Crisi di governo, Mattarella darà il via libera al Conte ter anche con un voto in più

Sabato 16 Gennaio 2021 di Alberto Gentili
Crisi di governo, Mattarella darà il via libera al Conte ter anche con un voto in più

In queste ore e giorni di crisi congelata e di tormenti feroci che scuotono partiti e Parlamento, Sergio Mattarella non gradisce essere strattonato. E’ infastidito dagli appelli di chi, soprattutto dal centrodestra, gli dice di entrare in gioco e di spingere Giuseppe Conte alle dimissioni se martedì in Senato non dovesse raggiungere quota 161 voti: la maggioranza assoluta di palazzo Madama.
Al Quirinale per respingere questo pressing rimandano a un articolo di Massimo Villone apparso ieri sul “Manifesto”, in cui il costituzionalista spiega che Mattarella ha dovuto prendere atto della volontà di Conte di andare in Parlamento a cercare i voti.

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Il tema della crisi

E aggiunge: «Il potere della crisi non è nella mani del capo dello Stato che dovrà accettare», se il governo martedì non verrà bocciato in Senato, «il governo che c’è e la maggioranza che ha». Spingendo successivamente, come ha già fatto, affinché «si costituisca un gruppo Parlamentare ad hoc per evitare la nascita di una maggioranza raccogliticcia». 
Esattamente ciò che sostengono in queste ore sul Colle.

Insomma, se Conte martedì prenderà una maggioranza pur risicata sotto quota 161 voti, «la crisi non ci sarà». E quindi Mattarella non avrà alcuna possibilità, in base alla Costituzione, di intervenire. Al capo dello Stato infatti potrà piacere o no l’idea che il governo vada avanti con una maggioranza che si reggerà sul filo di pochi voti. Ma dovrà prenderne atto. Perché è vero che un governo prende il via con il conferimento dell’incarico al premier da parte del presidente della Repubblica, ma è altrettanto vero che poi i governi nascono e muoiono in Parlamento. Cosa diversa, invece, sarebbe se fosse Mattarella ad avere in mano il “boccino”, dovendo incaricare qualcuno ad andare a cercarsi una maggioranza in Parlamento.

 

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Il tema "suggerimenti"

Ma così non è. «In questa fase», spiegano al Quirinale, «il Presidente non dà suggerimenti né a Conte né alla maggioranza né all’opposizione, perché ha il ruolo di arbitro. E non può intervenire in maniera ufficiale, perché la crisi di fatto non è aperta». E si guarda bene da farlo in via ufficiosa. «Se a qualcuno piace il ruolo del presidente della Repubblica che crea e disfa maggioranze e governi in Parlamento, si deve rassegnare al fatto che Mattarella, giusto o no, ha un altro stile...». Traduzione: il capo dello Stato non si presta e non si presterà agli appelli di coloro che si rivolgono a lui per sollecitare un’iniziativa per rafforzare i rosso-gialli o per trovare una maggioranza alternativa.
In ogni caso c’è da prevedere che se martedì Conte riuscirà a non essere sfiduciato, incassando anche un solo voto in più di quelli dell’opposizione, Mattarella metterà in campo la sua moral suasion per spingere il premier a rafforzarsi, allargando a un gruppo ad hoc il perimetro dell’attuale maggioranza ormai orfana di Italia Viva.
Di certo, considerata la drammatica situazione che vive il Paese a causa della pandemia e la necessità di non perdere tempo nell’attuazione del Recovery Plan che dovrà garantire la «rinascita dell’Italia», Mattarella si augura «soluzioni rapide». Perché non si può lasciare, in questo momento, il Paese in un vuoto di potere.
Ragione in base alla quale, se le cose per Conte dovessero finire male, il capo dello Stato sarebbe pronto a usare il suo impegno e i suoi poteri per cercare «una soluzione rapida per uscire dalla crisi nell’interesse del Paese».

 

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Le varie opzioni

In questo caso tutte le ipotesi, secondo il Colle, sarebbero sul tappeto. La prima sarebbe quella di un altro premier espresso dalla stessa maggioranza, nel qual caso Italia Viva verrebbe probabilmente ripescata visto che a decretare la crisi del Conte-bis è stata l’incompatibilità tra il premier e Matteo Renzi. La seconda è un governo tecnico o di scopo che andrebbe avanti fino a giugno luglio, quando si potranno presumibilmente svolgere le elezioni con l’epidemia ormai alle spalle. La terza: un governo tecnico o istituzionale che prenderebbe la fiducia con un’orizzonte di almeno un anno. O fino al 2023.
In questa situazione, una sola cosa è sicura: a fine luglio comincia il semestre bianco e da quel momento, fino a febbraio quando verrà eletto il nuovo capo dello Stato, non sarà possibile andare alle elezioni. E, come dice un ministro del Pd, «sarebbe difficile che il primo atto del nuovo presidente fosse sciogliere il Parlamento che l’avrà appena eletto».
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Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 09:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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