Crisi di governo, il Conte ter fa passi avanti (dentro Orlando e la Boschi)

Lunedì 11 Gennaio 2021 di Marco Conti
Crisi di governo, il Conte ter fa passi avanti (dentro Orlando e la Boschi)

Eppur qualcosa si muove. Tra mille prudenze, la trattativa tra i partiti viaggia sotto l’occhio vigile del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il cui unico scopo è evitare che il Paese si trovi alle prese con una crisi di governo al buio, nel pieno riesplodere della pandemia.

Il primo passaggio sarà l’accordo sul Next Generation Eu, il cui via libera dovrebbe avvenire domani, o più probabilmente mercoledì, in un apposito Consiglio dei ministri. 


LO SFONDO
Italia Viva attende con impazienza il testo e ieri pomeriggio la ministra Teresa Bellanova, nel corso della riunione dei capidelegazione per discutere del nuovo Dpcm, ha di nuovo sollecitato Giuseppe Conte. Il testo completo - oltre cento pagine - dovrebbe arrivare ai partiti nella giornata di oggi e Italia Viva ha già fatto sapere che è pronta al via libera, come anche al voto sullo scostamento di bilancio, senza subordinare le due questioni alla verifica, dove resta sullo sfondo il possibile ritiro della delegazione Iv al governo. 


Tutto però viaggia in parallelo: Recovery, patto di legislatura e nuovo governo. Il Conte 2 viene ormai considerato archiviato non solo da Matteo Renzi, che continua a tenere alta la guardia. Licenziato il Recovery, anche Conte ha promesso un nuovo accordo di programma e un «rafforzamento» della squadra di governo che significa non un semplice “rimpasto”, ma un cambio che passerà anche per una crisi di governo, con tanto di dimissioni “controllate” del premier. Al Quirinale si cercano i precedenti, che non mancano, per permettere a Conte di dimettersi lasciando nelle mani del Capo dello Stato per qualche tempo la possibilità di accettarle o di rinviare il governo alle Camere. “Dimissioni congelate” - come avvenne nel secondo gabinetto Goria che rinacque nel novembre dell’87, dopo l’uscita e il successivo rientro del Pli - in attesa che Conte, dopo il passaggio al Colle, verifichi con la maggioranza la possibilità di un nuovo governo con un nuovo programma in modo da poter ricevere, dopo l’accettazione delle dimissioni, un nuovo incarico che lo porterà di nuovo in Parlamento per il voto di fiducia. 


L’iter procedurale, seppur dopo molte riflessioni, sembra accontentare i duellanti anche se nell’entourage di Conte le resistenze non mancano, così come dentro Iv si dice che «avremmo preferito un altro premier, anche del Pd». Ma la road map, disegnata con l’assenso del Colle e condivisa dal Nazareno, alla fine sembra l’unica possibile. 
Renzi otterrebbe le dimissioni e quindi non solo un ritocchino alla squadra di governo, ma un nuovo esecutivo con un nuovo programma. Il presidente del Consiglio avrebbe la garanzia che, qualora Iv si dovesse ritirare dalla composizione del Conte 3 cercando magari un nuovo premier o una diversa maggioranza, conserverebbe la possibilità di presentarsi in Parlamento per la sfida finale. 


Resta però ancora da comporre l’accordo sul programma e sulla squadra di governo. Renzi ha reso noti i trenta punti “dolenti” inviati giorni fa al dem Goffredo Bettini sotto forma di documento nel quale c’è un po’ di tutto e avrebbero lo scopo di raddrizzare - secondo IV - di dare una scossa all’azione del governo.


Ma sgomberato l’equivoco sul Ponte sullo Stretto, resta il nodo dell’attivazione del Mes per i 36 miliardi della sanità che potrebbe arrivare al tavolo del programma in formato mini (10 o 15), anche se nel Recovery i miliardi per il sistema sanitario arrivano a 18. Passa invece ad un sottosegretario la delega ai Servizi così come chiesto da Iv. La trattativa con i renziani è “gestita” soprattutto da Dario Franceschini che triangola con Renzi e il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Non risulta invece ancora nessun colloquio diretto tra il presidente del Consiglio e Renzi. Anche se prima o poi un incontro, magari non a due, è nelle cose. Resta però una buona dose di incomunicabilità che non aiuta la composizione della crisi.


E’ per questo che tra i dem non si esclude che alla fine possa essere Conte a chiedere a Renzi di entrare nel governo in modo da tutelarsi meglio in vista di possibili nuove fibrillazioni. Sotto la forte spinta del Pd e del Quirinale la crisi latente della maggioranza potrebbe quindi risolversi nel giro di una settimana anche se, specie in area grillina, continuano forti le spinte per andare a una resa dei conti in Parlamento che rischia però di trasformarsi in un suicidio collettivo.
 

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 09:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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