Camera, Lega spaccata E Salvini fa acquisti in casa di Forza Italia `

Giovedì 23 Settembre 2021 di Emilio Pucci
Matteo Salvini

ROMA - Sotto traccia, il vero inconfessabile timore nella Lega è che sia palazzo Chigi, non con un'operazione politica ma portando avanti provvedimenti ostili agli ex lumbard, a voler favorire la spaccatura del partito. Dando spazio all'ala governista e di fatto creando le condizioni per un ribaltamento della leadership in prospettiva. Resta una preoccupazione latente, un big del partito di via Bellerio ricorda il mancato incontro con il premier Draghi (ma ci sono stati diversi contatti telefonici), la sua determinazione sul tema Green pass e ora l'intenzione di portare in Cdm prima delle amministrative la delega fiscale che contiene anche la riforma del catasto, contro la quale ieri si sono espressi pubblicamente i governatori leghisti. «Se toccano le pensioni e la casa noi usciamo», dice un big. In ogni caso Salvini si sente sotto attacco. Mediatico più che altro. Il segretario fa spallucce, «ogni volta che ci buttano fango prendiamo più voti», ripete ai fedelissimi. L'unico suo obiettivo è quello di portare fieno in cascina alla lista. Da qui l'acquisto di pezzi forzisti in Lombardia: Fermi, presidente del consiglio regionale lombardo; Piazza, consigliere regionale Mauro; Nava, ex presidente della provincia di Lecco ed ex sottosegretario alla giunta regionale. Una risposta all'uscita dell'europarlamentare Francesca Donato. Per la serie «una ne esce dieci ne entrano».
ARRIVI E NOMINE
E anzi annunciati nei prossimi giorni altri ingressi. Arriveranno altri due parlamentari, uno di FI e l'altro da Italia viva (il nome è quello del deputato siciliano Scoma, ex azzurro). Mentre oggi in Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare la nomina del sostituto di Durigon, il professor Freni. Ma lo scontro resta sempre sulle politiche anti-Covid dell'esecutivo. Ieri più della metà dei deputati della Lega ha votato il decreto Green pass bis, 51 gli assenti ma è ripartita la caccia a chi non è daccordo sull'obbligo del passaporto sanitario. I leghisti sono impegnati in campagna elettorale ma quei banchi vuoti hanno di nuovo alimentato le polemiche sulle differenze di sensibilità interne. E se Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, spiega che non c'è spazio per i no vax nel partito, il segretario ancora veste i panni dell'equilibrista. «La Lega - afferma - è un movimento democratico. In democrazia ogni idea è rispettata e rispettabile».
La premessa è che non si abbandona la nave del governo: «Se Letta e Conte si trovano male escano loro, noi non molliamo». Ma poi ci sarà il dato sulle amministrative e se andranno male la spinta per riavere mani libere tornerà a sentirsi. Per ora è il momento di mostrare i muscoli. La scelta di sottrarre voti in Lombardia a FI è da leggere in chiave anti-Meloni. Il Capitano non vuole certo che nel suo feudo Fratelli dItalia possa ambire al sorpasso. Ed è disposto pure a fare uno sgambetto a Berlusconi pur di difendere le proprie posizioni. Fermi due giorni fa è stato ad Arcore, l'ex presidente del Consiglio ha tentato di frenarlo senza riuscirci. La reazione di FI è un misto di rabbia («Scelta incomprensibile», il commento ufficiale del partito) e di indifferenza.
IL QUIRINALE
Il Cavaliere considera l'operazione della Lega di piccolo cabotaggio, punta al Quirinale, vede già il suo nome in ballottaggio con una figura del centrosinistra alla quarta votazione, non è intenzionato a litigare con nessuno, tantomeno con Salvini, la cui mossa è legata anche al freno degli azzurri al progetto della federazione. Si racconta nella Lega che la delegazione forzista al governo si sia accanita contro l'ex responsabile dell'Interno, che non voglia alcun patto e anzi tra gli azzurri già c'è voglia di proporzionale. E allora il leader è andato avanti sulla sua strada, pur non escludendo affatto che il nome del presidente di FI possa figurare nel lotto degli aspiranti al Colle.
Il vero problema per Salvini è interno al partito. E non è solo legato ai distinguo dei governatori e di Giorgetti che non brigano, nonostante il loro scetticismo, per sostituire il Capitano. Gli avversari sono quelli della vecchia guardia, di chi è rimasto - anche tra i fedelissimi - scontento per le nomine, perfino nella struttura di via Bellerio c'è chi alimenta il malcontento. Da qui l'ok ai congressi ad ottobre per consolidarsi. «Se tutto va come deve andare entro fine anno ci sarà il rinnovo di tutte le segreterie», ha spiegato.

 

Ultimo aggiornamento: 08:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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