Fontana, faro dei pm sul prezzo dei camici: sei euro invece di 1.99

Sabato 1 Agosto 2020 di Valentina Errante
Fontana, faro dei pm sul prezzo dei camici: sei euro invece di 1.99

Una perizia per stabilire la congruità dei prezzi del contratto stipulato da Aria (centrale di acquisto della pubblica amministrazione lombarda) con la Dama, la società del cognato del governatore Attilio Fontana. Perché nelle offerte selezionate dalla Regione Lombardia, nel periodo dell’emergenza, le cifre, pagate per l’acquisto di materiale sanitario, oscillano tra i 27 centesimi a camice ai sei euro a pezzo dell’offerta Dama.


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I camici di Dama


Intanto, i militari del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza stanno esaminando le carte sequestrate nella sede della società e puntano a verificare se davvero Dini, già alla fine di marzo, quando ha deciso convertire l’azienda Paul&Shark in una fabbrica di materiale sanitario, sapesse che avrebbe avuto un contratto di fornitura con la Regione Lombardia.

Nei giorni drammatici di marzo e aprile, quando il contagio dilagava, mascherine, calzari, camici e cuffie erano un bene primario e difficile da reperire. Per questo la centrale di acquisti della pubblica amministrazione della Regione Lombardia, in quei mesi, compra camici su Amazon, da aziende cinesi e da ditte italiane che si sono riconvertite. 

GLI ACQUISTI
I prezzi per i camici sono i più vari, 41 centesimi, 1,99, 2,4 euro. E tra i tanti contratti c’è anche quello di fornitura dei 75mila capi della Dama. La selezione dell’offerta è già finita sotto accusa, perché è avvenuta in conflitto di interesse, ma adesso i pm vogliono stabilire se il prodotto, offerto da Dini e indicato genericamente come “camice”, al contrario di altri acquistati dall’amministrazione, che riportano la specifica del tipo di capo, “camici chirurgici”, “camici rinforzati davanti e sulle maniche” o “camici impermeabilizzati”, avesse un prezzo congruo. La Dama ha venduto a sei euro ciascun pezzo, con un contratto da 513mila euro per 75mila (oltre a 7mila tra calzari e cuffie e altri camici pagati a 9 euro). Ma nel lungo elenco compaiono poche altre aziende che hanno stabilito prezzi più alti, molte che hanno proposto offerte più vantaggiose. Il tipo di tessuto, il costo per l’azienda e il margine ottenuto da Dini saranno ora oggetto di una perizia. Sulla questione aveva già sollevato dubbi il consigliere regionale grillino Marco Fumagalli, adesso saranno i pm a verificarla.
 


LE OSCILLAZIONI
Si va dai “Camici impermeabili” acquistati tra marzo e aprile per 1,99 su Amazon (44.081) a quelli comprati all’inizio di aprile dalla Raelcon srl per 15 euro (120mila euro per ottomila camici). La Medical device compare in più ordini, con offerte selezionate da 2,4 euro per ogni camice chirurgico. Elevato, rispetto alla media, anche il costo pagato alla Cieffe, un’altra azienda riconvertita, è di 11,2 euro a pezzo (per 600mila camici chirurgici la Regione ha pagato sei milioni e 720mila euro). Sono stati spesi invece tra i tre e i 4 euro ciascuno per i camici arrivati da Shangai. Mentre su Amazon i camici chirurgici hanno avuto un costo di 1,99 euro. La Farmac Zabba ha uno dei prezzi più bassi: camici chirurgici per 0,32 euro a pezzo. Ci sono poi i camici “visitatori” per i quali si registrano costi più bassi (27 centesimi circa). Di che tipo fossero i camici foniti dalla Dama non è chiaro. Tutti contratti, comunque, sono stati stipulati in deroga alle procedure sugli appalti, proprio a causa dell’emergenza. 

SOLDI ALL’ESTERO
La prossima settimana, i militari del nucleo valuatario potranno esaminare il cellulare di Andrea Dini, nel quale cercano le tracce di un accordo che assicurava all’imprenditore una fornitura all’amministrazione. Una certezza che lo avrebbe spinto a convertire la produzione aziendale. Intanto vanno avanti anche le indagini sul fronte estero e sul patrimonio dichiarato da Fontana solo nel 2015.

Il nodo riguarda soprattutto l’origine di quei conti svizzeri, creati, nel 1997 e nel 2005 dalla mamma del governatore, dentista della mutua già in pensione. Il sospetto della procura è che quei 5,3 milioni di euro non siano il frutto di evasione fiscale, come dichiarato dal governatore (reati cancellati al momento della dichiarazione) ma che la provvista possa essere il risultato di altri illeciti.
 

Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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