Palamara, quei viaggi pagati e l'anello per l'amica: ecco le carte. E spuntano gli incontri con i politici

Venerdì 31 Maggio 2019 di Valentina Errante
Palamara, «per fortuna ho i miei angeli custodi». E spuntano gli incontri con i politici

Le fila le teneva da Palazzo dei Marescialli. Almeno per la procura di Perugia. L'accusa a Luca Palamara, consigliere uscente del Consiglio superiore della magistratura ed ex segretario dell'Anm, è quella di avere manovrato e gestito i dossier sui suoi colleghi, atti d'accusa e nomine, per interessi personali: soldi, viaggi e regali. Avrebbe messo a disposizione «la sua funzione di membro del Csm, favorendo nomine di capi degli uffici cui erano interessati gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, che hanno patteggiato per corruzione in atti giudiziari in una tranche dell'inchiesta sulle sentenze comprate al consiglio di Stato.

Il tramite è il suo amico Fabrizio Centofanti, accusato di false fatturazioni e corruzione in atti giudiziari. Manovre che, finito il suo mandato a piazza Indipendenza, avrebbe continuato a ordire, grazie ai rapporti con il consigliere Luigi Spina, anche lui finito sotto accusa per rivelazione del segreto istruttorio e favoreggiamento. Con Spina, Palamara pianificava chi mandare a capo della procura di Perugia, non ancora vacante (il procuratore Luigi De Ficchy andrà in pensione oggi) interrogandosi su chi potesse vendicarlo indagando il collega Paolo Ielo dopo l'esposto presentato proprio a Perugia dal suo amico pm Stefano Fava su Ielo e Pignatone. E ne parlava anche con due parlamentari, Cosimo Ferri, magistrato e già esponente di Magistratura Indipendente, e l'ex ministro renziano Luca Lotti, imputato nell'inchiesta Consip.

IL CASO PERUGIA
E I POLITICI
È il 9 maggio scorso quando Spina, Palamara e Lotti parlano del caso Perugia. Si legge nel decreto di perquisizione: «Spina comunica che nell'esposto di Fava è allegato un cd secretato». E Palamara, conversando con i due deputati precisa: «Perché quel c...che m'hanno combinato a Perugia ancora nemmeno si sa». Nella conversazione a quattro emerge che Fava intende presentare una denuncia penale a carico di Pignatone e Ielo. Per questo Palamara intende indirizzare la scelta del procuratore di Perugia. Ne parlerà con Fava: «Ma io non c'ho nessuno a Perugia, zero. E aggiunge: «Chi glielo dice che deve fare quella cosa lì...deve aprire un procedimento penale su Ielo...non lo farà mai». Il 16 maggio è Spina che dice a Palamara: «Avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo forse sarà lui a doversi difendere a Perugia, per altre cose, perché noi a Fava lo chiamiamo».

A mettere nei guai Palamara ci sono anche le dichiarazioni di Giancarlo Longo, l'ex collega di Siracusa che ha patteggiato una condanna per corruzione in atti giudiziari. A verbale l'ex pm ha raccontato che Calafiore, a suo dire, «era in grado di gestire i voti di Unicost tramite Palamara, intimo amico di Centofanti», e trait d'union tra gli avvocati e l'allora consigliere del Csm. Notizie de relato, come quella che riguarda la nomina di Longo a procuratore di Gela: all'ex pm, Calafiore aveva detto di aver pagato, insieme ad Amara, 40mila euro a Palamara. Circostanza che però Calafiore ha smentito.

LE ACCUSE
AI COLLEGHI
È nel computer sequestrato all'imprenditore Centofanti che i pm trovano gli esposti presentati al Csm da Amara e Calafiore, con tanto di timbro e la dicitura riservato e gli atti ispettivi del Csm a carico del pm di Siracusa Marco Bisogni, che aveva indagato Amara e, soprattutto, era parte lesa nel procedimento contro l'ex pm Longo. Il 31 gennaio 2017, Longo, intercettato, diceva a proposito del collega con il quale si era scontrato: «E intanto adesso se ne va a giudizio al Csm, c'è Palamara e secondo me lo condanna». E in effetti è proprio la prima commissione di cui Palamara era componente rigetta la richiesta di archiviazione per Bisogni e rimanda gli atti alla procura generale per l'incolpazione. Palamara, invece, non sarà nel collegio che, alla fine, assolverà Bisogni.

L'anello da 2000 euro per l'amica del consigliere, Adele Attisani, i weekend in montagna con lei, ma anche i soggiorni con la famiglia, poi le vacanze offerte alla sorella, Emanuela, e alla figlia. Da Taormina a Madonna di Campiglio, da Dubai a Favignana. Tutto pagato da Centofanti, sono queste le utilità contestate a Palamara. Dal 2011 al 2017. «Le utilità percepite nel corso degli anni da Palamara, dai suoi conoscenti e familiari ed erogate da Centofanti appaiono direttamente collegate alla sua funzione di consigliere dell'organo di autogoverno della magistratura. Il numero e il valore degli stessi non è spiegabile sulla base di un mero rapporto di amicizia».

LA SOFFIATA
SULL'INCHIESTA
«Siccome un angelo custode ce l'ho io, sei spuntato te, m'è spuntato Stefano che è il mio amico storico». Così il 16 maggio scorso Palamara parlava con Luigi Spina. L'altro Angelo custode, secondo Palamara, è il pm Fava, il sostituto titolare dell'indagine su Amara e Centofanti che aveva presentato l'esposto al Csm su Pignatone e Ielo. Anche Fava è finito tra gli indagati per favoreggiamento e rivelazione del segreto istruttorio. La procura gli contesta di aver rivelato a Palamara che il tracciato delle carte di credito di Centofanti potrebbe averlo inguaiato.
I pm umbri contestano a Fava anche di aver dato al collega atti dell'inchiesta, ma si tratta di un procedimento già chiuso. Un fascicolo, di fatto pubblico, sul quale pende il giudizio del gup che dovrà decidere anche della posizione di Centofanti. La chiave, però, è l'esposto che Fava, a marzo, ha presentato al Csm. A informare Palamara è Spina, lo scorso maggio. «L'esposto di Fava - si legge nel decreto di perquisizione nell'intendimento di Palamara, sarà il suo strumento per screditare il procuratore aggiunto» Ielo «che ha disposto, all'epoca, la trasmissione degli atti a Perugia».
 

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