«Mai più abusi in carcere»: così Draghi lancia la riforma

Giovedì 15 Luglio 2021 di Gigi Di Fiore
«Mai più abusi in carcere»: così Draghi lancia la riforma

Dalle celle, affacciati ai finestroni con le grate è tutta un'acclamazione. Un applauso. «Draghi, Draghi», urlano i detenuti. E poi aggiungono: «Indulto, indulto». Sono le 16,20 quando il premier Mario Draghi entra nel carcere della «ignobile mattanza», come è stato definito dal gip Sergio Enea l'istituto penitenziario «Francesco Uccella» di Santa Maria Capua Vetere. Qui, in 117 sono indagati per le percosse e le violenze sui detenuti documentate dalle telecamere il 6 aprile dello scorso anno. «Oggi non siamo qui a celebrare trionfi o successi, ma ad affrontare le conseguenze delle nostre sconfitte» dice subito Draghi che è con il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, e viene accompagnato dalla direttrice Elisabetta Palmieri a vedere alcuni padiglioni del carcere.

 


I REGALI
Al secondo piano, le 61 detenute in massima sicurezza regalano al premier i loro prodotti di sartoria e di beauty con scritte contro la violenza.

Al padiglione Nilo, i 352 detenuti applaudono sotto lo sguardo d'approvazione degli agenti penitenziari. Il premier sorride, si mostra disponibile, accompagnato dagli sguardi di detenuti e agenti.

Draghi, riforma del carcere a Santa Maria

 

Nel giro per i padiglioni, ci sono anche Dino Petralia, direttore del Dap, e il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma.
È la prima volta di un presidente del Consiglio in visita in un carcere di frontiera. Non è una passerella, né una celebrazione. È un segnale politico-istituzionale, dopo le immagini che «hanno scosso nel profondo le coscienze degli italiani e i colleghi degli agenti» dice Draghi. Che poi spiega: «C'è una responsabilità collettiva in un sistema carcerario che va riformato, per renderlo rispettoso dell'articolo 27 della Costituzione».

Draghi e Cartabia al carcere di Santa Maria Capua Vetere: «Il sistema va riformato»


La rieducazione della pena, i principi di umanità da rispettare nella detenzione vengono ricordati dal presidente del Consiglio che non può non citare le due condanne che l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea per il sovraffollamento carcerario. E si capisce che Santa Maria è luogo-simbolo, che l'inchiesta e le violenze sui detenuti possono diventare occasione per ripensare il sistema detentivo italiano.

Quattro ore di torture nel carcere, l'incubo di un detenuto pontino


Lo conferma il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, che parla di «gravissimi fatti» e aggiunge: «Mai più violenza nelle carceri che sono luoghi di dolore, sofferenza, pena che va scontata con senso di umanità». E chiarisce: «La presenza del primo ministro Draghi è più eloquente di qualsiasi parola. Il problema della carceri riguarda tutti e il governo intende farsene carico. Non basta condannare l'accaduto, bisogna rimuoverne le cause. Siamo qui, perché quando si parla di carceri bisogna aver visto».
GLI ANNUNCI
Gli impegni annunciati vanno in due direzioni: investimenti sulle strutture dei 190 istituti carcerari e riforme delle norme sul sistema penitenziario. A Santa Maria Capua Vetere, sarà realizzato un nuovo padiglione e partiranno finalmente lavori di manutenzione per risolvere gli annosi problemi di approvvigionamento idrico e dei riscaldamenti.

Video

La novità, che il ministro Cartabia esplicita, è la nuova filosofia del governo sul sistema penale: «La pena non è solo nel carcere, che va lasciato solo per i reati più gravi». E poi, aumento del personale tra agenti penitenziari e dipendenti amministrativi. Spiega il ministro Marta Cartabia: «Vivere in un ambiente degradato non aiuta un lavoro così difficile. Occorrono fondi e impegni perché il personale penitenziario lavora come un medico che dovrebbe operare due pazienti contemporaneamente e non è possibile».
 

Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 23:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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