La vivandiera e postina nutriva un sentimento profondo per Matteo Messina Denaro.
AFFARI DI FAMIGLIA
Le indagini della Procura di Palermo, ancora una volta, coinvolgono i parenti di Leonardo Bonafede, storico boss di Campobello di Mazara, ormai deceduto, legato ai Messina Denaro fin dai tempi in cui era vivo don Ciccio, padre di Matteo. Emanuele Bonafede, bracciante agricolo e cameriere in un ristorante, è cugino di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al capomafia, e dell’omonimo impiegato comunale che ritirava le ricette mediche per conto del capomafia. Un’altra cugina è Laura Bonafede, maestra in una scuola dell’infanzia a Castelvetrano, figlia del vecchio Leonardo Bonafede e moglie di un ergastolano. E ora si scopre che la donna intratteneva una corrispondenza con Messina Denaro, mediata da Lorena Lanceri.
LE GELOSIE
Nel covo del capomafia è stata trovata una lettera-diario recentissima. Laura Bonafede ha scritto all’ex latitante fino a tre giorni prima che lo arrestassero a Palermo, il 16 gennaio scorso. Non vedeva l’ora di incontrare Messina Denaro. Le veniva il magone quando notava la sua auto, una Giulietta denominata “Margot”, parcheggiata sotto casa dell’altra donna. «Mi ha dato fastidio non sapere cosa stessi facendo in quel momento – scriveva – non sapere se eravate soli… ed ho provato quella sana invidia del perché tutti sì ed io no, vuol dire che era scritto così». Il giorno del tanto agognato incontro arrivò il 14 gennaio scorso. Messina Denaro lo ha in parte ricostruito nella risposta mai consegnata a Laura Bonafede e trovata nel covo. Il boss si chiedeva cosa avesse pensato «l’affetta formaggi». Un’indicazione che, assieme ad uno scontrino fiscale, ha portato i carabinieri fino alla Coop di Campobello di Mazara. E qui le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno immortalato il veloce scambio al banco dei salumi.
LE BUGIE
Messina Denaro scriveva anche alla figlia di Laura Bonafede. Provava ammirazione per la ragazza, tanto da sperare che la sua di figlia, Lorenza Alagna, ne seguisse l’esempio. Nella “normalità” di Messina Denaro c’erano i pranzi e le cene a casa di Emanuele Bonafede dove si è fatto fotografare con sigaro e bicchiere di liquore. Dopo l’arresto del boss i coniugi si sono presentati in caserma. Hanno spiegato di avere conosciuto Messina Denaro nel 2018. Diceva di essere un medico anestesista. Mentivano. Lo dimostrano i soldi, 6.300 euro, che il boss ha dato ai coniugi per comprare nel 2017 il regalo di cresima del figlio: un Rolex Oyster Perpetual. «Figlioccio» e «padrino», si chiamavano nei messaggi audio che il boss si scambiava con lo studente. A smascherare le bugie ora ci sono anche le immagini dell’andirivieni di Messina Denaro dall’abitazione della coppia. I nuovi pizzini sono zeppi di nomi in codice che nascondono l’identità di chi ha consentito a Messina Denaro di vivere una latitanza agiata. «20.000 cappotto per Me», c’è scritto in un foglio della contabilità. Si trattava di euro anche se non era specificato.
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