CasaPound non sarà più un partito dopo il fallimento nelle ultime elezioni

Giovedì 27 Giugno 2019
CasaPound non sarà più un partito dopo il fallimento nelle ultime elezioni
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Il flop alle ultime elezioni europee, con risultati da prefisso telefonico (0,3%), ha spinto CasaPound a rinunciare ad essere un partito politico «in seguito all'esperienza delle ultime elezioni europee e al termine di una lunga riflessione sul percorso del movimento dalla sua fondazione a oggi, CasaPound Italia ha deciso di mettere fine alla propria esperienza elettorale e partitica».
 



Lo comunica il presidente di Cpi, Gianluca Iannone, che aggiunge: «La decisione di oggi non segna affatto un passo indietro, da parte del movimento, ma anzi è un momento di rilancio dell'attività culturale, sociale, artistica, sportiva di Cpi, nel solco di quella che è stata da sempre la nostra identità specifica e originale. Sarà anche un'occasione per tornare a investire tempo ed energie nella formazione militante, particolarmente essenziale, dati i nuovi pruriti liberticidi della sinistra».

«Tale decisione - continua Iannone - non significa che CasaPound intenda disertare la battaglia sovranista e identitaria. Al contrario, Cpi intende sfruttare il suo bagaglio di vivacità culturale, radicamento sul territorio ed energia militante per contribuire a quella che resta la sfida cruciale da qui ai prossimi anni, dialogando con tutte le forze che si oppongono alle follie globaliste e hanno a cuore i destini della nazione. I molti eletti a livello locale e le 140 sedi sparse su tutto il territorio nazionale resteranno inoltre preziosi avamposti politici per portare avanti le nostre battaglie».

«In tutti questi anni - spiega ancora il presidente di Cpi - CasaPound ha svolto un'importante funzione di avanguardia politica, mettendo in circolo proposte e parole d'ordine che poi sono finite in cima all'agenda del dibattito politico: pensiamo solo a mutuo sociale, reddito nazionale di natalità, nazionalizzazione delle autostrade, preferenza nazionale. Noi riteniamo che questa funzione sia valida oggi più che mai».

LA SCRITTA
Una decisione che arriva all'indomani degli accertamenti che la sindaca Raggi ha disposto sul palazzo occupato abusivamente da CasaPound in via Napoleone III a Roma. 
Accertare se la scritta CasaPound, sulla facciata del palazzo di via Napoleone III, sia abusiva e, nel caso, rimuoverla. È questa la richiesta, secondo quanto si apprende da fonti del Campidoglio, avanzata dalla sindaca di Roma Virginia Raggi al comandante della polizia locale Antonio Di Maggio sull'immobile, di proprietà del Demanio, occupato dal 2003 dal movimento neofascista.
Nel mirino non solo la scritta 'CasaPound' in marmo: Raggi avrebbe chiesto anche al capo dei Vigili di fare «accertamenti» sulla regolarità dei negozi che si trovano al piano terra dello stabile dell'Esquilino.


CHIARALUCE
«Giustamente abbiamo dovuto fare una riflessione anche alla luce dei numerosi attacchi subiti. Il che non vuole dire fare un passo indietro: siamo a disposizione per produrre idee e aiutare gli altri partiti, siamo a disposizione a dialogare con tutti i partiti, come coloro che stanno nell'area identitaria e sovranista». Lo dice all'Adnkronos la 'ducessà di CasaPound Carlotta Chiaraluce, coordinatrice del movimento nel X Municipio e vera e propria campionessa di preferenze in tutte le competizioni elettorali in cui ha partecipato con la tartaruga frecciata, commentando le parole del presidente Cpi, Gianluca Iannone, sulla decisione di porre fine alla esperienza partitica. «Giusto che CasaPound torni ad essere un movimento - sottolinea Chiaraluce - che si occupa di quello che abbiamo sempre fatto, abbiamo sempre prodotto idee e continueremo a farlo. Vogliamo continuare a portare avanti il nostro contributo. Da qui a breve vediamo che succederà. Non è resa ma un cambio di rotta, CasaPound c'è e continuerà ad esistere».

OSTIA
« CasaPound non si sta sciogliendo, torna a fare quello che faceva prima: avanguardia politica. Continueremo le nostre battaglie storiche. Ciò che cambierà è che il simbolo di CasaPound non sarà più sulla scheda elettorale: non cercherà più il consenso per il voto ma per le persone che vogliono con noi potare avanti le istanze del territorio. È un modo diverso di intendere la politica». Lo dice all'Adnkronos Luca Marsella, consigliere di CasaPound a Ostia, spiegando le ragioni che hanno portato alla decisione di sciogliere CasaPound come partito, per tornare alle origini movimentiste. «La scelta- spiega Marsella- è dovuta a quello che succede ogni giorno, alle diffamazioni che riceviamo, all'accerchiamento giudiziario e mediatico. L'obiettivo però è sempre lo stesso: risollevare questa nazione e lo possiamo fare anche fuori dall'agone politico. Molte proposte di questo governo, come la nazionalizzazione delle autostrade, sono copiate dal nostro programma. Siamo pronti a dialogare con chi porterà avanti le nostre idee, prendendo ovviamente come riferimento l'area sovranista».

DI STEFANO
«Smettere di candidarsi alle elezioni non significa smettere di fare attività politica. CasaPound, da movimento di avanguardia culturale, conduceva lotte politiche già da 10 anni prima che entrasse nell'agone elettorale. Torniamo alle origini perché, per andare dietro alle elezioni, abbiamo perso lo spirito iniziale. Nostro compito non deve più essere quello di presidiare ogni giorno i centri di accoglienza». Lo dice all'AdnKronos Simone Di Stefano, segretario di CasaPound, spiegando le ragioni che hanno portato alla decisione di rinunciare a partecipare alle elezioni per tornare alle origini unicamente movimentiste. «Come avanguardia abbiamo imposto alcuni temi, poi ripresi da molti partiti, che ora sono al centro del dibattito politico - sottolinea Di Stefano - La nostra forza è quella di avanguardia culturale e quello torniamo ad essere. Continueremo a portare avanti le nostre battaglie politiche organizzando manifestazioni ed eventi culturali, non usciamo dalla politica, soltanto dalle elezioni». «Quale partito potrebbe attrarre i nostri voti in futuro? Diciamo innanzitutto che non confluiremo in nessun'altra compagine. Di volta in volta sceglieremo, eventualmente, di appoggiare chi ci convincerà di più. Sicuramente l'area di riferimento sarà quella sovranista», conclude Di Stefano.

POLACCHI
«Ovviamente questa cosa il presidente l'ha già discussa con la direzione nazionale che ha appoggiato la sua logica. È chiaro che CasaPound vuole essere un movimento d'avanguardia e culturale, essere il movimento che lancia le sfide e iniziative più belle e importati, che possano diventare anche appannaggio di altri partiti come Lega, Fratelli d'Italia e M5S, che sulla battaglia riguardo le autostrade ha preso una nostra proposta di legge, non attuata ma che l'ha fatta propria». Lo dice all'Adnkronos Francesco Polacchi, esponente di CasaPound e tra i fondatori della casa editrice Altaforte, commentando le parole del presidente Cpi, Gianluca Iannone, sulla decisione di porre fine alla propria esperienza elettorale e partitica. «Io sposo la linea del presidente e cercherò di contribuire alla ricostruzione di un percorso diverso, non più elettorale, ma che vedrà nostri elementi tesserati candidarsi comunque alle elezioni», conclude Polacchi.

Ultimo aggiornamento: 15:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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