Conte-Draghi, sarà crisi? Domani il vertice a Palazzo Chigi: ecco cosa può succedere

L’esecutivo potrebbe essere spinto davanti a un bivio: o si cambia strada e si fa come dice il Movimento, oppure ognun per sé

Domenica 3 Luglio 2022 di Andrea Bulleri
Conte-Draghi, sarà crisi? Domani il vertice a Palazzo Chigi: ecco cosa può succedere

Sarà un addio? Oppure, alla fine, la tempesta minacciata sul governo da Giuseppe Conte si risolverà in un passeggero temporale estivo, col sole pronto a sbucare da dietro le nuvole della crisi? È quello che tutti si chiedono in attesa di sapere come finirà l’incontro tra il presidente del Movimento 5 stelle e Mario Draghi, fissato per domani pomeriggio a Palazzo Chigi.

Un colloquio dal quale il governo potrebbe uscire rafforzato, se – come molti sono pronti a scommettere – Conte alla fine deciderà di non drammatizzare lo scontro. Ma l’esecutivo potrebbe pure essere spinto davanti a un bivio: o si cambia strada e si fa come dice il Movimento (su temi come superbonus, reddito di cittadinanza e ulteriori invii di armi all’Ucraina), oppure ognun per sé. 

Il vertice

L’avvocato di Volturara Appula, nei giorni scorsi, è stato volutamente vago su quali siano le sue intenzioni. «La permanenza al governo del Movimento? Ci confronteremo con la nostra comunità e poi valuteremo». Intanto, per domani mattina, ha convocato un consiglio nazionale dei vertici del Movimento, in teoria per decidere la linea. Draghi, dal canto suo, ha cercato di offrire una sponda al suo predecessore. Prima smentendo con forza il retroscena che ha mandato su tutte le furie Conte, quello secondo cui l’ex capo della Bce avrebbe chiesto a Beppe Grillo di mollare l’avvocato al suo destino e sostenere Di Maio. Poi tornando a ribadire la centralità del M5S nella maggioranza: «Senza il Movimento il governo non si fa». 

Ma al di là delle rassicurazioni e del ripetere che c’è «massima disponibilità» al confronto coi grillini, Palazzo Chigi è stato chiaro anche nel fissare dei paletti. «Parliamo di tutto, ma nessun dietrofront sulla linea del governo», il senso del ragionamento che il premier ha condiviso con i suoi interlocutori. «Soprattutto su nodi come le riforme e l’adesione convinta dell’Italia alla posizione occidentale sul conflitto». 

 

La “terza via”

Ecco perché in tanti, tra i 5S “duri e puri”, premono perché Conte spinga sull’acceleratore della crisi. «Che senso ha restare, se non veniamo ascoltati? - il dubbio sempre più insistente tra i grillini - Serve solo a farci calare ancora nei sondaggi. Meglio l’opposizione». 

Una “terza via”, per Conte, potrebbe essere il ritiro dei ministri dal governo e l’appoggio esterno all’esecutivo. Un modo per segnare le distanze da Draghi ma allo stesso tempo garantire i voti in parlamento, senza mandare il governo a gambe all’aria. La strada è accidentata, perché sia Palazzo Chigi che il Pd (che del Movimento vorrebbe essere l’alleato) sono stati chiari: uscita significa crisi. «Non sarò premier con maggioranze diverse», ha ripetuto Draghi solo un paio di giorni fa. Seguito sulla stessa linea da Enrico Letta: «Se si apre la crisi, ci confrontiamo alle elezioni». Oggi si è spinto ancora più avanti il ministro dem Dario Franceschini: «Se i cinquestelle staccano la spina, l’alleanza con loro è finita». L’avvertimento, a Giuseppe Conte, è arrivato. Ora tocca a lui fare la sua mossa.

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 09:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci