Enrico Letta e lo Ius scholae: «Va fatto subito, il vento sta cambiando»

Il segretario del Pd vede la rimonta: «Parlate agli indecisi, convinceteli»

Mercoledì 21 Settembre 2022 di Andrea Bulleri
Enrico Letta e lo Ius scholae: «Va fatto subito, il vento sta cambiando»
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Lo dice Roberto Speranza, leader di Articolo Uno, dal palco di Portici.

E lo ripetono all’unisono i maggiorenti del Pd. «Il clima sta cambiando, nel Paese». E quella valanga di voti in direzione centrodestra annunciata dai sondaggi, confidano dal Nazareno, potrebbe rivelarsi meno travolgente del previsto.

Un po’ perché, sono convinti i dem, il Pd alla fine riuscirà a pescare tra quel 40 per cento circa di elettorato che ancora non ha deciso dove metterà la croce, domenica. E un po’ perché, si danno di gomito nel centrosinistra, i toni più barricaderi di Meloni agitati nei confronti di Bruxelles negli ultimi giorni potrebbero finire per alienarle una parte del voto moderato. 


Enrico Letta ci crede: sparigliare le carte si può. Soprattutto al Sud, dove molti collegi dati inizialmente per persi (o difficilissimi da conquistare) stanno tornando contendibili, assicurano i dem. Non è un caso se è proprio da qui, dalla Campania, che il segretario sceglie di lanciare la volata finale. Fatta innanzitutto di proposte bandiera, dal ddl Zan alla cittadinanza per i figli degli stranieri nati in Italia: «Se vinciamo lo Ius scholae sarà legge», ribadisce il segretario, «non averlo approvato è il maggior rimpianto di questa legislatura».

Ma anche di comizi, di ascolto e di strette di mano, più che di tv. «Da domenica a Monza abbiamo cambiato passo», avverte Letta da Caserta (teatro di un plebiscito grillino alle politiche del 2018, poi espugnata da un sindaco dem). «Si è scatenato il potenziale del Pd sul territorio, fatto di militanti e di sindaci. È così che vinceremo», dà la carica, convinto che ormai «i media come la tv sono intasati». E che alla fine, per persuadere un indeciso, conti più il suggerimento di un amico. Per questo bisogna «parlare alle persone», sprona l’ex premier. Deciso a drammatizzare lo scontro: «La storia d’Italia passa attraverso quello che accade nei prossimi cinque giorni – avverte – Vorrei che tutti ce l’avessimo chiaro». Perché «chi vince il 25 settembre governerà per i prossimi cinque anni». E «se vincono gli altri, sarà un disastro». 


PICCHIARE DURO
Alza i toni, il segretario. Determinato a picchiare duro contro gli avversari come mai finora. «Il centrodestra ha già governato il Paese, e in quel periodo la disoccupazione giovanile è passata dal 21 al 31 per cento», affonda Letta da Portici, fianco a fianco con Roberto Speranza e Pierluigi Bersani. Non solo: gli avversari alla fine «si dimisero portando l’Italia sull’orlo della bancarotta. Non permetteremo che accada di nuovo», tuona. Per attaccare la flat tax cita le parole di don Milani: «Non c’è cosa più ingiusta di fare parti uguali tra disuguali». E poi elogia la gestione dell’emergenza Covid di Speranza, capolista a Napoli, per tornare ad affondare su Meloni e Salvini: «Dicano chiaramente che sosterranno le campagne di vaccinazione senza ambiguità, non come durante la pandemia in cui aizzavano le paure». 


Ma resta quello dei rapporti internazionali il terreno di scontro preferito dal leader dem. Che rivendica il viaggio a Berlino di due giorni fa, e approfitta del botta e risposta per lanciare una stoccata alla presidente di FdI: «Sono rimasto esterrefatto dalle sue parole», commenta Letta.

«Le polemiche sulla mia visita – aggiunge – sono fuori posto, figlie di una idea autarchica e provinciale dell’Italia», i cui interessi «si difendono insieme all’Europa». 


Cominciata a Salerno, la giornata campana del segretario prosegue a Pompei, per un tour del parco archeologico insieme al ministro della Cultura Dario Franceschini (anche lui in corsa a Napoli come capolista al Senato). «Dieci anni fa ogni volta assistevamo a titoloni del tipo “crollo a Pompei”. Oggi invece si registrano 4 milioni di visitatori, si aprono nuove strutture, si coinvolgono le scuole», rilancia Letta, per dimostrare che «non è vero che con la cultura non si mangia, è l’opposto». Un altro aspetto di quelle «due idee diverse dell’Italia» che per Letta si confronteranno alle urne. «Una che conta in Europa e una che protesta, una che riconosce i diritti e l’altra che li nega». E sull’esito dello scontro, insistono dal Pd, non è ancora detta l’ultima parola. 

Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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