Furbetti del Bonus, «niente privacy». Il Garante spiazza Tridico (Inps)

Mercoledì 12 Agosto 2020 di Diodato Pirone
Furbetti del Bonus, «niente privacy». Il Garante spiazza Tridico (Inps)

Non c’è privacy nel caso dei «furbetti del bonus» perché l’assegnazione di soldi pubblici a persone con redditi alti non è compresa fra i dati tutelati. Ad affermarlo ufficialmente è il nuovo garante dei dati personali, Pasquale Stanzione. Tutto bene, dunque? Finalmente conosceremo i nomi dei politici con partita iva che pur disponendo di redditi di oltre 10.000 euro al mese hanno chiesto il bonus da 600 euro riservato agli autonomi in difficoltà? Macché. L’Inps continua a mantenere il riserbo e pare che ieri il presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico, abbia convocato una lunga riunione con l’ufficio legale dell’ente per stabilire il da farsi. Tridico oltre che con i nodi giuridici deve vedersela con durissimi attacchi politici, in particolare da parte di Italia Viva. Da più parti lo si accusa, lui vicino ai 5Stelle, di aver favorito la fuga di notizia in vista del referendum sul taglio dei parlamentari in programma per il 20 e 21 settembre. Matteo Renzi ne ha chiesto le dimissioni.

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Fatto sta che nei palazzi della politica in tanti sperano che sia l’Istituto a svelare i nomi dei «miserabili» del bonus: eliminerebbe l’atmosfera da caccia alle streghe che fa circolare, senza smentite e senza conferme, i profili di «sospettati» come i due deputati leghisti Andrea Dara ed Elena Murelli che da due giorni hanno i cellulari spenti. Intanto molti deputati dei 5Stelle (fra i quali ci sarebbe un furbetto) hanno ufficialmente rinunciato alla privacy.

Intanto Tridico ha dato alla presidente della Commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani la disponibilità a essere audito, ma potrebbero volerci giorni: non prima di ferragosto o addirittura dopo il 24 agosto. E potrebbe essere questa la sede dove i nomi si faranno. Continua intanto a fare rumore la notizia dei duemila amministratori beneficiari del bonus da 600 euro dato alle partite Iva per fronteggiare l’emergenza Covid.

A livello di consiglieri regionali (che spesso, per via del meccanismo dei rimborsi, hanno uno stipendio mensile superiore a quello dei deputati) ieri sono emersi parecchi casi fra i leghisti. In Veneto hanno “confessato” Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione e assessore al Bilancio, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Il presidente Luca Zaia, anch’egli leghista, ha annunciato che non intende ricandidarli alle imminenti regionali.

In Piemonte sono due i consiglieri del Carroccio che hanno ricevuto il bonus: Claudio Leone e Matteo Gagliasso. Nell’elenco dei beneficiari del bonus è finito anche uno degli 8 consiglieri del Carroccio in Liguria (dove a settembre si vota come in Veneto). Si tratta di Alessandro Puggioni, commerciante di Rapallo, che si è autosospeso dal partito nel quale milita dal 2000 e ha annunciato di aver rinunciato a ricandidarsi.

Caso a parte è quello di Ubaldo Bocci consigliere comunale di Firenze ed ex sfidante di centrodestra dell’attuale sindaco Dario Nardella. Bocci è un ex manager di una società finanziaria che nel 2018 ha dichiarato oltre 277.000 euro di reddito. Sul fronte del centrosinistra finora si registra il caso di Diego Sarno consigliere regionale piemontese e libero professionista nella vita civile.

Quasi tutti hanno sottolineato che si è trattato di un errore del commercialista o di una loro sottovalutazione e che hanno trasformato in beneficienza. A tutti ha risposto Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna: «Si fa beneficienza con i soldi propri, non con quelli dello Stato». Da registrare infine il caso del sindaco Pd di Solbiate un comune di 4.000 abitanti della provincia di Como: «Restituisco il bonus - ha detto il sindaco Federico Broggi - Ho una piccola indennità come sindaco, ma come partita Iva a marzo, aprile e maggio ho fatturato zero».
 

Ultimo aggiornamento: 20:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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