Mirko Campoli, prof di religione arrestato per stupro. Una vittima: «Abusò di me a Gardaland. Sono diventato ludopatico»

Il racconto choc: «Per i miei genitori era un fratello, sono stato salvato dal lockdown»

Giovedì 25 Maggio 2023 di Elena Ceravolo e Valeria Di Corrado
Mirko Campoli, prof di religione arrestato per stupro. Una vittima: «Abusò di me a Gardaland. Sono diventato ludopatico»

 «Io ero impaurito, facevo finta di dormire perché così era come se non fosse successo. Mi sentivo impotente, non ho mai avuto il coraggio di aprire gli occhi, mai». Solo il 3 aprile scorso uno dei quattro ragazzi ha trovato il coraggio di raccontare agli inquirenti gli abusi subiti per anni dall’ex professore di religione Mirko Campoli, in passato vice preside dell’Istituto Enrico Fermi di Tivoli (in provincia di Roma), finito agli arresti domiciliari per vari e continuati episodi di violenza sessuale documentati dagli agenti del commissariato, ai quali sono arrivate ieri altre telefonate di denuncia: il sospetto che le vittime siano molte di più si sta trasformano in certezza.

Il lockdown ha “salvato” Ludovico (nome di fantasia, ndr), perché ha interrotto la frequentazione che aveva con il 46enne. Secondo la Procura di Tivoli, l’uomo - che ha ricoperto anche degli incarichi nella Diocesi locale e nell’Azione cattolica ragazzi - avrebbe compiuto atti sessuali con il minore che gli era stato affidato dai genitori sin da quando aveva 12 anni, «con una frequenza di almeno una volta al mese» e «con una subdola attività consistita nel sorprenderlo durante il sonno».

Violenze che sarebbero avvenute anche durante un soggiorno nel più famoso parco divertimenti per ragazzi: un luogo da sogni che per Ludovico si è trasformato in un incubo. «Nel 2017 siamo andati a Gardaland, dove abbiamo dormito due notti in una camera matrimoniale e in entrambe le notti è successo (...) Stavo dormendo e mi sono sentito toccare, io non ho avuto la forza di aprire gli occhi o di girarmi dall’altra parte (...) Era come se in quel momento fossimo due persone diverse, non ne abbiamo mai parlato tra di noi (...) Lui per i miei genitori era un fratello, frequentava la nostra casa perché aveva la loro fiducia». 

«SONO IMPERDONABILE»

Almeno fino a quando, il 26 febbraio scorso, il ragazzo ha chiesto a Campoli di non andare a vedere la partita della Lazio allo stadio Olimpico con lui e suo padre: «Sai cosa è successo... io sono anni che sto male, prendi le distanze da me e da tutti quelli che mi stanno vicino. Non voglio parlarne con nessuno, perché di questo me ne vergogno io, quando non dovrei». «Va bene, non verrò, ma ti prego sentiamoci - gli ha risposto il professore - Hai ragione, ti chiedo scusa. Spero che tu un giorno possa perdonarmi». A quel punto Ludovico ha chiarito: «Non fare male a nessun altro», e il 46enne lo ha rassicurato: «Non lo farò mai più. Questo l’ho capito già da un po’. Sono stato troppo male anche io. Ci sono stato e ci sto malissimo anche io. La mia vita non ha più senso. Sono imperdonabile».

DEBITI DI GIOCO

Il ragazzo ha riferito che «l’unica cosa che gli consentiva di allontanare il pensiero da quello che gli era accaduto - si legge nell’ordinanza di arresto - era il gioco di scommesse sportive sul calcio, attività in cui si era rifugiato, arrivando a spendere più soldi di quanti ne avesse, così diventando ludopatico. Avendo peraltro accumulato dei debiti con la sala scommesse, aveva chiesto a Campoli i soldi e lui glieli aveva sempre dati, facendogli anche dei regali, come un Iphone, le ricariche della la postepay. Gli aveva anche pagato il corso di scuola guida». «Lui non si giustificava di questi regali, perché non ce n’era bisogno, era un fatto naturale, io l’ho sempre chiamato zio Mirko». «Campoli era un amico di famiglia, godeva della fiducia dei genitori, era prodigo e generoso con le vittime - spiega il gip del tribunale di Tivoli Chiara Miraglia - In più occasioni aveva fatto loro regali anche importanti, ripianato debiti, offerto sostegno morale. (...) Campoli era un uomo impossibile da odiare, un secondo padre, una persona conosciuta e ben voluta da tutti, capace di comprare il silenzio delle vittime con regali costosi, ma anche con l’ascolto, con parole adatte a consolare dalle angosce dell’adolescenza».

Il 46enne avrebbe adescato alcune delle sue “prede” anche in parrocchia. «Avevamo un gruppo parrocchiale e whatsapp dove erano presenti lui e altri amici, ragazzi con problemi familiari. È successo - ha raccontato Guglielmo (nome di fantasia, ndr), un’altra delle 4 vittime che lo hanno denunciato - mentre eravamo al camping a Firenze, in un viaggio organizzato con gli altri ragazzi. Una notte stavo dormendo con lui in un letto matrimoniale: ho cercato di svegliarmi ma non sono riuscito a farlo smettere; mi ha anche fatto delle foto (...) Il viaggio a Barcellona è stata l’ultima volta». «Ero molto giovane, non ero in grado di distinguere dei semplici gesti affettivi, come una carezza, un bacio, ecc. con morbose attenzioni a sfondo sessuale che invece Mirko abitualmente mi rivolgeva», ha spiegato un altro ragazzo dell’Acr. Campoli avrebbe usato lo stesso “schema” anche con un giovane di una Casa famiglia di Roma, presso la quale svolgeva la sua attività di educatore; approfittando delle gite al parco Acquafelix o di quando andavano in auto a vedere la Lazio. 

Ultimo aggiornamento: 06:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA