Balneari e Europa, la mediazione di Meloni: «Ma seguiremo il Colle». Silenzio di Lega e FI

L'esecutivo è alla ricerca di «soluzioni più opportune». Pronta una interlocuzione con l'Ue

Domenica 26 Febbraio 2023 di Francesco Malfetano
Balneari e Europa, la mediazione di Meloni: «Ma seguiremo il Colle». Silenzio di Lega e FI

«I balneari oggi sono i peggiori nemici di loro stessi». Nel day after del richiamo con cui Sergio Mattarella ha "imposto" a governo e Parlamento di intervenire sulla nuova proroga al 2024 delle concessioni, ai vertici dell'esecutivo il clima è piuttosto teso. Nonostante il silenzio di Lega e Forza Italia, Giorgia Meloni e coloro che per lei seguono da vicino il dossier sono convinti che mettere a gara i beni demaniali sia «la strada più giusta» e che, quindi, come spiega il ministro Raffaele Fitto, si debba tenere «conto del richiamo del presidente Mattarella».

Al momento, chiarisce lo stesso titolare degli Affari europei, del Pnrr, del Sud e della Coesione territoriale, l'esecutivo è infatti alla ricerca di «soluzioni migliori e più opportune».

Anche perché senza una modifica dell'appena promulgato decreto Milleproroghe si prospetterebbero diversi piani di scontro. In primis con il presidente Mattarella che ha già chiarito di aver firmato il decreto solo per evitare che decadessero altre norme contenute nel testo, nonostante i numerosi «profili di incompatibilità», compresa una sentenza del Consiglio di Stato. In secondo luogo con Bruxelles, che non può accettare proroghe ulteriori. E Meloni non ha alcuna intenzione di incrinare il rapporto con entrambi, specie per una battaglia che «non porta il suo nome».

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IL PIANO

Per questo il piano dell'esecutivo ora prevede una nuova fase interlocutoria in cui cercherà di far ragionare gli alleati e il potente bacino elettorale dei balneari che, anzi, vorrebbero estendere il rinvio al 2025 (come già accade per alcuni casi specifici).Una mediazione difficile che, nel tentativo di

arrivare ad una modifica parlamentare del testo, parte dalla necessità che si comprenda come uno scontro a tutto campo sarebbe deleterio per tutti. Ovvero, spiega un ministro, politici e detentori delle concessioni, dovranno capire qual è «la realtà dei fatti»: se la Corte di Giustizia europea arriva ad esprimersi contro la proroga al 2024 delle concessioni - e allo stato attuale ci si arriverà nel giro di due o tre mesi - i magistrati italiani potranno agevolmente disapplicare la norma approvata con riserva dal Quirinale. Il risultato? I sindaci che hanno intenzione di mettere a bando le concessioni balneari, potranno farlo senza che siano state definite delle regole di ingaggio "gestibili".

L'idea caldeggiata dall'ala dell'esecutivo più prossima al presidente del Consiglio è in pratica quella del pragmatismo. Cioè sedersi attorno a un tavolo con la Commissione europea per evitare la procedura di infrazione, garantendo - a seconda della collaborazione che mostreranno gli alleati di maggioranza - la modifica del testo e la messa a bando delle concessioni, oppure che quella al 2024 è l'ultima proroga possibile. A quel punto modificare il testo in Parlamento e fare in modo che i bandi contengano compensazioni o agevolazioni per chi già oggi lavora con le spiagge.
Un iter tortuoso e decisamente poco agevole. Specie perché se Meloni si è impegnata a mettere «attenzione e approfondimento» sulle rilevazioni fatte da Mattarella, Lega e Forza Italia (e anche una porzione di FdI molto vicina alle istanze delle associazioni dei balneari) al momento non hanno chiarito le proprie intenzioni.

GLI ALLEATI

Non a caso il Carroccio, interpellato, si limita a ricordare la nota - estremamente diplomatica - diramata giovedì dal senatore Roberto Marti che fa riferimento al tavolo istituzionale chiesto e ottenuto dal partito di via Bellerio in sede di discussione del decreto Milleproroghe: «Tavolo - si legge - che va proprio nella direzione di approfondire il tema delle concessioni demaniali, sia nel rispetto delle norme europee che nella tutela delle nostre imprese balneari». Tradotto: si prova ancora a prendere tempo. Troppo poco per sminare le forti rimostranze del Colle, placare Bruxelles e far chiudere la pratica al governo

Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 15:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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