Migranti fuori dai centri se depositano 5mila euro, come funziona il provvedimento

Il provvedimento riguarda chi arriva da un Paese sicuro e ha fatto domanda di asilo

Sabato 23 Settembre 2023 di Andrea Bulleri
Migranti fuori dai centri se depositano 5mila euro, come funziona il provvedimento

Una “cauzione” da (quasi) cinquemila euro. Con la quale i migranti che provengono da un Paese considerato sicuro potranno evitare di essere trattenuti in uno dei nuovi centri previsti dal decreto Cutro, in attesa di un responso sulla loro richiesta d’asilo.

La novità è contenuta in un decreto attuativo firmato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, e dai colleghi di Giustizia ed Economia Carlo Nordio e Giancarlo Giorgetti. E già divide il mondo della politica, con le opposizioni sulle barricate e il Viminale che invece difende il provvedimento, varato – viene spiegato – «sulla scorta delle direttive europee in materia». 

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IL TESTO
Il testo, già pubblicato in Gazzetta ufficiale, si applica solo ai migranti che provengono dai Paesi considerati sicuri: quelli, in pratica, per i quali il decreto Cutro prevedeva procedure «accelerate» per i rimpatri, proprio perché in linea di massima non dovrebbero esserci ostacoli al loro rientro in patria caso di diniego della domanda di asilo in Italia. In pratica funziona così: chi arriva da una lista di 16 Paesi stilata dall’esecutivo (tra i quali anche Tunisia, Marocco, Nigeria, Algeria, Costa D’Avorio e Gambia) e fa domanda di protezione internazionale, secondo il decreto Cutro deve attendere per massimo quattro settimane l’esito della pratica in un apposito centro – che non è un Cpr, ma una struttura come quella che si sta ultimando a Pozzallo – in regime di “detenzione amministrativa”. In modo che, in caso di rifiuto della domanda, possa essere rimpatriato. 
Ebbene: con la nuova norma, il migrante potrà decidere di non aspettare il termine di quattro settimane nella struttura in questione.

 

Ma di depositare, «in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa», si legge nel decreto attuativo, la somma di 4.938 euro a titolo di «garanzia finanziaria». Di fatto, una sorta di cauzione, da versare «entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico». In caso di rigetto della domanda di asilo, il deposito verrà restituito al migrante nel momento in cui si presenta per essere rimpatriato. Nel caso in cui invece lo straniero «si allontani indebitamente – prosegue il testo firmato da Piantedosi – il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa». In altre parole, la somma viene incassata. 


Una misura la cui finalità è chiara: evitare che chi non ha diritto a restare nel Paese perché sprovvisto delle condizioni per ricevere la protezione internazionale, si dia alla macchia. Ma allo stesso tempo, offrire a un’alternativa alla permanenza forzata nei centri, dal momento che i migranti in questione potrebbero essere beneficiari di protezione internazionale. 


Una previsione che, rimarca il Viminale, si rifà a una direttiva del ministero dell’Interno del marzo 2000, in cui veniva stabilito che «lo straniero, ai fini dell’ingresso sul territorio nazionale, indichi l’esistenza di idoneo alloggio nel territorio nazionale, la disponibilità della somma occorrente per il rimpatrio, nonché comprovi la disponibilità dei mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona». Ma che si richiama anche a «quanto richiesto dalla direttiva 2013/33/Ue». Non solo: nel testo del decreto, sottolineano dal ministero dell’Interno, «è stata esclusa la possibilità che la garanzia venga prestata da terzi o da associazioni del terzo settore» e che sia «prestata in contanti», ma solo mediante «fideiussione bancaria o assicurativa», con l’obiettivo di evitare «la possibilità di garanzie “strumentali”». 


LE REAZIONI
Ma il decreto non piace alle opposizioni. A cominciare dal Pd, che con Elly Schlein parla di «ultima crudeltà» del governo che «cozza contro il diritto internazionale». Per il segretario di Più Europa Riccardo Magi, la norma è «scafismo di Stato, una tangente discriminatoria e disumana». Reazioni che fanno arrivare la precisazione del Viminale. Che ribadisce come il decreto «non riguarda in alcun modo i soggetti trattenuti nei centri di permanenza e rimpatrio», i Cpr, come invece denunciato dai partiti che attaccano il provvedimento. 
 

Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 17:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA