sul presidente dei Cinquestelle, che si presenterà con una lettera di richieste

Lunedì 4 Luglio 2022 di Mario Ajello
Governo, Draghi prepara il vertice con Conte: «Pronto ad ascoltare i grillini, ma l'agenda non cambia»

A Palazzo Chigi la giornata di oggi non viene vissuta come un D-Day. Mario Draghi sa di avere nelle mani carte migliori di quelle agitate da Giuseppe Conte. E può avvalersi il premier, così riferiscono fonti qualificate, dell’opera di convincimento che già il presidente Mattarella, senza tanti giri di parole durante l’ultimo incontro tra i due, ha esercitato sull’ex avvocato del popolo soprannominato ora (dai dimaiani) avvocato senza popolo ma dotato di una pattuglia soprattutto di senatori (guidati da Paola Taverna) che vuole l’uscita dall’esecutivo.
E insomma Mattarella avrebbe detto al leader stellato: «Lei si rende conto di che impatto potrebbe avere una crisi di governo in un momento come questo?».

Tra crisi energetica, siccità, guerra, inflazione, carovita e bollette salate più nuova escalation Covid. Sanno nelle stanze di Draghi che Conte arriva depotenziato all’incontro di oggi pomeriggio alle 16,30. 

Certo, a Palazzo Chigi, Conte farà balenare ancora l’«appoggio esterno» ma più come ipotesi che dovrebbe spaventare piuttosto che come reale intendimento. Anche perché dell’ultimatum di Conte a Draghi sulle armi all’Ucraina, sull’intoccabilità del Reddito di cittadinanza e sull’inceneritore di Roma potrà spuntare qualcosa, un palliativo e un mezzo rinvio, solo sul Rdc (l’ipotesi è di stralciare l’emendamento del centrodestra che ridimensiona la misura): per il resto il premier è determinatissimo ad andare avanti con l’Agenda Draghi senza farsi troppo distrarre. Il che non è facile, ma l’alternativa è lasciare Palazzo Chigi, interrompere la legislatura e i grillini - altro che comoda posizione di chi può sparare da fuori beatamente - verrebbero decimati alle urne. 
Ragion per cui, se Conte imprevedibilmente dovesse rompere, perderebbe due ministri su tre (solo Patuanelli per ora gli è davvero fedele) e una quarantina di parlamentari che andrebbero a ingrossare le schiere di Di Maio portando Insieme per il futuro a quota cento deputati e senatori). Il problema è che Conte è strattonato dai suoi pasdaran compresi interni a M5S e prof alla De masi e altri influenti consiglieri il cui disegno è il seguente: rottura con Draghi, proporzionale e ritorno dello smanioso Di Battista che con la Raggi guiderebbe una campagna elettorale disperatamente all’attacco. 

Per ora, Draghi è disposto - quella a parole non si nega a nessuno e guai a dimenticare che il premier ha studiato dai gesuiti - a concedergli quella «considerazione politica» che Conte richiede e che inserirà nella lettera con cui si potrebbe presentare all’appuntamento o nel comunicato successivo. Di certo il premier non infierirà sulla debolezza dell’ospite. Dovuta al profondo isolamento in cui si è infilato. Tra Letta e Franceschini non si sa chi ce l’ha di più con lui, e il Pd minaccia di mollarlo al suo destino (nessun patto elettorale per il 2023 e nessuna legge proporzionale che sarebbe l’unica salvezza dei 5 stelle); Grillo è molto più draghiano che contiano e la presunta richiesta del premier di far fuori Giuseppe dal movimento in realtà è quanto piacerebbe fare all’Elevato che ha sempre parlato male dell’ex premier e continua a farlo in ogni occasione; Salvini non si sogna minimamente, anche perché verrebbe sfiduciato dal suo partito, di seguire Conte nello strappo con Palazzo Chigi. 

DA CITTÀ DELLA PIEVE
«Ascolto sì – anticipa Draghi ragionando da Città della Pieve per il weekend – ma le cose da fare non possono essere eluse e non cambiano alla luce dell’incontro». E il leader M5S, per esempio sul decreto Aiuti in aula alla Camera, quello comprensivo del termovalorizzatore della Capitale, non potrà che votare la fiducia. Il premier ribadirà anche con forza, direttamente a Conte, che non ha mai detto le parole che gli sono state attribuite da De Masi, ovvero di volere Conte fuori dalla guida di M5S. E dunque: chi pregustava per oggi l’apocalisse sarà costretto a rinviare il brivido. 
 

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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