Di Maio blindato da Beppe Grillo e Casaleggio: «Luigi, vai avanti»

Mercoledì 29 Maggio 2019
Di Maio: chiedo voto degli iscritti su mio ruolo di capo politico
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Due endorsement di peso, come quelli di Beppe Grillo e Davide Casaleggio e una mossa a sorpresa, ideata e messa in campo per «sminare» l'assemblea congiunta dei parlamentari del Movimento che rischiava di trasformarsi in un «processo» senza possibilità di appello al vicepremier, ministro due volte e capo politico del M5s.

Luigi Di Maio rompe gli indugi e annuncia che rimette il suo mandato di capo politico al giudizio degli iscritti.

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 «Non sono mai scappato dai miei doveri e se c'è qualcosa da cambiare lo faremo», afferma, mettendo al voto su Rousseau il ruolo di capo politico. «Perché è giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato», scandisce Di Maio. Insomma, chi è nominato dalla Rete solo da quella, e non dai parlamentari, può essere riconfermato o meno. «Il Movimento non sono gli eletti» si affrettano a mettere in chiaro i vertici pentastellati, visibilmente irritati dal comportamento di alcuni parlamentari «che si sono fatti nominare ed ora attaccano chi li ha portati fino a qui».




​Come Gianluigi Paragone, fino a lunedì nell'inner circle dei fedelissimi, tanto da figurare tra i pochi chiamati al «quartier generale» improvvisato al Mise per ragionare con Di Maio su come affrontare la debacle elettorale. Ora il senatore è nel mirino, e la mossa di rimettere il suo mandato di senatore a Di Maio non basta a rimetterlo in buona luce né tra i dimaiani né tra chi è critico ma professa lealtà al capo politico. Ma Di Maio, davanti ai gruppi presenterà anche l'endorsement più autorevole (e non scontato), quello di Grillo.

L'ex comico testardamente rimasto alla larga della campagna elettorale, tuona in difesa del capo M5s: «Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima». E lancia un moto di sdegno per le critiche, definite «una ferita per me». «Luigi non è esposto in uno scandalo di nessun genere. È già eccessiva questa giostra di revisione della fiducia. La minaccia è esterna al M5S», avverte Grillo. Al suo soccorso si affianca anche quello di Davide Casaleggio che benedice la scelta «coerente» e «coraggiosa» di rimettersi al voto degli iscritti. È un appoggio che tuttavia appare molto meno accorato di quello fatto da Grillo.

E che sembra confermare che vi sarà grande attenzione da parte dei vertici del Movimento su quello che sarà il risultato del voto non tanto in termini assoluti, che sono forse scontati, ma percentuali. Se la quota di voti di fiducia a Di Maio non dovesse essere schiacciante l'incidente del voto europeo potrebbe non chiudersi qui. Del resto, l'assemblea di stasera - dove parlerà anche Roberto Fico - sarà un pò uno spartiacque e, comunque, vedrà i gruppi - in particolare i senatori - in trincea. Tanto che ad ora di pranzo, alla Camera, una sorta di pre-assemblea viene organizzata per fare il punto.

E nel mirino, in serata, se non finirà Di Maio finiranno sottosegretari e staff della comunicazione: è su di loro che devia l'ira dei parlamentari che chiedono espressamente che non ci siano i 'big' dello staff M5s. «Qualche testa deve saltare», prevede, nel pomeriggio, un deputato. Non quella di Di Maio, però. Semmai, il capo politico potrebbe mettere in chiaro l'idea della «segreteria» politica che distribuisca gestione e poteri. E che potrebbe vedere Alessandro Di Battista in campo. Del resto, sulla lealtà del Dibba i dimaiani per ora non sospettano. «Chi è in difficoltà va sostenuto», sottolinea l'ex parlamentare. 

Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 07:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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