Doppio cognome, la Consulta: subito la legge per evitare i troppi cognomi

Il monito della Corte: senza un intervento «effetto moltiplicatore» per i figli dei figli. Da oggi non è più automatico il nome del padre. Se non c’è accordo, si raddoppia

Martedì 31 Maggio 2022 di Barbara Acquaviti
Doppio cognome, la Consulta: subito la legge per evitare i troppi cognomi
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Evitare “l’invisibilità della madre” senza che questo significhi correre il rischio di ritrovarsi con una pletora di cognomi. La Corte costituzionale ha reso note le motivazioni della sentenza con cui ha stabilito che è illegittimo attribuire automaticamente ai figli il cognome del padre.

La premessa è il riferimento a un preciso assunto, ovvero quello dell’uguaglianza dei genitori. Ma la Consulta mette in guardia anche dal rischio che nelle corso delle generazioni si determini un «meccanismo moltiplicatore».

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La Consulta: subito la legge per evitare i troppi cognomi

Ecco perché, per evitare che la difesa di un principio costituzionale generi il caos, indica la necessità di un intervento legislativo «impellente». Un monito, più che un invito al Parlamento. Anche perché la regola, scaturita dalla sentenza del 27 aprile, sarà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, cosa che dovrebbe avvenire già oggi. Questo vuol dire che tutti i neonati avranno il cognome di entrambi i genitori a meno che gli stessi non si siano messi d’accordo perché ne venga attribuito solo uno. Un intervento legislativo, spiega la Corte, è necessario per due ragioni: la prima è appunto «impedire che l’attribuzione del cognome di entrambi i genitori comporti, nel succedersi delle generazioni, un meccanismo moltiplicatore che sarebbe lesivo della funzione identitaria del cognome», la seconda è tutelare «l’interesse del figlio a non vedersi attribuito un cognome diverso rispetto a quello di fratelli e sorelle». Su questo punto, la Consulta non si limita solo all’esortazione ma indica anche una possibile strada da seguire: stabilire che la scelta del cognome (o dei cognomi) fatta per il primo figlio sia vincolante per i figli successivi della stessa coppia.


L’INTESA
Un passaggio importante della sentenza è proprio quello relativo alla possibilità di un’intesa tra i due genitori perché, spiega la Corte, «senza eguaglianza mancano le condizioni per un autentico accordo» e dunque non prevedere che questo possa essere raggiunto sarebbe contrastante con un «contesto divenuto paritario».
Ovviamente c’è sempre la possibilità che l’accordo non ci sia. Cosa accade in questo caso? La Consulta spiega che devono essere attribuiti i cognomi di entrambi i genitori, nell’ordine dagli stessi deciso. Se non c’è intesa nemmeno su questo, allora la parola dovrà passare a un giudice. Tutto ciò, ovviamente, fino a quando non sarà il legislatore a intervenire per stabilire dei criteri di riferimento. Secondo il ministro delle Pari opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, la Corte «indica con chiarezza la strada» e «ora tocca al Parlamento».

I PRECEDENTI
D’altra parte, come è già accaduto in passato per altre materie “sensibili” (vedi per esempio il fine vita), la Consulta è stata più veloce delle Camere, finendo di fatto per compensare un vuoto normativo causato dall’impasse politica. A febbraio in Senato è stato avviato l’esame dei cinque provvedimenti di legge che si occupano proprio di doppio cognome, ma l’iter procede decisamente a rilento e per ora si è deciso un ciclo di audizioni. A frenare è soprattutto la Lega. Il senatore Simone Pillon, esponente di spicco del Family day, aveva annunciato la presentazione di un ulteriore testo che, al momento, non risulta però ancora depositato. Ma il parlamentare del Carroccio, già in occasione dell’annuncio della decisione della Corte, aveva mostrato tutta l’intenzione di mettere i bastoni tra le ruote. Pur dicendosi «non contrario aprioristicamente», aveva infatti spiegato di avere «la sensazione» che qualcuno volesse «usare la riforma per assestare il colpo di grazia alla già minata figura paterna». Parole che erano state criticate anche da un’altra esponente del centrodestra, la senatrice Paola Binetti che, ricordando la normativa spagnola, aveva sottolineato che «non è mai stato un problema di identità cattolica avere due cognomi o no».
 

Ultimo aggiornamento: 2 Giugno, 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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