Coronavirus, Plaquenil introvabile. Sanofi: «Boom di richieste, con l'Aifa vigiliamo sulle ricette»

Giovedì 2 Aprile 2020 di Stefania Piras
Procedure d'urgenza per richiedere il farmaco anti malarico

Coronavirus Nonostante le raccomandazioni di non assumere il Plaquenil da soli, la corsa ad accaparrarsi una scatola di idrossiclorochina non si è arrestata. Dopo che sono stati resi noti i primissimi, e quindi ancora parziali, studi sulla possibile efficacia che avrebbe questo farmaco antimalarico nel trattamento del coronavirus, si registra un boom di richieste. Soprattutto negli ospedali dove l'uso è consentito, al di fuori dell'utilizzo che se ne faceva prima della pandemia, e quindi è anche monitorato dai medici e dagli enti preposti. Perciò l'azienda produttrice sta nuovamente rifornendo i depositi dopo aver raddoppiato la produzione. La caccia all'antimalarico però ha gettato nell'angoscia chi usa abitualmente il farmaco per curare l'artrite reumatoide. E infatti è scattata in moltissimi casi la procedura di richiesta d'urgenza per poterlo acquistare. Il farmaco, è bene ricordarlo, si può ottenere solo presentando una ricetta medica. 

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L'azienda produttrice della richiestissima molecola, Sanofi, ha emesso un comunicato pubblicato sul suo sito in cui parla di «una forte tensione sulla catena distributiva, con difficoltà temporanee di approvvigionamento anche per alcune farmacie». Inoltre Sanofi esprime «rammarico» e parla di uno sforzo per aumentare la produzione, già di fatto raddoppiata. Nello specifico comunica che «ad oggi in Italia non sussiste un problema di carenza di idrossiclorochina e che abbiamo distribuito più del doppio dei normali quantitativi di prodotto. Inoltre, a livello globale, abbiamo messo in atto sforzi di approvvigionamento per far fronte alla crescente domanda del prodotto e aumentare la nostra capacità produttiva». Il colosso farmaceutico ha assicurato la gestione  della continuità terapeutica «con la massima tempestività» e il rifornimento dei distributori «per assicurare la disponibilità in tutte le farmacie italiane».

Inoltre, nella nota pubblicata lo scorso 31 marzo l'azienda farmaceutica, che in Italia conta quattro siti produttivi: Anagni (Frosinone), Brindisi, Origgio (Varese) e Scoppito (L’Aquila), dà due informazioni molto importanti: una per i malati di artrite e l'altra per spiegare che c'è un parere positivo dell'Aifa e quindi c'è chi è autorizzato a usare il Plaquenil per il coronavirus e non per l'artrite (non sono i privati cittadini, ma gli ospedali). 

La prima rassicurazione è per le persone che sono, ed erano già prima dello scoppio della pandemia, in terapia con il Plaquenil. Sanofi sta collaborando con l'Aifa, l'Agenzia italiana per il farmaco, per garantire l'appropriatezza prescrittiva del farmaco. Dunque, si può sospettare che le ricette spiccate negli ultimi giorni non siano tutte per l'artrite reumatoide o il Les come dovrebbe essere, al di fuori dei contesti ospedalieri. «Pur nella situazione emergenziale legata a Covid-19 - si legge nella nota di Sanofi - siamo in prima linea per assicurare la continuità terapeutica ai pazienti affetti da artrite reumatoide e LES, lupus eritematoso sistemico (una malattia cronica di natura autoimmune, ndr) -  per cui questo farmaco è indicato. E siamo in costante contatto con AIFA per trovare soluzioni che possano garantire appropriatezza prescrittiva del farmaco e regolarità nella dispensazione del prodotto»


La seconda comunicazione di Sanofi è: sì l'idrossiclorochina è usata nel trattamento dei pazienti affetti da Covid19 ma solo negli ospedali, dove è regolarmente dispensata nelle farmacie, attenzione: quelle ospedaliere. Visto che si sta usando in modo nuovo rispetto a prima c'è anche un monitoraggio, che nel caso di automedicazione in casa non sarebbe possibile, oltre che molto pericoloso.

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In una postilla, infatti, Sanofi prova a ricostruire i motivi dell'accaparramento di questi giorni. E dà delle informazioni molto precise. Innanzitutto Sanofi specifica che «l’utilizzo di idrossiclorochina nel trattamento di pazienti con COVID-19 è da considerarsi fuori indicazione (cosiddetto off-label), in quanto i dati preliminari di diversi studi indipendenti richiedono ulteriori analisi e studi clinici più ampi e robusti per poter confermare il profilo di beneficio/rischio dell’idrossiclorochina per questo utilizzo». E poi spiega perché, nonostante servano ulteriori studi, si può comunque usare nella terapia anti coronavirus. 
«In Italia, il 17 marzo la Commissione Tecnico Scientifica dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) aveva espresso parere positivo all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento delle infezioni causate dal nuovo coronavirus SARS-CoV2. Con la Gazzetta Ufficiale del 17 marzo, l’idrossiclorochina è stata autorizzata per il trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 e, inserita nell’elenco dei farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale per questo utilizzo. Il prodotto dovrà essere dispensato dalle farmacie ospedaliere. Inoltre  è  fatto obbligo alla struttura prescrittrice di trasmettere tempestivamente all’AIFA i dati relativi ai pazienti trattati con il medicinale secondo le modalità indicate nell’apposita sezione del sito istituzionale dell’AIFA «Emergenza COVID-19».
  
Il Plaquenil continua però a essere «in rottura di stock da una ventina giorni. La situazione è a macchia di leopardo, possono esserci 2-3 confezioni in qualche farmacia a seconda dei giorni, ma il farmaco non si trova praticamente più. La richiesta è molto aumentata», dice all'Adnkronos Salute Andrea Cicconetti, segretario Federfarma Roma e consigliere Federfarma Lazio. Aumento della richiesta e conseguente carenza del prodotto sono, spiega il farmacista, «l'effetto di un mix di fattori. Il plaquenil nasce come anti-malarico, ma oggi è il farmaco di elezione, quindi il più utilizzato, per il trattamento del Lupus e dell'artrite reumatoide. Questi pazienti, che 'vivonò di questo farmaco, ne stanno facendo scorte, preoccupati di non riuscire più a trovarlo. Qualcuno se ne è fatto prescrivere anche 15 confezioni».

Ma il boom del Plaquenil è dovuto anche a chi magari se lo tiene in casa nel caso serva per una somministrazione in casa come se fossero in ospedale.

Sbagliatissimo. «Arrivano tante richieste di cittadini che pensano sia una cura per Covid-19 e lo vogliono, nonostante precisazioni e chiarimenti che il farmaco va studiato e l'efficacia deve essere provata. Non si può avere senza ricetta», ribadisce Cicconetti.

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Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 22:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA