Mario Draghi arriva in Senato e fa scattare l’Effetto Draghi.
Il grande caldo
E come lui tanti altri cercano di smuovere l’aria con ventagli improvvisati: chi un foglio di carta, chi un libro, chi la bottiglietta d’acqua gelata piazzata sulla fronte, chi un testo legislativo agitato davanti al volto e che possa sostituire - ma ovviamente non in pieno - il “pinguino” che non si accende. «Prima facevo clic e arrivava il freddo, adesso invece faccio clic e il pinguino non risponde. Hanno disattivato, la guerra è guerra, i condizionatori d’aria aggiuntivi nelle nostri studi di senatori e il mio che è sull’altana del palazzo somiglia a una fornace», nota ancora Giro. E quanto al sistema centralizzato dell’aria condizionata dell’intero edificio, è stato tarato al minimo. Si sente appena un’arietta, un tiepido venticello e niente di più, nell’aula e negli spazi tutt’intorno. La dottrina Draghi - quella del rischio di più freddo d’inverno e più caldo d’estate, se non si risolve la vicenda russo-ucraina - si è trasformata da boutade a realtà. Ed è semi-incandescente il Senato, non solo dal punto di vista politico.