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Governo, Conte va avanti anche con meno di 161 voti: per la fiducia basta che i "sì" superino i "no"

Italia > Politica
Sabato 16 Gennaio 2021 di Diodato Pirone
Governo, fiducia anche sotto quota 161 voti se i sì superano i contrari
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Per capire meglio ciò che sta accadendo in Parlamento occorre partire da un paletto: non è vero che per ottenere la fiducia il governo Conte avrà bisogno di 161 voti favorevoli quando, martedì prossimo, si voterà la fiducia in Senato. Per evitare le dimissioni, all’esecutivo basterà ottenere più “sì” che “no” indipendentemente dal loro numero assoluto.

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Certo, sarebbe auspicabile che l’esecutivo - questo come qualunque altro - raggiungesse la maggioranza assoluta pari a 161 senatori ma in realtà la Costituzione non prevede alcuna soglia numerica perché, come detto, nelle votazioni fiduciarie è sufficiente che i “sì” superino i “no”.
E le astensioni e le assenze? Non vengono conteggiate, anche se è evidente la loro importanza. Se un senatore di un gruppo di maggioranza non si dovesse presentare sarebbe uno sgambetto per l’esecutivo così come un’astensione di un parlamentare iscritto ad un gruppo d’opposizione sarebbe un favore a Conte.

IL PUNTO
La regola vale anche per la Camera dove si voterà lunedì ma a Montecitorio l’esito è scontato perché i deputati di Italia Viva, anche se votassero tutti con l’opposizione, non sono in grado di capovolgere la maggioranza.
Inoltre se martedì l’esecutivo supererà il passaggio parlamentare, anche con cambi parziali di maggioranza, il Presidente del Consiglio potrà restare in carica con la compagine governativa attuale.
«Fino alla scorsa legislatura - spiega Stefano Ceccanti, costituzionalista e deputato Pd - in Senato c’era un problema di computo delle astensioni. Perché a Palazzo Madama chi non votava non veniva computato mentre chi si asteneva veniva sommato ai contrari. Ora c’è un nuovo regolamento, più chiaro, e non è più così, contano solo i Sì e i No».

Ceccanti ieri ha fornito anche una piccola ricostruzione storica sul perché della mancata richiesta della maggioranza assoluta. Il progetto originario della Costituzione la prevedeva ma poi il liberale Aldo Bozzi obiettò che questa soglia avrebbe reso illogicamente più difficile la formazione del governo, posizione condivisa dai socialisti e dai democristiani. L’Assemblea licenziò quindi il testo definitivo dell’articolo 94 non prevedendo nessun quorum rafforzato per la fiducia.
 

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