Migranti, un'altra ondata di sbarchi: ogni giorno sulle nostre coste pescherecci carichi di siriani

Per il viaggio si pagano 4mila euro (contro gli 8mila per andare in Grecia). Operazioni di salvataggio difficili e costose

Martedì 15 Novembre 2022 di Cristiana Mangani
Un'altra ondata di sbarchi: ogni giorno sulle nostre coste peschereggi carichi di siriani

Quasi mille migranti sono in mare e aspettano di essere soccorsi: 350 al largo di Siracusa, dove è uscita la Guardia di finanza per l’intervento. Un’altra imbarcazione è stata avvistata a 25 miglia da Pacino. L’onda umana non si arresta, perché è sulle coste del Nord Africa che sta succedendo qualcosa di diverso. Zuwara e Sabratha non sono più gli unici porti da dove i trafficanti di uomini fanno partire i gommoni made in China. L’ondata di arrivi si muove ora dall’Est della Libia, dai territori dove il governo fantoccio del premier eletto dal Parlamento di Tobruk, Fathi Bashagha, si muove sulle indicazioni del maresciallo Khalifa Haftar e sulla sua continua manovra destabilizzante.
Partono in migliaia, imbarcati su fishing vessel, vecchi pescherecci, quasi tutti egiziani, che vengono riempiti fino all’inverosimile: 4-500 persone per volta. Riescono a tenere a malapena l’acqua, perché rischiano di affondare durante il percorso con il carico di disperati a bordo. L’Italia non può che intervenire: così è previsto dalle leggi del mare.

«Ogni evento - spiega un operatore - è un evento Sar. Le persone devono essere soccorse dalle navi italiane, altrimenti rischiano il naufragio».
Le imbarcazioni vengono spesso individuate dagli elicotteri e dagli aerei di perlustrazione. A quel punto c’è l’obbligo di far muovere le motovedette italiane. In qualche caso le autorità decidono anche di procedere al sequestro del peschereccio, ma questo vuol dire per la guardia costiera e la capitaneria impegnare tre, quattro mezzi, per trainarli a riva, dove vengono dislocati in diversi porti. 
La tratta è molto battuta dai siriani che la preferiscono a quella più costosa della Turchia: 4-5 mila euro contro gli 8-10 mila da pagare per avere un passaggio.

La rete dei trafficanti è consolidata. Agiscono perlopiù gruppi organizzati di siriani, egiziani e libici, che muovono migliaia di persone. 

IL GOVERNO

Le partenze dalle zone di Tobruk, Mosaid e località vicine, rendono il contrasto all’immigrazione clandestina ancora più difficile, in quanto incontrollabile. La situazione in Libia, infatti, continua a essere incandescente, il caos è totale. Il governo riconosciuto dall’Onu e gestito da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, ha ormai perso tutto il suo potere. Ma è pur sempre l’unico riferimento certo a cui il nostro paese può rivolgersi per tentare di gestire la questione migranti. I gommoni che partono dalle zone vicine a Tripoli, per quanto numerosi, vengono spesso intercettati dalla Guardia costiera libica e riportati indietro. 

Nell’Est del Paese, invece, regna un “regime” decisamente non collaborativo. Ci sono i mercenari russi della Wagner che soffiano sul fuoco ma che, comunque, non sembrano avere particolare interesse al traffico di esseri umani, concentrati come sono, a fare disastri nel Sahel e a gestire interessi intorno al petrolio. E c’è Haftar, che è circondato da due figli in disaccordo tra loro, e un capo di stato maggiore allineato con uno dei figli.

 

In questo scenario il traffico di uomini è alimentato dalla stessa autorità. Sebbene, recenti litigi tra milizie dell’Ovest sembrano aver fatto spostare gli interessi di vecchi capi banda anche in quelle zone ai confini con l’Egitto. Se non bastasse altre due realtà mostrano particolari rischi: la Tunisia e l’Egitto. Il 16 dicembre, in Tunisia si svolgeranno le elezioni, la situazione economica è drammatica e questo apre la porta alle fughe via mare. Altrettanto sta accadendo in Egitto, dove il governo di al Sisi non riesce a permeare la società e tre quarti della popolazione è in miseria. Non è un caso che il maggior numero di arrivi degli ultimi mesi sia proprio dall’Egitto. 

Ultimo aggiornamento: 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA