Draghi, apertura a M5S: «Ma basta ultimatum, non c'è governo bis»

Il premier: «Patto anti-inflazione. Con Conte ci sono convergenze»

Martedì 12 Luglio 2022
Conte: «Aspettiamo risposte da Draghi il prima possibile». Di Maio: «M5S dica se è dentro o fuori». Alle 16.30 la conferenza del premier
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«Se il governo riesce a lavorare, continua. Se non ci riesce, non continua». Ma di certo «con gli ultimatum non si lavora». Anzi: se sul cammino dell’esecutivo si continuano lanciare diktat, «a quel punto il governo perde il suo senso di esistere». È un Mario Draghi imperturbabile quello che a metà pomeriggio parla per circa mezz’ora in conferenza stampa.

L’obiettivo è illustrare la road-map tracciata coi sindacati al mattino, dall’annunciato taglio del cuneo fiscale agli interventi per famiglie e imprese (per le quali «abbiamo stanziato 33 miliardi di euro», rivendica il premier, seduto tra i ministri del lavoro Andrea Orlando e dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti: «Un tempo erano cifre da una o due finanziarie»). 

Gli occhi però restano rivolti alla prova di domani al Senato, dove i pentastellati potrebbero sfilarsi dal voto di fiducia. Aprendo un problema tutto politico per la maggioranza. Draghi sul punto si mostra netto: «Ho già detto che per me non c’è governo senza Cinquestelle», taglia corto. E in questa legislatura «ho già detto che non ci sarà un governo Draghi altro che l’attuale». Ma se il Movimento dovesse sfilarsi, sarebbe necessaria una «verifica» in Parlamento, come chiesto da Forza Italia? «Il rinvio alle Camere lo decide solo Mattarella. Chiedete a lui». 

LA MANO TESA
Parla in prima battuta ai Cinquestelle, il premier. Prova a tendere una mano a Giuseppe Conte, che una settimana fa gli aveva recapitato un lungo elenco di «priorità», dal salario minimo al taglio delle tasse sul lavoro. Una lista in cui «ho trovato molti punti di convergenza con l’agenda di governo», osserva Draghi. Salvo precisare che l’esecutivo, su quelle e altre questioni, «non è che finora non ha fatto nulla»: «Se poi questo coincide con l’agenda che mi ha dato Conte, sono contento io e forse anche lui». 

E mentre mette in chiaro che «con gli ultimatum il governo non lavora», in modo non troppo velato Draghi si rivolge pure alla Lega di Matteo Salvini: «Lo dico anche per tanti altri che annunciano che a settembre faranno sfracelli, che minacciano cose terribili», affonda, facendo fischiare diverse orecchie dalle parti di via Bellerio: «Se si ha la sensazione che stare in questo esecutivo è una sofferenza, allora bisogna essere chiari». Fino ad allora, avvisa il premier, nessun temporeggiamento, nessuno stop. Quella del voto in autunno non è una prospettiva presa in considerazione, a Palazzo Chigi: «Non commento scenari ipotetici». Anche perché per il momento «l’economia italiana continua a crescere, ma le previsioni sono piene di rischi. L’aumento del costo della vita, l’inflazione che erode il potere d’acquisto». Ecco perché serve «un nuovo patto sociale»: la priorità ora è «difendere le pensioni e i salari», agendo sia sui contratti collettivi che abbassando il carico fiscale sui lavoratori. «Intendiamo intervenire in maniera decisa – avverte Draghi –. Con i sindacati ci rivedremo tra due settimane, quando il governo presenterà un provvedimento che il sottosegretario Garofoli ha già definito corposo». Il messaggio è chiaro: si va avanti finché si riescono a fare le cose. Il logoramento non è concesso. «Le fibrillazioni di questi giorni? Le abbiamo affrontate bene, continuando a lavorare. Se invece non ci riuscissimo più...».
 

 

LE REAZIONI
Parole accolte positivamente da (quasi) tutti, nel perimetro della maggioranza. Da Salvini, che risponde alla frecciata sugli “sfracelli” assicurando che «noi non minacciamo niente, siamo gente serena, leale» (salvo poi chiedere al governo uno scostamento di bilancio che il premier aveva appena definito «non necessario»). Ma anche da Forza Italia e dal Pd, con la capogruppo al Senato Simona Malpezzi che plaude all’«agenda sociale Draghi». Poco prima della conferenza stampa, il premier aveva incontrato a Chigi il segretario Enrico Letta. «Sul cammino del governo la pensano esattamente allo stesso modo», filtra dal Nazareno. Chi invece – per il momento – tace è il partner più riottoso, Giuseppe Conte. Che per questa mattina alle 8,30 ha fissato un vertice del Consiglio nazionale del Movimento, nel quale «illustrerà la sua posizione in merito alle misure anticipate» dal premier. Fino ad allora, fanno sapere dal quartier generale di Campo Marzio, «qualsiasi dichiarazione espressa da singoli membri del M5S è da intendersi come un’opinione personale». Se domani sarà fiducia o no, dunque, ancora non è dato sapere. 
 

Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 11:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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