Autonomia differenziata, cosa sono i Lep? Ecco i livelli essenziali delle prestazioni alla base della riforma Calderoli

Si tratta di soglie minime di servizi che devono essere garantite su tutto il territorio nazionale. Sono previsti esplicitamente dall’articolo 117 della Costituzione

Giovedì 2 Febbraio 2023
Autonomia differenziata, cosa sono i Lep? Ecco i livelli essenziali delle prestazioni alla base della riforma Calderoli

Via libera al ddl sull'autonomia regionale differenziata del ministro Calderoli. È arrivato oggi l'ok del Consiglio dei ministri sul testo già limato nei giorni scorsi e varato tra gli applausi dell'esecutivo. Ma cosa prevede? Si tratta in sostanza di un'evoluzione del federalismo invocato da Bossi. Le singole Regioni avranno facoltà di decidere (dopo il finanziamento dei Lep, i livelli essenziali di prestazioni di cui si parla più avanti) anche rispetto alla scuola e alla sanità. «Questo provvedimento dimostra ancora una volta che questo governo manterrà gli impegni presi, la coerenza con il mandato avuto dai cittadini, per noi, è una bussola», ha detto il premier Giorgia Meloni. «Altra promessa mantenuta», scrive Matteo Salvini.

«Il disegno di autonomia differenziata è una sberla di Meloni al Sud del Paese.

Quel testo doveva passare per la Conferenza delle Regioni prima di arrivare in Cdm», protesta Elly Schlein, candidata alla segreteria del Pd. Polemico anche Stefano Bonaccini: «La bozza è irricevibile». Per Calenda, invece, il via libera al ddl è «l'ennesima presa in giro».

Cosa sono i Lep

Ma cosa sono i Lep? Sono i livelli minimi che ogni servizio pubblico deve raggiungere: si va dal numero degli uffici dell'anagrafe in ogni comune fino al numero di posti in asilo nido che devono essere garantiti. A stabilire quali sono gli stardand minimi da raggiungere in ogni caso è una legge nazionale. La Costituzione all'art. 117 recita: «Lo Stato ha legislazione esclusiva sulla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti  su tutto il territorio nazionale». Di fatto anche per quei servizi di cui si occupano le Regioni (come la sanità o i trasporti pubblici) è lo Stato a decidere quali sono i livelli minimi che devono essere garantiti a tutti i cittadini. Il problema è che per molti di questi settori, i Lep non sono stati mai definiti. Con la conseguenza che i servizi sono diversi su tutto il territorio nazionale: le Regioni più ricche possono garantire una qualità della vita più alta e quelle più povere non riescono a raggiungere gli stessi standard. 

Ad adottare i livelli essenziali delle prestazioni, quindi, sarà il governo, che ha già predisposto una speciale cabina di regia. Se, una volta stabiliti, i Lep dovessero poi cambiare, le Regioni avranno il dovere di rispettarli. 

Autonomia, il timing del Ddl

Con l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, il disegno di legge sull'autonomia differenziata compie il primo passo per quello che si annuncia, già oggi, un lungo percorso verso la sua piena attuazione. Il traguardo è infatti fissato dal ministro Calderoli a fine anno, al termine di un tortuoso percorso che coinvolgerà, a più riprese, Governo, Parlamento, Conferenza unificata e Regioni. Vediamo come: uscito da Palazzo Chigi, il testo andrà alla Conferenza unificata, chiamata a esprimersi sulla legge di attuazione. Parere che dovrebbe arrivare nel giro di tre settimane. Nel caso in cui la Conferenza decidesse di intervenire, il Cdm sarebbe costretto a riceverlo, riapprovarlo e inviarlo una seconda volta in questa sede. Qualora, invece, il testo non subisse interventi in Conferenza, potrebbe tornare in Consiglio dei ministri per il via libera definitivo. Dopo l'ok del governo, a quel punto toccherà al Parlamento, dove la legge seguirà il consueto iter di approvazione. Da qui in poi, potrà parallelamente prendere le mosse l'istituzione della Cabina di regia, il cui compito sarà quello di stabilire i Livelli essenziali di prestazione (Lep) entro la fine del 2023.

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La definizione dei Lep è proprio il delicato meccanismo su cui la riforma ha rischiato di incepparsi. Motivo per cui, si è deciso di coinvolgere ampiamente le Aule parlamentari. La Cabina di regia, quindi, prenderà parecchi mesi per soppesare le materie a cui applicare i Livelli essenziali di prestazione e per definire i costi e i fabbisogni standard. Alla termine di questo iter, toccherà nuovamente al Consiglio dei ministri emanare un Dpcm per ogni Lep individuato. Dpcm che dovrà prima trovare l'intesa della Conferenza unificata, e poi arrivare alle Camere. E qui entreranno in gioco Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama, che dovranno esprimere il loro parere. Da questo momento in poi sarà il turno delle Regioni, che potranno inviare la proposta di intesa al Consiglio dei ministri. Passaggio al quale seguirà la valutazione dei ministeri competenti. Potrà così cominciare il negoziato governo-Regioni, al termine del quale il Cdm approverà l'intesa preliminare. Intesa su cui diranno la loro la Conferenza unificata, prima, e le Camere, poi. Dopo l'ok delle Aule, sarà Palazzo Chigi, infine, a siglare l'intesa definitiva, che verrà approvata dalla singola Regione, per poi tornare in Cdm. Qui avrà finalmente luogo l'approvazione definitiva con disegno di legge.

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 14:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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