Tari, multe e bollo auto, Pisano: «Si potranno pagare con una app»

Lunedì 16 Dicembre 2019 di Francesco Malfetano
Tari, multe e bollo auto, Pisano: «Si potranno pagare con una app»

Una app per pagare multe e bollo auto dallo smartphone, l'identità digitale dei cittadini - e quella del Paese - tutta da costruire, nuove competenze e assunzioni necessarie per un'infinità di progetti da portare a casa. Per Paola Pisano, ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, appena battezzato Mid, «è il momento della concretezza». È cioè di risollevare un Paese che in Europa è 24esimo tra i 28 per digitalizzazione dell'economia e della società e che vede solo il 37% degli utenti utilizzare i servizi online della Pubblica Amministrazione. Per farlo «abbiamo impostato la nostra strategia su delle azioni anche piccole che possono avere un ritorno a breve» spiega il ministro che, prima di ogni altra cosa, sembra voler evitare di diventare una misura spot del Governo e infatti non risparmia una frecciata a chi l'ha voluta a Roma: «Creare il ministero dell'Innovazione fa figo, far lavorare un ministero dell'innovazione però fa paura». 

Bollo Auto, il sistema PagoPA attivo anche nelle agenzie Pratiche Automobilistiche dal 1° gennaio

Azioni «piccole» e risultati immediati. Ministro lei è a lavoro da tre mesi, ci fa un esempio?
«L'appIO sicuramente. Entro fine febbraio il cittadino dopo aver scaricato l'app sullo smartphone e aver eseguito l'accesso con l'identità digitale avrà a disposizione i servizi della Pa. Non solo potrà ricevere comunicazioni ma anche pagare Tari, bollo auto, multe oppure iscrivere i figli a scuola e pagare la mensa. Si evitano code e complicazioni».

Un altro è PagoPA, il sistema per effettuare pagamenti elettronici verso la Pa, la cui obbligatorietà però potrebbe slittare a giugno 2020. 
«Oggi non c'è l'obbligo ma lavoriamo per lo switch off, come avvenuto con la fattura elettronica, per fare in modo che non ci siano periodi di sperimentazione con parallelismo tra analogico e digitale. Utilizzeremo questo modello ma è ovvio che non potremo farlo dal 1 gennaio. L'importante è che i cittadini che vogliono farlo ora possono, che i costi si abbattano e che risolviamo il problema delle cartelle pazze».

Cosa intende?
«Si parla spesso di cartelle pazze che sono figlie del fatto che alcune cose vengono gestite in modo manuale. Con PagoPA la pubblica amministrazione ha la certezza immediata del pagamento». 

Secondo l'Ue il grande problema digitale della PA è il capitale umano. Mancano le competenze? Come si risolve?
«È andato tutto in sfacelo perché viene assunto sempre il solito profilo. Ancora adesso nei contratti c'è scritto che le persone debbono sapere usare linguaggi di stenografia ma la stenografia non si fa più. Per questo, con una campagna di assunzioni in atto da parte della PA (500mila posti in 3 anni ndr), noi ci siamo messi a riscrivere la parte di competenze necessarie. Mettere dentro i giovani non serve a nulla, se non hanno le competenze necessarie. Fino ad ora non è stato fatto perché pensare all'innovazione non era interessante mentre per noi è la priorità».

Servono uomini e risorse però. Nella manovra ci saranno i 34 milioni promessi?
«Oggi al Mid siamo una ventina e dobbiamo diventare 100 il primo anno, 200 il secondo e 300 il terzo, di profili molto alti. Li abbiamo già iniziati a definire e le posizioni aperte sono sul nostro sito». 

E i soldi?
«Ci dovrebbero essere ma è una manovra complicata. Se ci saranno sorprese negative c'è da pensare se questa smart nation si vuol fare o no. Creare il ministero dell'Innovazione fa figo, far lavorare un ministero dell'innovazione fa paura perché noi digitalizziamo, semplifichiamo, rendiamo le cose trasparenti, togliamo la burocrazia e i contanti».

Si parla tanto di 5G ma il progetto della banda ultra larga vede un Paese spaccato. È terminata solo in un Comune su mille. Lei ha ricevuto le deleghe per il Cobul (Comitato per la banda ultra larga). Come si fa?
«Ci sarà un incontro il 19 dicembre, la priorità è capire come mai siamo solo al 2% della copertura delle aree bianche. Se ci sono problemi burocratici o di consegna del lavoro da parte di aziende o della PA, l'importante è sbloccare tutto per far ripartire i lavori». 

Il confronto Telecom-Open Fiber per la rete unica però non sembra spingere verso questa direzione. 
«Non c'è molto da dire: Open Fiber deve coprire le aree bianche (dove gli investitori privati non intendono investire ndr) senza possibilità di replica e poi che c'è una lotta sulle aree nere che comunque ora sta coprendo TIM. Poi se tutta la partita si gioca sul possedere o meno la rete, ricordiamoci che quella rete fin da quando è stata posata è stata pagata dai contribuenti». 
 

Ultimo aggiornamento: 15:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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