Dl Migranti, agli scafisti fino a 30 anni e aggravante in caso di morte in mare. Espulsioni più facili per gli irregolari

Dietrofront sulle navi militari per i soccorsi: la Lega frena e la norma sparisce dal testo

Giovedì 9 Marzo 2023
Decreto Migranti, fino a 30 anni di carcere per gli scafisti: ecco le norme introdotte dal dl approvato a Cutro

Pugno di ferro contro i trafficanti di esseri umani. Stretta sui rimpatri e i centri di accoglienza. Ma anche la semplificazione delle procedure per il rilascio dei permessi di lavoro e i corridoi umanitari. È un decreto dai due volti quello licenziato dal Cdm di Cutro.

La sintesi di diverse anime nella maggioranza. 

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LA STRETTA SUI TRAFFICANTI

Fino a trent’anni di carcere per chi lucra sul business delle tratte in mare se causano la morte di più di una persona. È l’ “aggravante naufragio” per «chiunque promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato» quando «il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante». In caso di lesioni gravi o gravissime a una o più persone la pena è dai dieci ai venti anni. Il reato verrà perseguito dall’Italia anche se la morte o le lesioni si verificano in acque internazionali. Invariate le multe: 15mila euro per ogni migrante fatto salire illegalmente a bordo. 

I CENTRI

Basta «opacità» nei centri di accoglienza dei migranti. Quelli inadempienti saranno commissariati. In maggioranza c’è chi l’ha ribattezzata la “norma Soumahoro”, un richiamo al caso-coop. Un passaggio fortemente voluto dalla Lega. Stop a strutture fatiscenti, malfunzionanti o che lucrano sui migranti. E «qualora ricorra un grave inadempimento degli obblighi previsti» si prevede «l’immediata cessazione dell’esecuzione del contratto» con la nomina da parte del prefetto di «uno o più commissari per la straordinaria e temporanea gestione dell’impresa». 

I RIMPATRI

La rete dei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) in regola sarà ampliata e potenziata, spiega l’articolo 9. La realizzazione di queste strutture «è effettuata, fino al 31 dicembre 2025, anche in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea».

ESPULSIONI PIÙ FACILI

Saranno semplificate le procedure di espulsione per i migranti irregolari con il via libera dei Paesi di origine, ammesso che siano «sicuri», ovvero non zone di guerra o dove sono a rischio i diritti umani. Niente più espulsione però come pena alternativa a chi è stato condannato per reati commessi in Italia e per le espulsioni non sarà più necessaria la convalida del giudice di pace. Aumenteranno i centri per le espulsioni: uno in ogni regione. Saranno «meglio definite» le fattispecie di “protezione speciale” e presto sostituite «con una norma di buon senso», annuncia Meloni.

I DECRETI FLUSSI

All’immigrazione e i flussi regolari sono dedicati i primi cinque articoli del decreto. Non a caso. Il decreto flussi sarà triennale, previste nuove entrate per il triennio 2023-2025. Saranno decisi con un Dpcm - le decisioni vengono centralizzate a Palazzo Chigi - sulla base dell’«analisi del fabbisogno del mercato effettuata dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali previo confronto con le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale». Quote “preferenziali” per gli Stati che collaborano sui rimpatri e il contrasto all’immigrazione illegale. 

LAVORO E AGROMAFIE

Una corsia accelerata per il rilascio dei nulla osta di lavoro: salvo «elementi ostativi» rilevati dalla Questura, dovrà avvenire «in ogni caso» entro sessanta giorni. Saranno consentiti ingressi «fuori quota» ai lavoratori che abbiano concluso nel loro Paese corsi di formazione linguistica. Un passaggio è dedicato alla lotta alle agromafie: sarà potenziato il personale dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi, che assumerà la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria. 

IL NODO NAVI

Nella bozza di decreto all’esame del pre-Cdm era presente, articolo 10. Il Diism (Dispositivo integrato interministeriale per la sorveglianza marittima), la centrale operativa della Marina a Santa Rosa, nel Lazio, pronta a coordinare le operazioni SAR nel Mediterraneo insieme a Guardia di Finanza e Guardia Costiera. Come anticipato dal Messaggero, il piano era pronto. Ma è stato stralciato all’ultimo, «notizie infondate», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto. Dietro alla virata, pare, lo stop chiesto dalla Lega e i dubbi del Viminale e delle Infrastrutture. 

Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 11:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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