Gelmini: «Da noi niente televendite, ma risposte anti carovita»

Parla la ministra delle Regioni in campo con Calenda: «Basta false promesse, ora soluzioni serie per la gente»

Venerdì 19 Agosto 2022 di Alberto Gentili
Gelmini: «Da noi niente televendite, ma risposte anti carovita»
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Ministra Gelmini, Calenda ha detto che all’Italia serve roba tosta, non moscia. Voi siete tosti abbastanza?
«Siamo testoni liberali, determinati a far proseguire l’esperienza del governo Draghi».


Il vostro programma è nel solco dell’agenda Draghi. Qual è l’elemento che ritiene più significativo?
«È il programma riformista, europeista ed atlantista nel suo complesso, partendo naturalmente dal Pnrr.

Se fossimo al governo coglieremmo la grande chance che ci offre: gettare le basi per concepire una politica economica di medio-lungo termine. Sono convinta che i punti di partenza imprescindibili in questo senso siano le misure contro l’inflazione e a favore del potere d’acquisto delle famiglie, le detassazioni per i giovani e quelle per fare fronte al caro energia».


Parlate anche di nucleare e sicurezza...
«La diversificazione energetica è irrinunciabile. Visto il crescente fabbisogno e l’autunno e inverno che ci attendono, serve il giusto mix di rinnovabili e nucleare. Le sole tecnologie rinnovabili richiederebbero impianti eolici e fotovoltaici in misura almeno tripla rispetto alla combinazione di rinnovabili e nucleare».


Ma, temi a parte, Draghi non c’è. E appare deciso ad eclissarsi...
«Non tiriamo Draghi per la giacca, ma non vogliamo nemmeno gettare alle ortiche il lavoro svolto. Mandare a casa il governo è stata una scelta scellerata che ha condannato l’Italia all’instabilità. Dobbiamo riprendere da subito il percorso interrotto».


La presenza sua e delle ministre Carfagna e Bonetti sta a dimostrare la continuità di “Italia sul serio” con il governo Draghi. È questa la chiave per provare a conquistare i voti dei moderati di Forza Italia e Lega?
«Sì. Serietà e riforme per fare vivere un programma e un metodo di cui avevamo già iniziato a raccogliere i frutti. Perciò ci rivolgiamo ai delusi di Forza Italia e Lega, agli astenuti e ai moderati che non condividono l’appiattimento su Fratelli d’Italia».


Perché questi moderati dovrebbero votarvi?
«Moderati, riformisti e, anche, liberali. Perché non ci pieghiamo ad interessi di parte e perché, soprattutto in questa difficile campagna, mi pare evidente la nostra coerenza rispetto all’agenda Draghi, o agenda Italia, ovvero una proposta priva di televendite e più aderente alle richieste dei nostri concittadini. A noi era ed è chiaro che gli italiani preferiscono un Draghi impegnato in Europa per ottenere un tetto al prezzo del gas di cui beneficiano famiglie e imprese, piuttosto che una campagna elettorale sotto l’ombrellone».


Per Calenda il Nuovo polo è un antidoto al caos di coalizioni che fanno promesse irrealizzabili e ai populisti e sovranisti. Obiettivo decisamente ambizioso. 
«Certo, altrimenti che corriamo a fare? Dopo la caduta di Draghi, il progetto terzo polo può apparire difficile ma è necessario per scongiurare il pantano delle coalizioni eterogenee ed evitare di abbandonare il percorso riformatore. L’accordo tra Azione e Italia Viva rappresenta l’unica novità del panorama politico italiano». 


La strategia di Renzi e Calenda è provare a strappare un pareggio al Senato nel proporzionale per poi dar vita a un governo di larghe intese. La ritiene realizzabile?
«Noi puntiamo a dare le risposte necessarie ai cittadini con la consapevolezza che non si devono inseguire false promesse. Il nostro obiettivo è presentarci con interventi concreti, volti, per esempio, a consentire alle imprese di pagare ai lavoratori una mensilità extra totalmente detassata».


Un gancio per un dialogo post-elettorale possono essere le riforme. Lei, come Renzi, ha detto sì all’elezione diretta del premier.
«Sì, il punto è l’annosa questione della stabilità dei governi. Dal 1948 ad oggi abbiamo avuto 64 governi, per cui non meravigliamoci se molte riforme non hanno visto la luce. Sono favorevole alla scelta da parte degli elettori del presidente del Consiglio, secondo il modello del “sindaco d’Italia”, con un sistema elettorale in grado di produrre governi stabili e una maggiore vicinanza tra Stato e cittadini».


Perché non l’elezione diretta del presidente?
«Il presidenzialismo è un’arma di distrazione di massa. Se c’è una figura di cui gli italiani si fidano è il presidente Mattarella. Sono più urgenti riforme come quella per Roma capitale, per dotarla di poteri e risorse al pari di altre capitali europee, o il federalismo fiscale».


Il vicepresidente del consiglio di sicurezza nazionale russo Medvedev si è intromesso nella campagna elettorale italiana, indicando agli elettori chi votare.
«Le parole di Medvedev mostrano come gli uomini al potere in Russia, oltre ad essersi macchiati dell’aggressione all’Ucraina, stanno perdendo pure il lume della ragione e tentano di condizionare il voto in Italia. Gli italiani però conoscono gli amici della Russia e sapranno reagire nelle urne per difendere il loro Paese».


Calenda anche ieri ha ammesso di avere litigato sempre con Renzi. Non è strano che continuino a non farsi vedere assieme?
«Innanzitutto dobbiamo riconoscere a Renzi di aver dimostrato intelligenza politica e generosità lasciando che sia Calenda ad essere il nostro frontman. Li vedremo assieme e ciascuno di noi darà il proprio contributo secondo un gioco di squadra».


Riusciranno a non litigare?
«L’importante è che dagli scontri nascano incontri. Calenda e Renzi, insieme, in passato hanno portato a casa importanti risultati come Industria 4.0, e il taglio di Irap e Ires».

 

Ultimo aggiornamento: 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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