Consob, si dimette il presidente Nava. Di Maio: «Ora un servitore dello Stato»

Giovedì 13 Settembre 2018
Consob, il presidente Nava presenta le dimissioni
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Mario Nava lascia la Consob e torna a Bruxelles. A meno di cinque mesi dal suo arrivo alla guida dell'Autorità di vigilanza sui mercati finanziari, il presidente rinuncia all'incarico, come chiesto da Lega e M5S, che hanno giudicato il suo legame con la Commissione Ue, regolato dall'istituto del 'distaccò, incompatibile con la presidenza della Consob, e tale da minarne l'indipendenza. «Un grande successo della Lega e dei Cinque Stelle», sottolineano fonti della maggioranza di governo secondo cui gli esiti del loro pressing «premiano l'azione congiunta dei due partiti, con grande soddisfazione generale». 

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Ma l'annuncio è comunque arrivato a sorpresa dopo che, in giornata, il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti sembrava aver minimizzato la vicenda. Ora invece soprattutto M5s canta vittoria. «Vi prometto che nomineremo un servitore dello Stato e non della finanza internazionale. Volteremo pagina assicurando alla Consob un presidente che possa esercitare pienamente e liberamente il suo ruolo», assicura su Facebook il vicepremier Luigi Di Maio mentre l'opposizione lo accusa di aver creato un altro danno enorme al Paese. «La questione legale della mia posizione amministrativa è stata decisa e validata da ben quattro istituzioni, Commissione europea, presidenza del Consiglio, presidenza della Repubblica e Corte dei Conti, e non necessita miei commenti ulteriori.

La questione è quindi solo politica» è invece la posizione ribadita da Nava, scelto dal governo Gentiloni, il quale da parte sua twitta definendolo «Un tecnico troppo bravo e troppo autonomo per l'attuale Governo» mentre Matteo Renzi segnala che l'aver costretto il presidente alle dimissioni «farà un danno enorme alla credibilità dell'Italia non solo sui mercati. Il tempo sarà galantuomo ma questo è un governo di cialtroni». Nel comunicare il suo passo indietro irrevocabile alla Commissione, dove il suo posto viene preso ad interim dalla commissaria più anziana, Anna Genovese, il dirigente spiega che «La Consob è indipendente, ma non può essere isolata. Consob deve poter lavorare non solo con le altre autorità indipendenti, ma anche con le istituzioni politiche». Nava, il cui profilo e la carriera professionale fanno di lui un europeista convinto, ricorda di essere stato chiamato a Roma, tra l'altro, «con l'obiettivo di integrare la Consob meglio nei vari consessi europei e internazionali».

«La richiesta di dimissioni per 'sensibilità istituzionalè da parte dei quattro capigruppo di Camera e Senato dei due partiti di maggioranza sono un segnale chiaro e inequivocabile di totale non gradimento politico. Il non gradimento politico limita l'azione della Consob in quanto la isola e non permette il raggiungimento degli obiettivi» aggiunge. Non manca poi di ringraziare soprattutto Sergio Mattarella, «per la fiducia e il supporto in questo periodo», e si dice «certo che il mio sacrificio personale rasserenerà gli animi» «e permetterà al Governo di indicare un Presidente con caratteristiche ad esso più congeniali».

L'attacco a Nava era partito a fine luglio quando il premier Giuseppe Conte aveva chiesto all'authority gli atti per verificare la regolarità della nomina ed è detonato questo giovedì con la nota dei capigruppo di M5S e Lega di Camera e Senato.

Il motivo dichiarato del pressing è il fatto che il funzionario, che viene da uno dei dipartimenti della Direzione generale per le finanze della Commissione europea sia arrivato alla Consob in 'distaccò triennale per preservare il posto in Europa mentre la legge istitutiva dell'authority italiana richiede ai commissari provenienti da pubbliche amministrazioni di mettersi fuori ruolo.

Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 15:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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