Conte, dagli italiani ai grillini: l'avvocato a palazzo Chigi è un déjà vu di 40 minuti

Martedì 20 Luglio 2021 di Marco Conti
Conte, dagli italiani ai grillini: l'avvocato a palazzo Chigi è un déjà vu di 40 minuti

«Torno semplice cittadino», disse cinque mesi fa Giuseppe Conte lasciando Palazzo Chigi.

Ieri mattina l'avvocato di Volturara Appula ha nuovamente varcato quel portone con la stessa commozione di quel sabato di metà febbraio, ma con un pizzico di nostalgia mitigato dalla convinzione di colui che, per dirla con Franco Califano, «non escludo il mio ritorno».

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IL VOTO
Per ora però a Palazzo Chigi c'è Mario Draghi, senza contare che di ex premier che guidano un partito, e che covano nel quasi segreto analoga aspirazione, ce ne sono altri due in maggioranza: Enrico Letta e Matteo Renzi. Senza contare che Conte, formalmente, non si è ancora insediato alla guida del M5S e nell'ufficio di Campo Marzio, perché non ha avuto «il plebiscito» che confida di raccogliere nell'imminente voto online. Ma poiché Draghi non solo è un signore, ma ha maturato anche il dubbio che Conte orienti molte delle scelte del Pd a trazione Ds, le porte dello studio che fu per un paio d'anni dell'«avvocato del popolo» si sono spalancate. Quaranta minuti in tutto, al lordo dei convenevoli, non sono tempo sufficiente per fare tutto ciò che avevano minacciosamente promesso gli strateghi del contismo facendogli ripetere, stavolta forse con minori conseguenze, il bluff che lo mandò a sbattere sulla mozione di sfiducia al ministro Bonafede, poi nella caccia ai tanti volenterosi pronti a sostenere il ter e di recente nel minacciare una scissione del M5S. Ma poiché, come disse lo stesso avvocato poche ore la caduta del suo governo riferendosi a Renzi, «un politico non accetta facilmente di cedere il potere ad un tecnico», ecco che Conte si fa politico e va a casa del tecnico-Draghi con l'intento di ricordargli che «l'idea che un uomo da solo possa risolvere le cose falsa la realtà». Conte è reduce da Marina di Bibbona dove è andato nel tentativo di soppiantare Beppe Grillo con il più noto marchese Onofrio del Grillo, e sostituire «l'uno vale uno» col «io so' io e voi non siete un c...o!». Una narrazione che il professore universitario sa bene come spendere nella scuola di formazione politica che intende mettere in piedi sostituendo i meet-up grillini che pur esprimevano nei rispettivi blog interessanti teorie terrapiattiste. Ieri mattina, al cospetto di colui che per anni ha avuto a che fare non con il gerarca minore Vito Crimi, ma con Wolfang Schaeuble e Jens Weidmann era logico che molti dei promessi ultimatum letti sulla stampa amica, si siano persi. Comprensibile, forse, quando si ha la consapevolezza di guidare un MoVimento composto di eletti che vogliono arrivare a tutti i costi ai quattro anni, sei mesi ed un giorno di legislatura. D'altra parte, come già scriveva Guccini, «la pensione è davvero importante» anche se il grillismo, e non solo, ci ha da tempo insegnato che non è vero che per entrare in Parlamento o andare al governo «un laureato conta più di un cantante».

A Conte piace il potere e ad esso è pronto a sacrificare la sua carriera universitaria, il suo studio da avvocato che, 730 alla mano, rendeva più di Palazzo Chigi. Ma Draghi ha studiato nella Eton romana dei gesuiti, il liceo Massimo, dove insegnano a gestire il potere senza darlo a vedere. Conte ha frequentato Villa Nazareth per poi arrivare all'università di Firenze in attesa di essere convocato dal suo assistente «gratuito» Alfonso Bonafede, leader dei no-tav fiorentini. La conclusione del suo secondo governo sembra già lontana nel tempo. Così come le lacrime di Rocco Casalino e il banchetto issato qualche giorno prima dell'addio davanti Palazzo Chigi.
«Torno semplice cittadino, ma il mio impegno prosegue», disse l'ultimo giorno salutando i dipendenti che lo applaudivano dalle finestre di palazzo Chigi forse anche perché si concludeva la stagione dei consigli dei ministri notturni, delle riunioni serali per prendere tempo, dei comitati per non decidere. A palazzo Chigi per incontrare Draghi, e parlare della riforma della giustizia, ieri è salito l'ex tecnico che un ex comico ha posto alla guida del primo partito italiano ed è uscito a mani vuote sia come tecnico che come politico.

Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 10:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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