Crisi governo, i tre scenari: elezioni anticipate, bis di Draghi, incarico a un traghettatore

Mercoledì è il D-Day. Ecco le percentuali di probabilità che ogni opzione ha di verificarsi

Venerdì 15 Luglio 2022 di Mario Ajello
Crisi governo, i tre scenari: elezioni anticipate, bis di Draghi, incarico a un traghettatore

1, X, 2. Tre opzioni, tre scenari, tre possibili risultati. Draghi bis? Voto tra fine settembre e inizio ottobre, prima di definire la legge di bilancio? Nessun revival draghiano e nessun ricorso anticipato alle urne - e sarebbe la prima volta nella storia dal dopoguerra che si voterebbe in autunno con campagna elettorale sulle spiagge agostane - perché ci si inventa la figura del traghettatore, della riserva della Repubblica, del vecchio saggio senza spigoli e senza troppa appartenenza, che toglie le castagne dal fuoco, si fa guidare dal Capo dello Stato, scrive un’agenda minima, fa la legge di bilancio e porta il Paese alle cabine elettorali nella speranza che gli italiani non le schifino e le frequentino ancora una volta sia pure con il naso più o meno turato? I tre scenari per fortuna verranno decisi a breve.

Mercoledì è il D-Day. E può accadere di tutto, tranne una cosa: che la politica italiana venga ammirata dai nostri cittadini, e da chi ci vede da fuori, compresi i mercati e le cancellerie, per ciò che sta producendo. Non una prova di serietà, ma di sfascio.

Dimissioni Draghi, pontieri e allarme mercati. Ma il premier: non resto

Draghi si dimette
senza aspettare
il voto di fiducia
Elezioni anticipate

È quello del collasso: cade il governo Draghi e ci si reca alle urne anticipatamente, probabilmente in autunno (la data che circola è quella del 2 ottobre, ma ce ne sono anche altre). L’eventuale opzione non sarebbe tragica per gli attuali parlamentari che, a causa del taglio del numero degli eletti, non tornerebbero in Parlamento ma che comunque finirebbero per cadere abbastanza in piedi (dal loro punto di vista, chiaramente). 
Il vitalizio, infatti, scatta automaticamente il 24 settembre, senza alcuna possibilità di andare a votare prima, tenuto conto anche degli impegni vacanzieri degli italiani. Nella migliore delle ipotesi, quindi, si andrebbe alle urne almeno a partire da ottobre. Le urne sono un scenario più astratto che concreto? Lo scopriremo solo (vivendo) mercoledì prossimo. E molto dipende dal centrodestra. Se Salvini e soprattutto Berlusconi si mettono davvero in coda alla Meloni (e non conviene loro granché ai fini puramente di competition interna), e se nel Pd la tendenza elettoralistica vince (lo stesso Letta non la scarta e i nomi da mettere in lista lo deciderebbe lui ormai ladrone del partito e non voglioso di sterminare gli ex renziani: molti sì, ma non tutti), allora le urne post-estate saranno possibili. Ma non sembrano auspicate dal Colle che, nel caso di vittoria del centrodestra e di FdI, dovrà dare l’incarico di premier alla Meloni.

Draghi si convince
e incassa il sì
della maggioranza
L’incognita M5S

Giuseppe Conte si rimangia tutto, fa rientrare in aula i suoi per la votazione di mercoledì e ripristina la fiducia al governo. Abbiamo scherzato? Più o meno. Sembra surreale, tipo teatro dell’assurdo, ma l’ipotesi non è neppure da scartare del tutto perché i ministri M5S non vogliono dimettersi dalle loro poltrone (due su tre andrebbero a ingrossare il partito di Di Maio e una decina di altri grillini si aggiungerebbero agli scissionisti in caso di uscita contiana dalla maggioranza) e perché lo stesso Giuseppi giura e spergiura a Letta (ma molti al Nazareno ridono per non piangere) di non avercela con Draghi e di essere in fondo affezionato a questo esecutivo.  Dunque un Draghi bis con Conte o un Draghi bis senza Conte come piacerebbe a Salvini e a Berlusconi? M5S ci ha abituato a clamorosi dietrofront, dall’euro alla Tap, dall’accettazione dello stesso Draghi alla messa in stato d’accusa di Mattarella, e potremmo andare avanti all’infinito. Quindi, nulla è da escludere, neanche la capriola finale non sulla via di Damasco ma sui (cento?) passi che da casa-Conte, in pieno centro a Roma, conducono a Montecitorio.  Compresa la sorpresa di vedere la pochette che subito dopo essersi trasformata nel basco del Che ridiventi un fazzoletto da tasca di un avvocato bisognoso di sbarcare il lunario.

Draghi lascia
ma Mattarella
dà l’incarico
a un traghettatore

 

È lo scenario del Traghettatore. Nei Palazzi dicono in tanti che il ruolo piacerebbe, e assai, a Cottarelli che già un incarico da esploratore lo ebbe e da allora non farebbe che pregustare un’altra chiamata alla guida di un possibile governo di transizione. Il Traghettatore è quello che si inserisce nel fallimento dello scenario Draghi bis (con o senza Conte) e nell’impraticabilità dell’opzione elettorale. Circola il nome di Giuliano Amato, se non fosse che proprio in questi giorni ricorre l’anniversario del prelievo forzoso noi conti correnti degli italiani quando lui era premier. E allora chi? Frattini che piacerebbe al centrodestra? Cassese che non ha l’età dalla sua parte? Daniele Franco, l’attuale ministro dell’Economia, stimatissimo da Draghi e da quasi tutti, a cui però non vengono attribuite particolari attitudini politiche? Magari al posto di un Traghettatore potrebbe arrivare una Traghettatrice. Ma chi, la Cartabia? C’è chi ricorda in queste ore la sua partecipazione, assai appezzata alla festa di FdI a Piazza Risorgimento, e una Cartabia non sgradita alla Meloni per portare il Paese alle urne nel 2023, rassicurare draghianamente la Ue, diventare la prima donna a Palazzo Chigi e firmare la legge di bilancio senza impegnare troppo i partiti potrebbe essere uno slancio fantapolitico ma anche no.

Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 00:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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