Migranti, riprendono gli arrivi. Coronavirus in Africa, l'Oms: «Preparatevi al peggio»

Giovedì 19 Marzo 2020 di Cristiana Mangani
Migranti, riprendono gli arrivi. Coronavirus in Africa, l'Oms: «Preparatevi al peggio»

Ricominciano le partenze dei migranti dall’Africa, ricomincia il business per i trafficanti di uomini, ai quali poco importa se il coronavirus sta distruggendo gli equilibri del mondo intero. Il mare calmo e il livello di attenzione sui flussi migratori distratto dall’epidemia, lasciano campo libero agli scafisti.

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Tante le segnalazioni arrivate in questi giorni al centralino di Alarm phone su imbarcazioni in difficoltà in zona Sar libica e maltese. E preoccupano gli sbarchi autonomi sull’isola di Lampedusa, dove nell’ultima settimana sono arrivate 150 persone. Il sindaco Totò Martello ha chiesto una maggiore attenzione, e ha disposto la messa in quarantena dei nuovi sbarcati nell’hot spot dell’isola. Ha anche chiesto, però, al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese un protocollo per il loro immediato trasferimento sulla terraferma per la mancanza delle necessarie misure a salvaguardia della popolazione.

NUOVO FRONTE
Soprattutto perché il virus ha raggiunto l’Africa: sono centinaia i casi registrati nei Paesi di origine dei migranti e anche la Libia ha dichiarato lo stato di emergenza per l’epidemia. Adesso il nuovo fronte del contagio potrebbe essere quello, visto che nell’ultima settimana sono stati oltre quattrocento i casi che hanno riguardato Algeria, Burkina Faso, Camerun, Egitto (con 58 persone risultate positive), Marocco, Nigeria, Senegal, Sud Africa, Togo e Tunisia. E si contano le prime vittime.

«Si tratta di cifre ancora contenute - ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus - Certo, potrebbero esserci casi non diagnosticati e anche se potessimo prendere queste cifre per sicure, abbiamo visto come il virus può accelerare. Dunque, il miglior consiglio che posso dare al mio continente - ha aggiunto con un appello accorato - è di prepararsi al peggio e prepararsi ora. Il mio continente deve svegliarsi». L’Organizzazione mondiale della Sanità sta spingendo affinché questi paesi più poveri pratichino tamponi in maniera massiccia. Il problema è che pochissimi hanno fondi sufficienti per affrontare un volume di test intenso.
 



CONFINI CHIUSI
Intanto, a partire dal Marocco, è cominciata la chiusura di alcune frontiere. E in altri paesi, come la Tanzania, è sospesa l’attività didattica. «L’Africa è un rischio enorme - ha spiegato il professor Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Speranza - Come facciamo a dire alle persone di lavarsi le mani se in milioni non hanno nemmeno l’acqua potabile? Figuriamoci il sapone». A questo si aggiunge che, con la diffusione del coronavirus, l’Europa, con le frontiere chiuse, certamente non si farà più carico dei ricollocamenti, lasciando l’Italia alle prese con i nuovi arrivi e la salute degli ospiti da garantire nei centri di accoglienza in piena emergenza per l’epidemia. Inoltre, anche qualche Ong che abitualmente presta soccorso nel Mediterraneo, ha deciso di spostare le energie - in particolare Medici senza frontiere e la piattaforma terrestre di Mediterranea - nelle zone più colpite dal coronavirus.

Claudia Lodesani, presidente di Medici senza frontiere, da giorni lavora a Codogno. Ieri, Mediterranea saving humans ha fatto sapere che è costretta a congelare i soccorsi dei migranti in mare. «Una scelta obbligata - hanno chiarito - che ci fa soffrire, anche perché le partenze sono ricominciate. Eravamo pronti a ripartire, ma lo svilupparsi della pandemia nella quale ci troviamo e le sacrosante misure adottate per tentare il contenimento del contagio, ci impone di congelare l’attività operativa in mare».

ESERCITO A EST
Nello stesso momento, anche un altro confine è sotto pressione per l’arrivo dei migranti.
Per questa ragione, da ieri, i primi cento militari dell’Esercito sono stati disposti per monitorare la fascia confinaria italo-slovena di Trieste e per le esigenze di ordine e sicurezza pubblica. Si occuperanno di controllare le autovetture in transito per le autocertificazioni legate al contenimento del contagio da coronavirus, ma anche quelle zone boschive prossime al confine di Stato con la Slovenia, maggiormente percorse dai migranti in arrivo dalla rotta balcanica.

Ultimo aggiornamento: 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA