«Anche mio figlio, come tutti, guarda Mare Fuori e io che a Nisida ci sono stato so cosa significa davvero.
La scelta di Biagio infatti è stata quella di andare lontano dalla sua amata Napoli e arrivare a Varese dove oggi lavora in una fabbrica di elettrodomestici Whirlpool e vive con sua moglie e i due figli.
Ad introdurlo nel mondo del lavoro è stata la comunità Jonathan nella quale è entrato grazie a una messa alla prova dopo un anno a Nisida: prima l’impiego Indesit a Caserta, poi trasferito in Lombardia. Oggi sono 15 anni che Biagio lavora “in catena” e dovrà sottoporsi a un’operazione al tunnel carpale. «Ho perso la sensibilità. Ma ne vado fiero e mi dispiace non poter andare a lavorare per un po’ perché in comunità mi hanno insegnato che dobbiamo valere come una persona e mezzo».
Mare Fuori, a Nisida è tutto diverso
«Cosa ne penso della serie? A Nisida è tutto diverso, non ci sono agenti amici e molte più regole. Se l’avessi realizzata io avrei raccontato le sofferenze ai colloqui, il passaggio in comunità e il muro che mi ero creato attorno, contro tutti. Poi la parte bella in cui capisco e arrivo fino a dove sono oggi. Sceglierei questo finale».
Lo stesso finale che ha scelto per sé Achraf Bouxib, 24 anni, in comunità dal 2017 al 2019 dopo esser passato per il carcere. Genitori marocchini che all’età di 10 anni lo hanno costretto a raggiungere l’Italia per farlo studiare, ma da lì qualche anno per lui le cose sarebbero andate in modo diverso. «Avevo 16 anni, mi lasciavo trasportare dalle amicizie sbagliate e facevo di tutto: aggressioni, rapine, risse. Dal carcere poi mi portarono in comunità dicendomi: «Se ti comporti male torni qui». E così io da allora mi sono comportato bene». Ritrovarsi chiuso all’improvviso ha fatto scoprire a Achraf il valore della libertà. A salvarlo è stata la fotografia, una passione nata durante un corso di formazione nel periodo di detenzione e diventata il suo lavoro. Un drone lo accompagna sempre nei suoi servizi, gli amici che frequentava al tempo ora non ci sono più. Nel tempo libero ora Achraf è un subacqueo. Per le vele bianche della serie televisiva passa la storia di Salvatore di Maio, che dalla barca della comunità ha visto per la prima volta, da fuori, il mare.
«In mezzo al mare io non c’ero mai stato, e in quel momento sentii per la prima volta la mia vera natura. Ora quella sensazione mi manca».
Dopo il primo lavoro al fianco dello zio fruttivendolo al carcere di Nisida appena diciassettenne per rapina aggravata. «Lo feci per una questione di amicizia, fino a quel momento non mi era mai mancato niente. Sono stati momenti difficili che non dimenticherò».
«In istituto facevamo corsi insieme a ragazzi e ragazze, questo che si racconta nella serie è vero. L’ho vista anch’io ma non mi piace mai parlare del mio passato. L’unica cosa che mi diverte raccontare sempre è che quando mi dissero che sarei stato mandato a Nisida, dopo l’arresto, ero convinto di dover raggiungere l’isola in traghetto, non sapevo fosse collegata alla terraferma».
Mare Fuori, nel carcere di Nisida con Micciarella e Don Salvatore: la realtà contro la serie tv
Salvatore è tornato in libertà lo scorso novembre. A 19 anni lavora come autista per un’azienda di Napoli. Accanto a lui da prima dell’arresto, la fidanzata Jessica, casalinga. La loro storia è sopravvissuta alle tensioni e alla lontananza del carcere. Si sposeranno a maggio e aspettano un bambino, che nascerà a metà settembre. Tra qualche giorno si saprà il sesso, ma maschio o femmina a lui poco importa.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout