Elezioni Quirinale, Mattarella chiude al bis: avanti con l'unità nazionale

Giovedì 30 Dicembre 2021 di Alberto Gentili
Elezioni Quirinale, Mattarella chiude al bis: avanti con l'unità nazionale

Dal Quirinale non filtra nulla. Neppure una sillaba. Ma chi ha parlato con il presidente Sergio Mattarella nelle ultime ore, assicura che il discorso di fine anno del capo dello Stato sarà «un commiato». Un addio ai cittadini dopo sette lunghi anni, spesso difficili e tormentati, trascorsi al Quirinale e un bilancio del lavoro svolto. In più, Mattarella in una sorta di lascito morale e politico che ne ha contraddistinto il mandato, lancerà un appello alla forze politiche a rinnovare il patto di unità nazionale.

Per continuare a fronteggiare assieme la pandemia, mai così forte. E per portare a compimento quel Piano di rinascita e resilienza (Pnrr) che ha sempre considerato «un'occasione storica per il rilancio del Paese». Insomma, il «tempo dei costruttori» non è terminato. E il Presidente proverà a gettare le basi affinché prosegua il governo di tutti da lui voluto nel febbraio scorso, indipendentemente da chi siederà a palazzo Chigi.

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Il no al bis

Più o meno come fece il 16 dicembre salutando papa Bergoglio in Vaticano e poi al Quirinale il corpo diplomatico, Mattarella nel suo discorso ripeterà il no al bis, alla rielezione, nonostante il pressing sotterraneo di chi lo vorrebbe ancora sul Colle per provare a perpetuare fino al 2023 la permanenza di Mario Draghi a palazzo Chigi. Perché il Presidente ritiene, come ha detto più volte, un eventuale secondo mandato una forzatura e un'anomalia costituzionale. E perché, a 80 anni, sembra voler assolvere solo al ruolo di senatore a vita: «La mia attività è impegnativa. Io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi», rivelò nel maggio scorso agli alunni di una scuola elementare romana.

Il discorso di fine anno

Il cuore politico del discorso di Mattarella sarà, si diceva, l'appello ai partiti a proseguire - come disse un anno fa - nella ricerca di «convergenze», in nome dell'«unità morale e civile degli italiani», senza «inseguire illusori vantaggi di parte». Perché con la pandemia che straccia ogni record, la ripresa economica da consolidare e il Pnrr da realizzare, questo «è il tempo della chiarezza e della lealtà», congelando «divisioni e distinzioni» per «una piena, e comune, assunzione di responsabilità». Parole quanto mai valide per la fase delicatissima che si sta per aprire, con l'elezione del nuovo capo dello Stato e l'auspicato rinnovo del patto di «emergenza e unità nazionale» che ha saldato una maggioranza amplissima in Parlamento e quanto mai indispensabile: «Questa resta una fase difficile» per il Paese e per gli italiani, scandì Mattarella il 20 dicembre incontrando le Alte cariche.

 

Un'unità indispensabile in quanto, se è pur vero che l'Italia è in ripresa, all'orizzonte permangono numerose fragilità. Perciò non va abbandonata proprio ora la strada dei «costruttori», con l'elezione del suo successore da parte di una maggioranza di parte disperdendo quel patrimonio di «lavoro comune nell'interesse nazionale» e di «atteggiamento costruttivo» che da febbraio ha permesso ai partiti di «mettere in secondo piano divisioni e distinzioni legittime, diversità programmatiche». L'auspicio: «Lo spirito costruttivo e collaborativo, reciprocamente rispettoso, possa divenire un tratto stabile dei rapporti istituzionali». A cominciare dall'elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Nel discorso di commiato, Mattarella poi elogerà gli italiani per il senso civico con il quale sono corsi a vaccinarsi, inviterà a combattere le disuguaglianze sociali e a difendere i più deboli, a continuare nell'impegno contro i cambiamenti climatici e a mettere fine assieme a un'Europa più unita e forte la tragedia dei migranti che a centinaia muoiono nel Mediterraneo.

Ultimo aggiornamento: 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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