L’Abruzzo alle urne, Salvini sfida i 5Stelle: Lega primo partito

Domenica 10 Febbraio 2019 di Giovanni Sgardi
L Abruzzo alle urne, Salvini sfida i 5Stelle: Lega primo partito
C’è Salvini, qui alleato con Fi e Fdi, che sogna il pieno. E, partendo da lontano, dalla base del 13,8 per cento delle politiche 2018, di piantare la prima bandierina della Lega in una regione del Centrosud. E c’è il M5S, solo, mai tentato di rinnovare lo schema di accordo nazionale con i leghisti, che spera di capitalizzare il 39,8 per cento delle ultime politiche; e che teme al tempo stesso un’eclissi di consenso che possa farlo retrocedere al terzo posto. Una catastrofe, se al tempo stesso si realizzasse la scalata elettorale della Lega. Roba da far ridiscutere l’asse Salvini-Di Maio a livello nazionale. E c’è l’esperimento di Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm, che ha messo in campo una falange di otto liste nella speranza di salvare il centrosinistra. Il Pd, unica formazione griffata, e sette scialuppe civiche con il compito di portare voti. Vanno dal mondo dei sindaci, ai popolari, ai progressisti e laici, con qualche incursione nel centrodestra. Si parte dal 13,8 per cento dei democrat delle politiche 2018, dopo i fasti delle regionali 2014 quando Luciano D’Alfonso fu eletto con un faraonico 46,2 per cento.

TEMI
Questi i temi, le chiavi di lettura delle elezioni regionali abruzzesi, con le urne aperte oggi dalle 7 alle 23 (subito dopo gli scrutini). A decidere i giochi sarà anche il fattore affluenza. Non un semplice test locale, e non solo perché non si voti altrove in Italia. Ma una possibile ridefinizione degli equilibri nazionali, a partire dal duello a distanza tra Lega e Cinquestelle. Chi vince si rafforza anche nel Governo, conquistando una Regione che non è mai stata nel palmares di entrambe le formazioni. Chi si rilancia (vedi Forza Italia reduce da un modesto 14,4 per cento alle politiche) può solleticare Salvini a lasciare l’abbraccio di Di Maio e tornare nel centrodestra. Per capire quanto sia fondata questa scenografia, basta elencare i big che hanno solcato praticamente tutti i giorni l’Abruzzo: Berlusconi (tre volte), Salvini, Meloni, Di Maio, Di Battista, Zingaretti. Il clou la famosa conferenza stampa di Pescara, con Berlusconi, Salvini e Meloni allo stesso tavolo. C’era chi immaginava già il “patto dell’arrosticino”. Ma, a quanto pare, i leader sono dovuti tornare a casa con la carne congelata, tanto era freddo il clima nella sala.

COMPETITOR
Infine eccoli, i quattro competitor. Marco Marsilio (Lega, Fdi, Fi, Azione Politica, Dc-Udc-Idea), figlio di abruzzesi emigrati a Roma, torna nella sua terra abbandonando la comoda posizione di senatore. E’ in quota FdI, per la spartizione dei candidati nelle altre Regioni, e Giorgia Meloni ha dovuto fare i salti mortali per imporlo agli alleati, soprattutto a Fi che non ne voleva sapere. «E’ romano, qui non lo conoscono» le obiezioni mosse in varie sedi, fino a quando Berlusconi ha detto l’ultima parola. E così Marsilio (virtualmente favorito), laureato in filosofia, amministratore di società, è sceso in lizza. Sul fronte Cinquestelle si trova Sara Marcozzi, avvocato, consigliere regionale, grillina sin dal primo momento. Già nel 2014 conquistò il 21,4, arrivando però terza alle regionali. Poi il 39,8 alle politiche. Sarà la sua ora? I sondaggi dicono che il suo appeal sia leggermente appannato, ma oggi sarà il giorno dei risultati veri.

Tutto solo, senza big, ha portato avanti la sua lotta Giovanni Legnini. Un gran blasone che il centrosinistra accoglie nel momento meno adatto, dopo aver ricevuto colpi su colpi al suo consenso. Così Legnini, avvocato, ex Csm, ex sottosegretario alla Presidenza nel governo Letta, ex sottosegretario all’Economia nel governo Renzi, ha raccolto i cocci dei democrat e ci ha costruito intorno la sua flotta di liste civiche. Nessuna di esse è stata testata in precedenti elezioni, il risultato quindi è incertissimo. Ultimo come aspettative l’avvocato Stefano Flajani di Casapound.
Gli aspetti nazionali in gioco hanno frustrato le attese locali. Durante la campagna elettorale si è parlato di tagli alla sanità (soprattutto i Cinquestelle), necessità di accelerare la ricostruzione post-trerremoto (Legnini), di riattivare la locomotiva dell’economia e del lavoro (Marsilio e Legnini). Per il resto si è puntato alto. Ai temi del Governo, che oggi saranno influenzati da 1,2 milioni di elettori.
 
Ultimo aggiornamento: 23:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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