«L'omosessualità è una brutta malattia.
La toccante dedica nella tesi di uno studente al padre che non c’è più: «Ci sono riuscito babbo»
La storia è iniziata nel novembre del 2014 e dopo sette anni, sul filo della prescrizione, il tribunale penale di Perugia ha emesso la sentenza di condanna per le accuse di ingiuria, percosse e lesioni personali aggravate, come richiesto dalla procura, pur se con l'assoluzione dall'imputazione di abuso di ufficio. La procura ha sottolineato anche le aggravanti dei «futili motivi» alla base del gesto, ma soprattutto dell'aver «commesso i fatti di ingiurie, di percosse e di lesioni personali con l'abuso dei poteri e in violazione dei doveri inerenti la pubblica funzione esercitata, nonché profittando di circostanze di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa, in particolare dell'evidente inferiorità psichica della vittima, in ragione sia della minore età, sia del ruolo di insegnante».
GLI ISPETTORI
Una storia che all'epoca, oltre che alla ribalta nazionale, finì sul tavolo dell'allora ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, che mandò ad Assisi gli ispettori scolastici. Sentite solo le due versioni dei due protagonisti, il professore venne allontanato dal dirigente scolastico e mandato in altra scuola, in attesa della conclusione del processo. Che, con la prima condanna, adesso rischia di aggravare la posizione del docente, oggi cinquantenne, sul fronte del provvedimento disciplinare. Oggi lo studente ha ventuno anni, si è diplomato e ha superato l'accaduto. «A noi è stato il commento dell'avvocato Massimo Rolla, legale della famiglia del ragazzo non interessava il risarcimento del danno, quanto la condanna per un caso grave, arrivato alle lesioni, addirittura durante le lezioni. Un atteggiamento certamente da stigmatizzare».