La lettera/Nella mia Mondragone ferita dove lo Stato e gli Italiani stentano a trovare l'identità

Venerdì 26 Giugno 2020 di Sergio Nazzaro*
La lettera/Nella mia Mondragone ferita dove lo Stato e gli Italiani stentano a trovare l'identità
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Il giorno in cui una sedia lanciata nel vuoto diventa il simbolo del mio Paese, ciò che non viene immortalato è anche un tramonto che mozza il fiato sul lungomare di Mondragone. Non è semplice orgoglio paesano, ma la vera contraddizione di un Sud maledetto nei suoi diritti e doveri che vengono sempre richiesti ad un altro da noi, il problema è sempre straniero: è del comune, della regione, del Governo centrale, della prefettura, della questura, di chiunque ma non il proprio. Il problema non è mio. 

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Mondragone che dista meno di 200 chilometri da Roma Capitale, è dimentica e dimenticata. 

Si cercano toni forti per descriverla, ma basterebbe semplicemente dire che è orfana di sé stessa. I rom, al centro del focolaio, sono gli untori. Ma non sono untori quando vengono sfruttati nei campi dagli italiani? Quanti di loro hanno un vero contratto stagionale? Quanti di loro hanno un contratto regolare di affitto nei palazzi ex Cirio? Quanti proprietari di casa che affittano a posto letto, pagano tasse e tari? Quanto fa guadagnare lo sfruttamento di tanti a pochi italiani senza scrupoli? 
 

 


Le domande orfane di risposta sono queste, semplici, chiare. Il Covid19 ha messo allo scoperto i nervi di intere nazioni, e ci siamo illusi che non accadesse a livello locale. Perché Mondragone è sinonimo di locale, di periferico, è sinonimo del 90% che compone le storie italiane, ma saremo sempre periferia dell’impero. Eppure qui la spiaggia è libera, non ha muri. Eppure qui coloro che danno addosso all’untore non hanno protestato mentre sbancavano le dune che esistono da sempre. E sempre i cacciatori di untori, passeggiano in auto su Viale Margherita, il viale principale, senza cintura e con il telefono e il figlio infante al volante. E si tace. 
 


“Che vuoi farci, è così, qui”, l’espressione della rassegnazione che mentre demanda le responsabilità, pretende legalità. 
Nel frattempo, l’esercito entra in città. Siamo in guerra, contro noi stessi. Il nemico è alle porte, anzi nei palazzi. Il nemico siamo noi. Camionette, blindati, manganelli, in fin dei conti donne e uomini dello Stato che si guardano intorno spaesati. L’esercito entra al Paese, e subito l’accoglienza del Paese si fa sentire. Caffè, acqua, cornetti portati per ristorare i servitori dello Stato, che appena dopo rinneghiamo nei comportamenti. Ma siamo fatti così, o forse no. 

Qui la camorra, quella di peso, vera, è stata annientata. Tocca allo Stato, ai cittadini sollevarsi non per fare a botte, ma per darsi dignità, mentre protesta sui social, è assente davanti agli sversamenti illegali, al cemento in spiaggia, al codice stradale infranto a piè pari senza tema di smentita. 

Ieri, dopo la giornata di rivolta, mi dirigo sul lungomare a pretendere bellezza che Mondragone ha in abbondanza: in fila, incolonnato, perché tutte le strade sono bloccate, saluto un vigile urbano. Uno di quelli che lavora, da solo a dare dignità al mio Paese. Un breve saluto, neanche il tempo del “buonasera, come stai?” che dietro una macchina comincia a suonare, insistentemente. L’amico vigile urbano, gli chiede di pazientare un attimo, gli occupanti suonano ancora di più. 

Colpire la divisa, far vedere che la prepotenza è vincente. L’arroganza dei violenti. Italiani ovviamente, non un rom di nazionalità bulgara o un nigeriano. No, un italiano. Perché se la mia Mondragone è ferita, la responsabilità è del bianco che la detiene e la odia a tal punto da soffocarla nella violenza dell’ignoranza. Le acque del mare sono cristalline, le spiagge ampie, il sole caldo, ma chi ci crederà ormai che tutto sembra essersi ridotto ad un circo violento da guardare seduti comodi a casa? Eppure, la mia Mondragone ferita deve avere una maggioranza sincera e onesta che ci crede, deve esserci. Altrimenti la ferita continuerà a sanguinare.

* Sergio Nazzaro, giornalista e scrittore
 

Ultimo aggiornamento: 11:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA