Draghi, appello sulle riforme. Dalla giustizia al fisco, il possibile campo minato del governo

All’origine delle difficoltà che il governo Draghi si trova davanti nel mese che comincia c’è una scarsa comprensione di cosa è il Next Generation Eu

Venerdì 27 Maggio 2022 di Mario Ajello
Draghi, l'appello sulle riforme. Dalla giustizia al fisco, il possibile campo minato del governo

Mario Draghi viene descritto “più sereno” dopo l’accordo (che è un mezzo rinvio) sulla gara per le concessioni ai balneari e la prossima settimana il decreto va in aula al Senato dove comunque ci saranno agitazioni.

E si ballerà per tutto giugno su concorrenza, delega fiscale, catasto e riforma del Csm. Ma il 30 giugno è previsto l’arrivo della tranche di 20 miliardi (su 200) del Pnrr e Draghi non può che accelerare sulle riforme chieste dalla Ue, ma anche dagli interessi generali di un Paese voglioso di modernizzarsi, per fate in modo che arrivi quel denaro comunitario legato al percorso di riforme. 

I NODI 

Ecco la larga maggioranza che sostiene (forse più a parole che con fatti concreti visto il
clima pre elettorale) il governo Draghi è avviluppata su tre riforme: la più chiassosa e colorita è quella relativa alla concessioni balneari, si è un po’ quietato ma nom troppo il rumore su quella della giustizia (soprattutto dopo la bassa partecipazione allo sciopero indetto dall’Associazione Nazionale Magistrati), e su quella del catasto che ha preso le sembianze di un fiume carsico in quanto raggiunto un accordo, sparisce e poi riappare ma si spera che la tenia delle ultime ore porti bene. 

All’origine delle difficoltà che il governo Draghi si trova davanti nel mese che comincia c’è una scarsa comprensione di cosa è il Next Generation Eu (di cui il Pnrr è uno dei bracci operativi) e si continua a confondere il Pnrr con un grande “fondo strutturale” quali quelli finanziati da decenni dall’Unione europea, mentre si tratta di uno strumento totalmente differente. Il suo obiettivo è, infatti, quello di permettere a Paesi a rischio di poter stare al passo con il resto dell’Ue realizzando un programma di riassetto strutturale per aumentare produttività e crescita. I partiti hanno invece obiettivi più di breve prospettiva: il voto delle comunali il 12 giugno, quello politico nel 2023 e l’ansia si non farsi dettare troppo la linea dal premier. 

 

L’Italia è il maggior destinatario dei finanziamenti e ha firmato più impegni poiché tra il 2000 e il 2019 è stato il solo Paese europeo il cui reddito reale per abitante è diminuito; nel 2000 eravamo sopra la media europea del 20%, mentre nel 2019 eravamo scesi sotto la media europea del 3%. Non sono le “regole europee” cha hanno provocato il declino del Paese (dato che altri Paesi dell’Ue sono cresciuti benissimo osservandole) ma la nostra scarsa produttività. Da qui l’insistenza di Palazzo Chigi a fare le riforme. Dice Enrico Letta: “C’è Salvini che frena e questo è da irresponsabili”. La paura della Lega, sui vari dossier su cui occorre presto la soluzione per poi procedere oltre, è non lasciarsi scoperto il lato destro così che la Meloni possa continuare a rubargli   voti. Ma nel governo stamane si respirava un’aria più tranquilla: “Le cose si stanno sistemando, e nessuno a un reale interesse che vadano male perché il danno sarebbe per l’intero sistema Paese”. Il danno di veder sfumare la prossima tranche di soldi Ue e di dare dell’Italia l’immagine di un Paese inaffidabile. 
 La nostra partecipazione all’unione monetaria infatti era (ed è) davvero a rischio e lo è se non realizziamo un effettivo riassetto strutturale. Questo il mood nei palazzi ministeriali alla vigilia del giugno di fuoco. 

Anche la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm ha subito un rallentamento. La maggioranza ha trovato un accordo per portare il testo in Aula al Senato (il testo è stato approvato dalla Camera a fine aprile) il 14 giugno, vale a dire due giorni dopo la celebrazione dei referendum, come ha imposto la Lega. L’intesa è stata raggiunta a un vertice in Senato, giovedì 19 maggio, a cui erano presenti i ministri della Giustizia Marta Cartabia e quello dei rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. La riforma secondo alcuni rappresenta  “il minimo sindacale” ma blocca le cosiddette ”porte girevoli” ed è un tentativo per ridurre il ruolo delle correnti nelle elezioni del Csm. Va ricordato che l’Italia è cresciuta davvero in due momenti: l’età giolittiana e gli anni del miracolo economico. In quelle due fase, la giustizia era semplice e i cittadini aveva fiducia nella magistratura. Ora la magistratura è - a detta dei sondaggi - è  l’istituzione meno considerata funzionante  da parte dei cittadini e delle imprese. 

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E ancora: la riforma a rischio per contrasti interni alla maggioranza è la delega fiscale. È scomparso il sistema duale (con tassazione proporzionale sui redditi da capitale e progressiva su quelli da lavoro), cardine del testo originario della delega. Tutta l’attenzione è sul catasto. Secondo il compresso raggiunto, la nuova fotografia catastale (per il 2026) sarà scattata a norme vigenti, senza più attualizzare le rendite ai valori di mercato ma accedendo alla banca dati Omi (le quotazioni dell’Osservatorio del mercato immobiliare), e destinando alla riduzione dell’Imu le nuove entrate generate dall’emersione di case “fantasma”. 

Sembra un po’ un espediente per poter far dire a certi partiti,  nella campagna elettorale per il 2023, di avere bloccato tentativi di aumenti delle imposte sulla casa. Se nel 2026, oltre alla emersione di “casa fantasma”, risulteranno molte abitazioni accatastate con valori palesemente lontani dalla realtà, sarà il governo  dell’epoca ad avere la patata bollente in mano. Ma in ogni caso, e cercando ogni punto possibile di mediazione sui vari dossier aperti, Draghi sta facendo passare il messaggio dell’urgenza. È il Parlamento, al momento del voto sui decreti, pur dividendosi e sbandierando i rispettivi vessilli propagandistici, finirà per cedere al senso di responsabilità nei confronti degli italiani.  Anche se il masochismo non si può mai escludere, perché è una delle specialità del Palazzo.

Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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