L’ipotesi di Colao premier. Il pressing per il rimpasto

Con Draghi al Colle, al suo posto salgono le quotazioni del ministro per l’Innovazione

Mercoledì 19 Gennaio 2022 di Mario Ajello
L’ipotesi di Colao premier. Il pressing per il rimpasto

Il premier non fa scenari e tantomeno parla di rimpasti. Ma sia che Draghi vada al Quirinale sia che resti a Palazzo Chigi, la compagine del governo è destinata a cambiare. Come possibili guide dell’esecutivo, nel caso l’ex presidente della Bce traslochi sul Colle, il nome più gettonato in queste ore - al punto che alcuni esponenti di FdI, come il deputato Mollicone, mettono le mani avanti: «Non ci auguriamo che l’attuale ministro dell’Innovazione diventi premier» - è quello di Vittorio Colao, considerato insieme a Marta Cartabia un continuatore dell’agenda Draghi senza Draghi e una figura di garanzia per il cammino del Pnrr e il varo delle riforme connesse.

Sarebbe un governo con nuovi innesti quello targato Colao (o quello Cartabia) ma anche se dovesse restare Draghi a Palazzo Chigi - e al momento nessuno sa quale sarà la sua destinazione - l’esecutivo avrà le porte girevoli con ministri che escono e ministri new entry.

Nei Palazzi della politica, la composizione della squadra di governo 2022-2023 con o senza Draghi è al centro dei desiderata dei vari partiti e dei ragionamenti in corso. Non tanto per il cosiddetto «esecutivo dei leader» che i due Mattei - Salvini e Renzi - vedono bene ma è un’ipotesi che non sta spopolando tra gli altri. Quanto per un governo di continuità con quello tecnico-politico di Draghi e l’aggiunta di un peso maggiore dei partiti o comunque di figure diverse da quelle viste finora. La voce su Tajani ministro si sta facendo insistente. E intanto dei tre attuali titolari forzisti di dicastero, esponenti di quel berlusconismo se non critico di sicuro non sempre allineato senza se e senza ma, resterebbe - secondo chi ha le mani in pasta nel grande ricambio - la sola Maria Stella Gelmini. Chi difficilmente figurerà nel post-Draghi o nel nuovo Draghi in salsa Colao o Cartabia, è Luciana Lamorgese.

Quirinale, Berlusconi: «Non deluderò chi mi ha dato fiducia». Meloni: «FdI farà la sua parte»

​Quirinale, kingmaker: chi sono, cosa fanno e perché. Ma nei partiti regna la confusione

Le caselle

Salvini vuole per sé il Viminale, il che non significa tornarci personalmente, ma essere di nuovo il perno della narrazione della lotta anti-sbarchi. Il ministero dell’Interno come luogo cruciale, per la Lega, da dove rivaleggiare con FdI in vista del voto del 2023. E ancora: nella casella altri ministri uscenti ci sarebbero Cingolani (lui stesso più volte ha detto che il suo compito lo ha concluso) e Giovannini (gran ritorno della dem De Micheli ai Trasporti?). Del Pd inamovibile Guerini, che alla Difesa ha ben meritato secondo tutti, mentre tra Orlando e Franceschini si dovrà fare spazio a una donna (in linea con il femminismo lettiano). Capitolo 5 Stelle: è data per scontata la permanenza di Di Maio alla Farnesina, mentre Conte aspira a piazzare in consiglio dei ministri due fedelissimi al posto di D’Incà e della Dadone (si dovrebbe salvare Patuanelli): sarebbero Mario Turco e Alessandra Todde. Quanto al premier, Draghi uber alles ma i 5 stelle continuano a insistere su Franco e accetterebbero Colao soprattutto per evitare la Cartabia. 
Alla girandola ministeriale si sta insomma lavorando, ma il Quirinale ovviamente è la priorità.

 

Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 22:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci