Gas russo, il Def: senza l’Italia va in recessione. Governo pronto agli aiuti se c'è lo stop al metano

Le conseguenze di un embargo: prezzo del metano a 200 euro al Megawattora

Mercoledì 6 Aprile 2022 di Andrea Bassi
Def: senza il gas russo l’Italia va in recessione
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Il titolo è freddo, asettico. «Scenari di rischio per la previsione». Ma tra le centinaia di pagine che compongono il Documento di economia e finanza approvato ieri dal governo, le due cartelle che disegnano il futuro prossimo se le sanzioni americane ed europee dovessero estendersi anche al gas e al petrolio, sono quelle che più spaventano. Anche perché l’embargo sull’energia, dopo la decisione di sanzionare il carbone russo, non è più un tabù. Man mano che la guerra in Ucraina prosegue, e le atroci immagini che arrivano dal campo di battaglia invadono i media, si avvicina anche il momento in cui sarà chiuso il tubo che dalla Siberia porta il gas in Italia attraverso il Tarvisio.

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Il Def: senza il gas russo l’Italia va in recessione


Lo scenario descritto dal Def, insomma, è più di un semplice esercizio.

Tanto che lo stesso documento ipotizza che la fine delle forniture di Gazprom possa arrivare già a fine aprile. Cosa accadrà dunque, nel momento in cui gas e petrolio russi non potranno più essere acquistati dai Paesi europei? Due le ipotesi.


La prima è che l’Italia, grazie allo sforzo diplomatico compiuto in queste settimane con l’appoggio dell’Eni, riesca a compensare tutte le mancate forniture aumentando le importazioni dai gasdotti meridionali dell’Algeria e della Libia, e incrementando quelle del Gnl, il gas liquefatto. Ma bisogna mettere in conto che anche altri Paesi europei, Germania in testa, si muoveranno allo stesso modo. La conseguenza sarà che il prezzo del gas subirà una nuova impennata. A fine marzo il metano era trattato sul mercato nazionale attorno a 100 euro al Megawattora. Tra novembre di quest’anno e febbraio del 2023, balzerebbe oltre 200 euro. Il peso nelle bollette raddoppierebbe. Lo stesso vale per la luce. Oggi il Pun, il prezzo unico nazionale sulla Borsa elettrica, è di circa 250 euro al Megawattora. Un livello storicamente già molto alto. La previsione è che tra novembre di quest’anno e febbraio del prossimo anno, balzi in media a 379 euro al Megawattora. E si tratta di valori in uno scenario “ottimistico”. Perché, come detto, se scattasse una corsa al gas da parte anche degli altri Paesi europei, le cose andrebbero anche peggio. Nel 2022, secondo le simulazioni del governo

LO SCENARIO

fatte con l’aiuto di importanti esperti del settore, l’Italia non sarebbe in grado di trovare il 18% del gas che normalmente consuma. Mancherebbero, insomma, quasi 15 miliardi di metri cubi di gas. La metà dei 30 miliardi ogni anno importati dalla Russia. Se così fosse, i prezzi già esorbitanti che raggiungerebbe il costo del metano il prossimo inverno, subirebbe un altro rialzo del 10%, superando 220 euro al Megawattora.
Facile concludere che la previsione di crescita del 2,9% tendenziale di quest’anno, che diventa 3,1% grazie ai provvedimenti del governo e indicata nel Documento di economia e finanza, sarebbe scritta sull’acqua. Non si andrebbe oltre lo 0,6% di crescita. Ma che di fatto sarebbe una decrescita, perché il 2022 è partito con un aumento di Pil già acquisito del 2,3%. 

LA RISPOSTA

Il deflatore dei consumi, l’inflazione in pratica, salirebbe così dal 5,8% al 7,6%. Il rischio della terza recessione in dieci anni che il governo ha detto in tutti i modi di voler evitare, sarebbe vicino.
Il Def però dice anche un’altra cosa. Che Palazzo Chigi e Tesoro sono pronti a fronteggiare questa possibile situazione di emergenza con interventi straordinari. «A un simile scenario», scrivono, «si risponderebbe con una manovra di sostegno all’economia più robusta di quella ipotizzata nel presente documento». 
Nel Def vengono previsti solo 5 miliardi per i nuovi aiuti all’economia. Soldi che saranno spesi innanzitutto per allungare lo sconto di 25 centesimi al litro sulle accise per i carburanti e per gli oneri delle bollette elettriche. E poi per aumentare le risorse necessarie a coprire l’aumento del costo delle opere pubbliche, anche per evitare che i cantieri del Pnrr chiudano prima ancora di essere stati aperti. Infine, nuove garanzie sul credito alle imprese e aiuti economici per assistere i profughi dall’Ucraina. La speranza è che Mosca e Kiev trovino quanto prima un accordo di pace. Ma la speranza non è una categoria economica. Meglio dunque essere pronti allo scenario peggiore disegnato nel Def.
 

Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 15:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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