Chiara Appendino condannata a un anno e sei mesi per i fatti di piazza San Carlo: «Pago per crimine compiuto da altri»

Mercoledì 27 Gennaio 2021
Chiara Appendino condannata a un anno e sei mesi per i fatti di piazza San Carlo
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La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata a un anno e sei mesi con sospensione condizionale della pena nel processo con rito abbreviato per i fatti di piazza San Carlo. La pubblica accusa aveva chiesto un anno e otto mesi di reclusione.

Le accuse: disastro, omicidio e lesioni colpose. Condannati a un anno e sei mesi anche gli altri 4 imputati nel processo. 

La prima cittadina è quindi stata giudicata fra i colpevoli di quanto accadde il 3 giugno 2017 durante quella che doveva essere una bella serata di sport e di festa: la folla seguiva su maxischermo la finale di Champions League Juventus-Real Madrid, quando un gruppo di persone armate di spray urticante fece esplodere il panico. La calca fece 1.600 feriti e uccise due donne. Appendino viene ritenuta responsabile di troppe carenze nell'organizzazione e lacune in materia di sicurezza. 

Il post di Chiara Appendino

«C'è amarezza, pago un gesto fatto da altri», dice Appendino, lasciando Palazzo di Giustizia dopo la condanna. «Sono stati fatti imprevedibili, non c'è alcuna responsabilità», aggiunge il suo legale, avvocato Luigi Chiappero. In un lungo post su Facebook poi la sindaca di Torino sottolinea di non avere intenzione di sottrarsi alle responsabilità, ma «è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto - folle - di una banda di rapinatori», aggiunge sostenendo che sul «difficile ruolo dei sindaci forse andrebbe aperta una sana discussione». Appendino conclude dicendosi «fiduciosa di riuscire a far valere le nostre tesi nei prossimi gradi di giudizio».

«Questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente», scrive Appendino. «Quei giorni e i mesi che sono seguiti sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale - aggiunge -. E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me».

«La tesi dell'accusa, oggi validata in primo grado dalla Giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza - prosegue - È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello». «È evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l'avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca». Tra i primi commenti al post c'è quello di Alessandro Di Battista. Solo una parola: «Coraggio».

Gli altri nomi

La sentenza del gup Maria Francesca Abenavoli riguarda, oltre ad Appendino, l'ex capo di gabinetto del Comune Paolo Giordana, l'allora questore Angelo Sanna, l'architetto Enrico Bertoletti e l'ex presidente dell'Agenzia Turismo Torino, Maurizio Montagnese. Un sesto imputato, Danilo Bessone, esponente di Turismo Torino, ha chiesto e ottenuto di patteggiare un anno e sei mesi. Tutti hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena. 

«Aspettiamo le motivazioni della sentenza, poi decideremo con i miei avvocati che cosa fare. Andiamo avanti», dice il prefetto Sanna che all'epoca dei fatti di piazza San Carlo era questore di Torino.

La figlia di una vittima: «Il dolore resta»

«La sentenza di oggi non ci restituisce nostra madre e non fa scomparire la sofferenza, fisica e psicologica, da lei patita». Commentano così la sentenza di primo grado per i fatti di piazza San Carlo Valeria e Danilo, figli di Marisa Amato, rimasta tetraplegica, e poi morta, dopo essere stata travolta dalla folla la sera del 3 giugno 2017. «Questa sentenza non cancella il dolore e non colma la sua assenza, né oggi né domani», aggiungono i figli della donna, che portano avanti il suo ricordo con la onlus 'I sogni di Nonna Marisa'.

Ultimo aggiornamento: 18:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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