Stretta di Tria, ora spese congelate

Domenica 2 Settembre 2018 di Marco Conti
Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Conte

L'Italia sorvegliata speciale di mercati e agenzie di rating. Il duro giudizio di ieri Fitch e il rinvio ad ottobre della pronuncia deciso da Moody's, molto somigliano ad una pistola puntata alla tempia del Paese in attesa che il governo renda noto il testo che aggiornerà il Def. Domani il ministro Tria rientra dalla Cina e mercoledì il premier Conte proverà a cercare una sintesi, tra le molteplici richieste dei partiti alleati, riunendo il titolare del Mef con i vice e i plenipotenziari di M5S e Lega Giancarlo Giorgetti e Stefano Buffagni. Nel frattempo i ministeri consegneranno al Mef i piani di spesa per il nuovo anno da inserire nella manovra. La raccomandazione fatta da Tria ai ministri prima di partire è stata quella di restare ai valori nominali di spesa dello scorso anno che in pratica significa tagliare.

LE LACRIME
Un esercizio non facile che si scontra con bilanci che sono stati già asciugati nel corso degli anni. Tagliare la spesa per fornire risorse alle riforme promesse dai due partiti pur sapendo che gratta-gratta si potrà fare nella manovra una spolverata di reddito di cittadinanza e flat tax perchè i saldi devono restare ben sotto il 2% del rapporto deficit-pil. Malgrado le pressioni esplicite dei giorni scorsi, continuate poi sottotraccia, il premier Conte e il ministro Tria tengono la barra dritta e puntano ad indirizzare il confronto interno alla maggioranza su binari che non innervosiscano i mercati che domani reagiranno alle valutazioni di Fitch. La riunione dei consiglio dei ministri di domani sarà la prima occasione per uno scambio di idee, anche prevede solo provvedimenti che riguarderanno la città di Genova.

Tria la sua trincea l'ha già scavato e prevede all'1,5% il rapporto deficit-pil. Esattamente la metà di quello che nei giorni scorsi hanno evocato sia Di Maio che Salvini che vorrebbero spingere nel braccio di ferro con Bruxelles. Ma è molto concreto il rischio che prima dell'eventuale no della Commissione, arrivi il giudizio dei mercati e quello delle altre agenzie di rating che non aspetteranno la presentazione della manovra per esprimersi. È, per esempio, il caso di Moody's che ha rinviato ad ottobre le sue valutazioni legandole di fatto già alla nota di aggiornamento al Def che deve essere pronta per fine settembre, ma che potrebbe essere anticipata qualora se ne ravvisasse l'esigenza. La cautela che si respira a palazzo Chigi è frutto dei contatti che Conte continua ad avere con Bruxelles e Francoforte ma dentro il M5S si morde il freno nel timore di dover sottoscrivere una legge di Bilancio lontana anni luce dalle promesse elettorali.

L'autunno caldissimo promesso o annunciato da Di Maio, inizierà quindi domani con il consiglio dei ministri, proseguirà martedì quando Matteo Salvini incontrerà gli esponenti della Lega (Giorgetti, Siri, Borghi, Garavaglia) esperti in materie economiche, per arrivare al giorno seguente - mercoledì - quando Conte riunirà a Palazzo Chigi la cabina di regia per Def e manovra.

Tanto per dare un assaggio del clima teso che taglia la maggioranza, ieri l'unico a replicare alle rassicuranti parole del ministro Tria sul rispetto degli impegni presi con l'Europa, è stato il leghista Borghi. Ricordando a Tria che non ci sono ulteriori impegni con la Ue, il presidente della Commissione Bilancio della Camera sembra voler tenere alta l'idea di Salvini e Di Maio di sforare il 3%. Magari legando le risorse aggiuntive ad investimenti in infrastrutture. Il problema, noto a Conte e a Tria, è che l'Italia i problemi rischia di averli non con Bruxelles ma con lo spread e le aste dei titoli di Stato. E con la stessa Bce di Mario Draghi che attende in silenzio, mista a curiosità, le mosse dei due leader della maggioranza gialloverde.

Ultimo aggiornamento: 3 Settembre, 07:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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