Razzismo in pronto soccorso, ragazza rifiuta cure dopo l'incidente: «Non voglio una dottoressa straniera»

L'episodio a Conegliano Veneto. Solo dopo l'intervento del primario si è calmata e ha iniziato a collaborare con la specialista

Giovedì 9 Giugno 2022 di Mauro Favaro
Razzismo in ospedale

CONEGLIANO - Non voleva essere visitata da una dottoressa straniera. E quando hanno provato a spiegarle che non ci sarebbe stato comunque alcun problema, ha iniziato a urlare. È quanto accaduto ieri mattina, 7 giugno, nel pronto soccorso di Conegliano. La protagonista è stata una ragazza trevigiana che aveva subito un incidente.

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Non aveva ferite particolari: le era stato assegnato un codice bianco.

Ma il problema per lei era la dottoressa. «Voglio qualcuno che parli bene in italiano», ha detto la giovane. A quel punto è intervenuto il primario Enrico Bernardi. «Le ho detto che la dottoressa di origini straniere (dell'Est Europa) lavora con noi da tre anni e che parla un italiano comprensibilissimo - spiega il rapporto - tra paziente e medico si basa sulla fiducia. Alla luce di questo, ho consigliato alla paziente di andare da un'altra parte se non aveva fiducia in chi stava cercando di curarla». Frasi che fortunatamente hanno ottenuto l'effetto sperato: la ragazza si è calmata e ha iniziato a collaborare con la specialista.

ALTA TENSIONE
L'episodio racconta bene l'elevata tensione che si respira all'interno dei pronto soccorso. Fortunatamente non si arriva ad aggressioni fisiche. Ma quelli verbali sono davvero all'ordine del giorno. Solo il giorno prima nell'area dell'emergenza-urgenza del Ca' Foncello era stato preso di mira l'infermiere del triage. Come mai? Aveva assegnato un codice bianco a una persona che si era presentata con un piede arrossato. L'ha chiamato terrone e gli ha detto di togliersi l'orecchino. Aggiungendo di seguito tutta una serie di pesanti insulti non riportabili ma tristemente immaginabili. «Sosteneva che con quello che aveva non poteva essere un codice bianco allarga le braccia il primario purtroppo situazioni del genere, se non di peggio, si verificano in modo costante».

IL TRIAGE
La professionalità degli infermieri che si occupano del triage non è in discussione. «Chi arriva lì ha maturato tutta l'esperienza possibile in pronto soccorso, prima negli ambulatori, poi nell'area rossa e infine con un corso aggiuntivo e affiancando chi è già impegnato nell'attività di triage conclude Bernardi quando manca la fiducia diventa davvero difficile poter lavorare al meglio, con serenità. Noi ovviamente rispondiamo a tutte le richieste. Ma sarebbe necessario che si comprendesse l'attività che svolgiamo e, soprattutto, che fosse chiaro che al pronto soccorso, in particolare di notte, bisognerebbe venire solamente per le urgenze».
 

Ultimo aggiornamento: 13:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA