Per quanto le apparenze oggi lo raccontino come un pacato amministratore locale, Massimiliano Fedriga è - a suo modo - un recordman di sregolatezza. Il 42enne leghista è stato infatti il primo capogruppo espulso dalla Camera dei deputati nella storia della Repubblica. Un cartellino rosso che, nell'ottobre 2015, gli costò quindici giorni di sospensione per aver disturbato una discussione sullo ius soli (presieduta dall'allora presidente di Montecitorio Laura Boldrini).
Un'immagine barricadera che, al netto di qualche comizio, ha però ceduto il passo a quella di un equilibratissimo governatore, esponente di spicco dell'ala dialogante della Lega, e per di più senza velleità di leadership nazionale. Una distanza quasi ascetica quella dalle barricate e dal soglio di via Bellerio a cui non tutti sono però disposti a credere. I più, specie a Nord-est, vedono infatti in Fedriga il solo esponente del Carroccio che, a tempo debito, potrebbe essere in grado sfidare quel Matteo Salvini di cui tutti si professano fedelissimi e di cui il governatore friulano è spesso apparso antitesi moderata.
Fedriga, il bis in Friuli Venezia Giulia
Un futuro che oggi è ancora orizzonte lontano.
Oggi però Fedriga è soprattutto un amministratore locale apprezzato (guida anche la Conferenza Stato-Regioni), che può contare sul sostegno di tutto il centrodestra. A dispetto del 2018 il Governatore dovrà soprattutto fare i conti con gli equilibri differenti che si creeranno ad urne chiuse all'interno della coalizione. Se poi entro cinque anni gli riuscirà sul serio l'arduo compito di limitare l'ascesa di Fratelli d'Italia in quella che sembra l'ultima roccaforte leghista, è impossibile non aspettarsi che il veronese scali ulteriormente le gerarchie del Carroccio.