Colle e Pd, pressing su Conte per evitare la sfida dell'Aula. Il premier tentanto dalla conta

Domenica 10 Gennaio 2021 di Marco Conti
Colle e Pd, pressing su Conte per evitare la sfida dell'Aula. Il premier tentanto dalla conta

L'intenzione di Giuseppe Conte di andare alla sfida in Aula con Italia Viva perde quota. Dal Nazareno ieri sera sono partite due dichiarazioni che, oltre ad invitare tutti al «buonsenso», sollecitano il presidente del Consiglio ad avviare un confronto nella maggioranza per «un patto programmatico di legislatura». Le firme sono quelle del capodelegazione del Pd Dario Franceschini e del capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio. Nei due testi anche la richiesta a tutte le forze politiche - Iv in testa - di licenziare prima il Recovery Plan.
IL VENTO
L'ennesimo invito al presidente del Consiglio ad assumere un'iniziativa va letto anche alle luce del cambio di passo di Nicola Zingaretti che venerdì in direzione, oltre ad escludere il voto anticipato, ha speso parole per difendere la maggioranza ma non per l'attuale esecutivo, e ha anche chiuso la porta a maggioranze raccogliticce o con il centrodestra.

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Domani dal ministero di Roberto Gualtieri dovrebbe arrivare il piano completo del Next Generation Eu che verrà consegnato ai partiti in vista del consiglio dei ministri di martedì o mercoledì. Non più quindi le tredici paginette contro le quali venerdì sera si sono scagliati i renziani Bellanova, Faraone e Boschi, ma oltre cento pagine con grafici e tabelle. Salvo sorprese, che potrebbe anche esserci qualora contenesse ancora la fondazione per la cybersicurezza, il Recovery plan dovrebbe essere quindi inviato in Parlamento già a metà settimana. Renzi, per non essere accusato di bloccarlo, è pronto al via libera e anche a votare in aula lo scostamento di bilancio prima di aprire la crisi. Il varo del Recovery non chiude infatti per Iv la verifica di governo.

I renziani si aspettano da Conte «un'iniziativa forte», «un confronto aperto» che non si limiti alla riproposizione dei tavoli del programma avviati dal premier mesi fa e che «non hanno portato a nulla». Sollecitano un incontro politico e un'iniziativa del premier che dovrebbe convocare i leader di maggioranza e stabilire con loro nuove priorità e anche una nuova squadra di governo. Anche se i toni cambiano, la richiesta dei dem è simile a quella di Iv.

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La differenza è che Renzi, più del Pd, considera esaurita la benzina dell'attuale squadra di governo e chiede a Conte di dimettersi per formarne uno nuovo. Conte resiste e, consigliato da arguti strateghi, resta fermo in difesa dell'attuale esecutivo («il migliore degli ultimi quarant'anni») rischiando quindi - ragionano al Nazareno - di doversi dimettere o a seguito di uno scontro perdente in Aula, o perché ne esce vincente ma grazie ad un gruppetto di responsabili che non gli eviterà il passaggio al Quirinale, o perchè Iv ritira i suoi ministri dal governo. Quando? Martedì o mercoledì se Conte non chiama a palazzo Chigi i leader e va oltre le buone intenzioni. Propositi e promesse scritte da Conte in maniera confusa ieri sera sui social. Al punto che palazzo Chigi ha dovuto precisare definendole «un'apertura nei confronti di Renzi» e non quindi a possibili responsabili come invece pensa Iv. Il bizantinismo del post su Facebook, vergato a seguito delle pressioni dem e la surreale precisazione, danno il senso di come palazzo Chigi tema e soffra un'eventuale capitolazione che se avverrà sarà anche figlia delle continue sottovalutazioni. In sostanza nel post il premier offre la correzione del Recovery Plan, un nuovo patto di legislatura e un rimpasto. Ovvero - a detta dei renziani- «nulla» (a parte le modifiche apportate al Recovery) - e, soprattutto, nessuna parola su una possibile rifondazione dell'esecutivo, ma la promessa di un rimpastino. Renzi, che ieri sera ha riunito i gruppi parlamentari, non sembra però disposto a concludere la sfida incassando qualche poltrona in più. Ricorda i trenta punti inviati a Goffredo Bettini, ribadisce la volontà di sfilarsi dalla maggioranza e definisce un bluff le elezioni anticipate.

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I TEMPI
Al Quirinale si osserva con crescente preoccupazione lo scontro che avviene nel bel mezzo di una ripresa della pandemia. Non si comprende il momento e la rigidità con la quale i duellanti tengono da giorni in tensione il Paese. Conte compreso, quindi, che al chiassoso protestare di un partner di maggioranza ha risposto chiudendo le finestre di palazzo Chigi. Malgrado i rapporti siano a dir poco sfilacciati a Conte si consiglia di non arroccarsi in un'improbabile sfida ma incontrare i leader dei partiti, stringere un patto di legislatura e, se necessario, non sottrarsi ad un passaggio al Quirinale dove Mattarella potrebbe congelare le dimissioni in attesa di ricevere rassicurazioni dallo stesso Conte che un nuovo programma, un nuovo governo e una maggioranza è pronta per riprendere il cammino.

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Strada stretta, ma poichè dall'attuale Parlamento è difficile che escano maggioranza diverse - ieri lo stesso centrodestra ha escluso intese da larga coalizione - in mancanza di questa volontà rischia di esserci il voto. Magari non subito, vista la pandemia, ma a giugno. Anche se poi, messo su un governo Cartabia o Cottarelli, sarà poi difficile buttarlo giù.

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Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 10:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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