Napoli, la folle festa: spunta l'ipotesi del patto con i tifosi. E il Viminale adesso vara la stretta

Venerdì 19 Giugno 2020 di Cristiana Mangani
Napoli, la folle festa: spunta l'ipotesi del patto con i tifosi. E il Viminale adesso vara la stretta

La festa, gli assembramenti senza mascherine, gli abbracci e i baci, il caso. A Napoli si festeggia la Coppa Italia vinta contro la Juventus e saltano tutte le misure di sicurezza anti Covid. Piazze invase, strade intasate. La gioia sfrenata dei tifosi ha persino costretto la squadra, di ritorno dall'Olimpico a bordo di un Frecciarossa, a fermarsi alla stazione di Afragola per poi proseguire in autobus ed evitare un incontro troppo ravvicinato con i tifosi.
Ma a chi freme e palpita per una vittoria non annunciata, chi avrebbe dovuto vietare festeggiamenti e pericolosi raduni? Una spiegazione si intravede dalle parole del sindaco Luigi De Magistris, tendenzialmente attento alle norme per contenere il virus, ma ampiamente schierato a fianco della tifoseria. E lascia intravedere una linea concordata tra ultrà, questura e prefettura, il probabile modo per evitare che una serata di festa potesse finire con pericolosi problemi di ordine pubblico. È stato a Napoli, ma con un esito finale diverso, sarebbe stato così anche a
Torino.

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LA LINEA
«Del resto - è la tesi che circola tra le forze di Polizia - che fai? Ti presenti con il Reparto mobile mentre la gente agita le bandiere della squadra? Il Testo unico di Pubblica sicurezza non consente l'uso della forza se la manifestazione non compromette l'ordine pubblico. E riguardo alla questione sanitaria, davanti alla ripresa dello sport e delle attività agonistiche, più che un divieto è una raccomandazione, quella di evitare gli assembramenti. Con tutte le riaperture è stato intrapreso un percorso difficile, se non impossibile da gestire: quello della convivenza con il virus».
Diversa, invece, la situazione quando si tratti di raduni da movida, perché in quel caso sono gli stessi sindaci a chiedere interventi più drastici. E infatti, già da questo fine settimana, è previsto che in città come Torino, Roma e Napoli, riparta l'offensiva del Viminale a chi non rispetta le regole: dalle mascherine portate sul mento o sul braccio, ai locali che non fanno rispettare il distanziamento. Anche perché la curva del contagio, sebbene contenuta, non accenna ad abbassarsi, e i rischi sono sempre molto elevati.

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«Dall'11 marzo al 7 giugno, sono stati controllati quasi 17 milioni di cittadini - è intervenuta la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese - i denunciati sono stati poco più di 450 mila. E anche i dati sugli esercizi commerciali rispecchiano questa tendenza: 10 mila sanzioni su 6,5 milioni di controlli».
LE IMMAGINI
Le immagini di Napoli, però, preoccupano. Così come quelle di tante manifestazioni che forse si potevano evitare. Tanto da far gridare a Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms): «Sono degli sciagurati, in questo momento non ce lo possiamo permettere. È vero che a Napoli i dati sono positivi. Ma ricordo quanto ha contato la partita dell'Atalanta all'inizio dell'epidemia in Lombardia nella diffusione dei contagi. Non vorrei - conclude - che si ripetesse proprio ora, che il Comitato tecnico-scientifico ha cercato di accogliere le proposte della Figc per non limitare del tutto il gioco del calcio, come da scienza e coscienza medica sarebbe suggerito».

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IL DECRETO
E comunque, Decreto legge del 16 maggio alla mano, il divieto di assembramento è ancora considerato in vigore. Infatti, è scritto: «È vietato l'assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura con la presenza di pubblico, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e fieristico, si svolgono, ove ritenuto possibile sulla base dell'andamento dei dati epidemiologici, con le modalità stabilite». Dunque, ad almeno un metro di distanza l'uno dall'altro.
 


 

Ultimo aggiornamento: 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA