Elezioni Emilia Romagna, la mappa del voto: le città a sinistra, ma la provincia tifa Salvini

Lunedì 20 Gennaio 2020 di Mario Ajello
Elezioni Emilia Romagna, la mappa del voto: le città a sinistra, ma la provincia tifa Salvini

dal nostro inviato
L'Emilia-Romagna era una, ora sono due. Il popolo era unico, rosso, antifascista, abituato a non cambiare il proprio voto perché il Partito è il Partito, e ora invece c'è anche l'altro popolo. Quello che grida «è ora di dire basta!» - e lo fa con Salvini e, quando compare, anche con la Borgonzoni - e parte in coro: «Chi non salta comunista è!». Il fatto è che in questa regione, in vista del voto di domenica prossima che potrebbe far saltare il quadro nazionale la sinistra oscilla tra il fatalismo del non può succedere e la grande paura di perdere. Basti vedere l'attesa che c'è da ieri per l'arrivo, a pranzo oggi in trattoria, di Salvini a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna.

IMPERMEABILE
Se c'è una zona rossa, e impermeabile alle sirene leghiste, teoricamente è proprio questa. Amministrata bene dalla sindaca super-renziana Isabella Conti e dove c'è il circolo Arci più grande d'Italia coi suoi 6.500 su 32mila abitanti, e si gioca a bocce e si continua a sentirsi antifascisti ma «gli extracomunitari sono troppi», dice Marcello che faceva l'autista: «Gli stranieri ci seppelliscono, non è più il nostro mondo». O cose così si sentono in giro: «Io vorrei votare Bonaccini, però è meglio che magari perda così la sinistra torna a interessarsi del popolo». Dubbi, incertezze, scricchiolii. Forti. E diffusi dalla Romagna all'Emilia e viceversa, dalla pianura all'Appennino.
E anche Francesco Guccini, che vive in montagna, a Pavana, ad alcuni ragazzi che sono andati a trovarlo l'ha detto: «Mi sento un po' circondato». Dalla marea montante della destra. Nei paesi in alto e nella fascia pedemontana, domenica prossima non ci sarà partita: la Lega e Lucia Borgonzoni (chi? ironizzano i più) dovrebbero vincere a mani basse.

LA FORMULA PADANA
In Emilia si è sempre detto: «Il socialismo? Ma è il capitalismo gestito da noi». Adesso potrebbe essere gestito da altri, anche se il match elettorale è incertissimo e la notte del 26 gennaio sarà un corpo a corpo tra le schede di Bonaccini (il buon amministratore responsabile) e quelle di Borgonzoni (cioè di Salvini e del vento politico nazionale che dice destra).
E allora, la piazza bolognese di ieri strapiena di Sardine è il volto dell'Emilia-Romagna 1, quella dei centri urbani più importanti e neanche tutti. I 150 borghi e paesini, che Salvini ha battuto finora e vuole arrivare a 200 senza mollare la presa sulle città («Lì dobbiamo perdere bene e poi è fatta») sono per lo più l'Emilia-Romagna 2. Quella che digerisce sempre meno l'onnipotenza e l'onnipresenza del Partito, e sogna da sempre un'impossibile alternanza che è diventata fattibile.

FIGHETTISMO
Giovani, ceti urbani, borghesia e intellettuali, sardinismo e fighettismo, multi-culti e associazionismo, nuovo e vecchio antifascismo e tanta voglia di rinnovamento nella continuità: ecco l'Emilia-Romagna che resiste ma si sente minacciata da quella che i più colti chiamano, un po' sprezzantemente, la Vandea. Cioè la sterminata campagna padana, le periferie, il profondo tessuto agricolo ma anche industriale e pulviscolare della provincia. Lì dove circolano, come dappertutto, i camion pubblicitari con la foto gigante della Borgonzoni o di lei e Salvini e lo slogan: «Basta Pd». E i passanti ci fanno un pensierino.
Si ripropone in queste terre, come ormai ovunque e non solo in Italia, lo schema geo-politico per cui le città maggiori e in particolare i loro centri storici (il Pd è generalmente soprannominato partito Ztl) stanno a sinistra e le contrade più lontane stanno a destra. Chi vincerà: l'Emilia-Romagna 1 o l'Emilia-Romagna 2? Quale dei due popoli, e il secondo è pieno di elettori di sinistra pentiti, batterà il rivale in questa che si era abituata ad essere terra di comunisti, motori, musica, bel gioco e cucina grassa e ora, al tempo della Lega al 40 per cento alle Europee, non sa più riconoscersi e definirsi?

PANCIA E TESTA
È in corso una contesa forse più di pancia che di testa, più emozionale o antropologica che politica. E più o meno silenziosamente l'Emilia-Romagna 2 s'incunea più o meno silenziosamente nelle Case del Popolo, nei circoli Arci, e punta sullo spariglio ideologico: pugno duro sulla sicurezza e asili nido gratis.
Come a Fontevino, dove c'è dal 2015 un sindaco leghista ora ventiquattrenne, Tommaso Fiazza, molto coccolato da Salvini che vede in lui la Lega destra-sinistra del futuro. E stiamo parlando della provincia industrializzata e avanzata di Parma, dove la Meloni è appena stata accolta come un'eroina e «mia mamma - le ha detto una signora - era staffetta partigiana, ma io tifo Giorgia». Parole comuni, spesso, ripetute e ribadite un po' ovunque, che le Sardine, ballando e cantando Bella Ciao nella versione dei Modena City Ramblers a due passi da Piazza Maggiore, non sentono e neppure vorrebbero sentire.
 

Ultimo aggiornamento: 17:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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