Draghi e il discorso a Rimini, per FdI è un'investitura: «Ma abbiamo altre ricette»

«Il price cap sul gas? Non si può imporre». Tajani: rigassificatori sì, ma vediamo dove

Giovedì 25 Agosto 2022 di Francesco Malfetano, nostro inviato
Draghi e il discorso a Rimini, per FdI è un'investitura: «Ma abbiamo altre ricette»

A molti nel centrodestra il discorso di Mario Draghi al Meeting di Rimini è parso l’inevitabile passaggio di testimone nelle loro mani. Specie per FdI che al governo non c’è mai stata. Un primo “trasferimento di responsabilità” a campagna elettorale appena iniziata che, a leggere tra le righe del lungo discorso del premier (è durato un’ora esatta, con ben 33 applausi di mezzo), è però stato anche un monito. «Tocca ai governi rassicurare i cittadini» ha chiosato infatti il premier riferendosi alle tante difficoltà che attendono Paese e nuova squadra all’esecutivo.

Draghi: «L’Italia ce la farà con qualsiasi governo però non deve isolarsi». Standing ovation a Rimini per l'ex premier

La crisi energetica e quella economica, e poi i conflitti geopolitici che minano la stabilità delle alleanze, richiedono «immaginazione e pragmatismo». Una sfida (e volendo anche una legittimazione) che Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia - assieme a tutto il centrodestra - sono ovviamente pronti a cogliere, attingendo però a soluzioni che non ricalcano l’ormai abusata agenda del premier. A spiegarlo è il coordinatore azzurro Antonio Tajani: «Noi Draghi lo abbiamo sempre sostenuto e abbiamo condiviso molto del suo lavoro. In parte lo continueremo ma ora bisogna andare avanti». Il riferimento è a molti dei “paletti” illustrati dal premier ieri: condoni, protezionismo, rigassificatori, energia e Pnrr.

Al netto degli alert draghiani in pratica, le ricette saranno diverse. 


LE RICETTE


Sui condoni ad esempio, il centrodestra gioca un po’ con le parole. «Non sono assolutamente un nostro obiettivo - dice Maurizio Leo, responsabile economico del partito di Giorgia Meloni, ricalcando praticamente le parole anche di Tajani - noi puntiamo ad una tregua fiscale». E cioè «nel rinunciare a quelle cartelle esattoriali piccole e datate» che ormai garantiscono solo costi di gestione per lo Stato, e nel «saldo e stralcio» di quelle più importanti. Ricette opposte rispetto a quanto portato avanti dal governo attuale. Se non ci sono dubbi sulla collocazione atlantica ed europeista del nuovo esecutivo (per quanto la Lega continui a chiedere di «rivedere le sanzioni contro la Russia se si dimostrano inefficaci») è invece abbastanza marcata la distanza sul «protezionismo» come politica da evitare paventato dal premier. «Io ricordo che Draghi ha usato il golden power per mettere in sicurezza alcuni settori strategici - ragiona Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato - È quello che faremo anche noi per tutelare l’interesse nazionale. Se l’Europa introduce il nutriscore noi dovremo proteggere in qualche modo le nostre eccellenze». «Protezione non protezionismo» sintetizza Tajani. Ed è lo stesso leader azzurro che segna una certa distanza tra la “via” indicata da Draghi e quella che intraprenderà il nuovo governo anche sul tema dei rigassificatori. «Li faremo - spiega - farli è fondamentale. Ma sul dove ci riserviamo qualche altra riflessione». Serve tempo in pratica, anche se c’è il rischio reale che non ve ne sia abbastanza. 

 


Un discorso che ad esempio vale per gli obiettivi del Pnrr. Centrarli per ottenere la nuova tranche di fondi Ue non è rimandabile, elezioni o meno. Eppure tutto il fronte di centrodestra è pronto a giurare che il Piano «andrà ridiscusso perché lo scenario è cambiato» spiega Leo. «Faccio un esempio semplicissimo - gli fa invece eco Romeo - bisognerà adeguare le stime dei progetti in cantiere ai nuovi prezzi delle materie prime che sono aumentati. Con gli stessi soldi oggi puoi fare meno interventi, per cui bisogna stabilire delle priorità». Ma questo, garantisce Tajani, «non rallenterà l’iter. Serve solo flessibilità». Soluzioni alternative sono pronte anche sull’energia. E così se il price cap europeo è una «soluzione» ma difficilmente andrà in porto, sul disaccoppiamento tra il prezzo dell’energia elettrica da fonti fossili e quello da rinnovabili esistono sensibilità diverse che lasciano intendere la complessità della sfida. Se Forza Italia lo vede di buon occhio («Lo chiedono le imprese»), per Leo di FdI «Non si può imporre un prezzo di contenimento per il gas in una logica di mercato a meno che non si vogliano nazionalizzare le imprese». 
La sola reale certezza in questo momento però, è che nuove difficoltà sono già pronte. Non resta che augurarsi che il premier ieri avesse ragione: «L’Italia è un grande paese e che ce la farà, qualunque sarà il governo e il suo colore politico».

Elezioni politiche 2022

Ultimo aggiornamento: 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci