Centrodestra, fumata nera: lite Meloni-Berlusconi. Nell'atteso incontro con Salvini nessun disgelo

Avrebbe dovuto essere il vertice del disgelo, si è trasformato nell'ennesima fumata nera e in uno scontro sempre più aspro sul caso Sicilia

Martedì 17 Maggio 2022
Centrodestra, vertice ad Arcore: Meloni e Salvini da Berlusconi

Avrebbe dovuto essere il vertice del disgelo, si è trasformato nell'ennesima fumata nera e in uno scontro sempre più aspro sul caso Sicilia. I tre leader del centrodestra si sono visti in un clima pesante, dopo che si erano interrotte le comunicazioni per l'esito della partita del Quirinale. Ieri pranzo veloce a base di riso con melanzane, olive e pachino, branzino in crosta e gelato al pistacchio. Nessuna voglia di scherzare, anche Berlusconi che ha fatto da padrone di casa offrendo un aperitivo in terrazza e regalando due quadri della sua collezione raffiguranti Madonne con bambino ai suoi alleati ha evitato di fare battute. Perché Salvini e Meloni sono lontani anni luce da una ricomposizione anche a livello personale e il tentativo di mediazione portato avanti dal presidente di FI è naufragato in nuove polemiche.
Salvini, accompagnato da Calderoli per parlare di legge elettorale e spingere Fdi e FI ad un impegno sui referendum sulla giustizia, ha lasciato villa San Martino dopo neanche un'ora dall'inizio dell'incontro, si sono intrattenuti un po' di più Meloni e La Russa. «Il vertice non era più rinviabile, bisogna tornare a parlarsi e a compattarsi»: la convocazione l'ha fatta proprio Berlusconi che si è trovato, tra l'altro, a dover spiegare le parole pronunciate due giorni fa sull'Ucraina e a ribadire che lui è atlantista a tutti gli effetti, che è stato frainteso, che non ha alcuna voglia di fare da sponda a Putin. «Da 28 anni sono dalla parte dell'Occidente, dell'Europa, della libertà.

Su questo non ci può essere nessun equivoco», aveva ribadito di primo mattino l'ex premier, «lo dimostrano innumerevoli atti di governo e voti parlamentari». «Nessun cambio di linea», aveva fatto presente pure il coordinatore Tajani rispondendo indirettamente alla richiesta di un chiarimento della capo delegazione al governo di FI Gelmini secondo la quale «la libertà non può valere solo per noi: è un bene indivisibile».

Le amministrative

Ma nel menù della riunione dei leader del centrodestra c'era soprattutto il tema delle amministrative. Le divisioni tra FI e Fdi a Verona, gli scontri nella coalizione a Parma, Catanzaro e Viterbo e poi Meloni e La Russa sono partiti all'attacco sulla Sicilia. «Avete alternative a Musumeci?», hanno chiesto entrambi. Riscontrando «una disponibilità» del Cavaliere a convergere sulla riconferma del presidente della Regione, anche se l'ex premier si è limitato ad esprimere una stima personale per il governatore e si è impegnato a trovare una soluzione con il partito in Sicilia. Per questo motivo si è detto «irritato e sorpreso» per «la fuga in avanti» di Fdi che ha anche puntato il dito su Salvini che «ritarda l'annuncio del candidato». Risposta della Lega: «I dubbi su Musumeci sono della netta maggioranza dei siciliani. La scelta sul futuro governatore verrà presa in Sicilia, non a Roma o a Milano».

Insomma, anche in prospettiva delle Politiche la tensione non accenna a diminuire. Il partito di via Bellerio mette in guardia Fdi: se si presenta da sola perde la maggioranza dei collegi, la tesi. «E - dice un big lumbard - la Meloni deve capire che non può fare il candidato premier. Potrà essere divisivo lo stesso Salvini, di sicuro lo è lei». Sul tema della leadership non c'è stato comunque alcun accenno, si comincerà a partire dal basso, dalla costruzione dei programmi e dal tema delle alleanze. «Se è positiva la comune contrarietà a una futura legge proporzionale per le elezioni politiche, restano ancora fumose le regole d'ingaggio sulle modalità con cui formare liste e programmi comuni», si legge in una nota diramata da Fdi. La Meloni è tornata in pressing. «Fratelli d'Italia, nel confermare la sua indisponibilità a qualsiasi futura alleanza con il partito democratico e/o Cinquestelle, confida nella stessa chiarezza da parte degli alleati», il refrain, perché «l'unità della coalizione non basta declamarla. Occorre costruirla nei fatti».

Non è un caso che Berlusconi sia stato l'unico a parlare con i cronisti sul tema delle comunali: «L'accordo non è stato trovato per pure contrapposizioni locali, persona contro persona, ma siamo sicuri che negli eventuali ballottaggi troveremo l'accordo», ha spiegato. Con l'assunto che «soltanto un pazzo potrebbe mandare all'aria la coalizione. È evidente che - ha osservato l'ex premier - se il centrodestra si disunisse perderemmo le elezioni e vincerebbe la sinistra. Non c'è disaccordo possibile». Salvini dal canto suo ha fatto trapelare soddisfazione per essersi confrontato di persona con Berlusconi e Meloni ma in realtà le distanze non si sono colmate. «Per me il centrodestra così com'è funziona», il parere del Cavaliere. Ma non del presidente di Fdi secondo il quale il centrodestra va rifondato dopo l'esperienza giallo-verde e l'esecutivo di unità nazionale a sostegno di Draghi. Anzi in Fdi considerano l'incontro un passo indietro e non certo uno avanti.

 

Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci