Omicidio Ciatti, processo in Italia per il giovane ucciso in discoteca. La famiglia: «Giustizia fino in fondo»

Sotto accusa un ceceno esperto di arti marziali. Negata l'estradizione per un connazionale

Martedì 16 Novembre 2021
Niccolò Ciatti

Prenderà avvio il prossimo 18 gennaio davanti alla Corte di Assise di Roma il processo per l'omicidio di Niccolò Ciatti, il 21enne di Scandicci (Firenze) che venne pestato a morte, senza alcun motivo, nella notte tra l'11 e il 12 agosto del 2017 in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna.

Il giudizio si svolgerà in Italia, dunque, e non all'estero.  Lo ha appreso la famiglia del giovane fiorentino che ha ricevuto la notifica per la prima udienza del giudizio immediato disposto dalla Procura della Capitale. La Spagna, che aveva fissato la data dell'inizio del dibattimento il 26 novembre, ha nel frattempo sospeso il proprio procedimento.

La famiglia: giustizia per Niccolò

Il giovane si trovava in vacanza con un gruppo di amici. Sul banco degli imputati ci sarà il ceceno Rassoul Bissoultanov, estradato poche settimane fa in Italia dalla Germania in esecuzione di un mandato d'arresto europeo.  «Un primo passo vero verso quella giustizia che Niccolò merita. La giustizia italiana si è mossa ed è riuscita in pochi mesi ad arrivare a una data d'inizio processo», ha commentato Luigi Ciatti, il padre di Niccolò. «È l'inizio, il percorso è lungo, sia per questo processo ma anche per riuscire a processare l'altro ceceno colpevole quanto il primo - ha aggiunto Luigi Ciatti -. Non ci arrendiamo finché avremo forza. Vogliamo giustizia per Niccolò».

 

Estradizione negata per un secondo ceceno

Il ceceno, esperto di arti marziali, in particolare del tipo di lotta chiamata Mma, la notte tra l'11 e il 12 agosto del 2017, sulla pista da ballo della discoteca 'St Trop', insieme a due connazionali, improvvisamente prese di mira Niccolò Ciatti, che stava trascorrendo con i suoi amici l'ultima serata della vacanza in Costa Brava. Così iniziò il pestaggio mortale. Bissoultanov sferrò un violentissimo calcio alla testa del ragazzo di Scandicci, che non si rialzò più. Morì in ospedale alcune ore dopo. I tre ceceni vennero fermati poco dopo, ma in carcere rimase solo Bissoultanov, che venne rimesso in libertà solo 4 anni dopo, scaduti i termini della carcerazione preventiva. Almeno un altro del gruppo di ceceni, Movsar Magomadov, prese parte al pestaggio. Nei suoi confronti la procura di Roma aveva chiesto e ottenuto una misura cautelare in carcere, che era stata eseguita a Strasburgo, dove i giovani ceceni, figli di rifugiati, risiedono. Ma la Francia ha negato l'estradizione di Magomadov che è stato successivamente rimesso in libertà. 

Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA