Messina Denaro, cosa ha fatto in 30 anni di latitanza? Il covo, le visite, i fiancheggiatori: cosa sappiamo

Abitava in un appartamento a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, un paesino a 8 chilometri da Castelvetrano, dove era nato

Mercoledì 18 Gennaio 2023
Matteo Messina Denaro in un selfie insieme a un infermiere della clinica privata

Abitava in un appartamento al piano terra di una palazzina a Campobello di Mazara, in vicolo San Vito, quasi 11mila abitanti in provincia di Trapani. Un paesino a 8 chilometri da Castelvetrano, dove era nato. Matteo Messina Denaro viveva lì da almeno sei mesi. Ma cosa ha fatto nei trent’anni in cui è riuscito a sfuggire all’arresto? È quello che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire, partendo dai punti fermi dell’indagine che ha portato dietro le sbarre la primula rossa di Cosa nostra: sotto inchiesta stanno finendo poco per volta tutte le persone che hanno protetto e aiutato il boss.

Un cerchio che si allarga di giorno in giorno.

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Messina Denaro, cosa ha fatto per 30 anni?

All’appartamento di Campobello di Mazara i carabinieri sono arrivati grazie alla chiave di un’automobile che il boss aveva con sé al momento dell’arresto nella clinica La Maddalena di Palermo. Dal codice della chiave gli investigatori hanno trovato la targa della macchina e, studiandone gli spostamenti tramite le telecamere, hanno trovato la casa. Risulta intestata ad Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato l’identità a Messina Denaro e che ha ammesso di aver comprato l’appartamento nel 2022 con i soldi ricevuti dal latitante. Bonafede e Messina Denaro si conoscono fin da piccoli. Poi c’è il medico curante di Bonafede, il dottor Alfonso Tumbarello di Campobello di Mazara, attualmente indagato: ha firmato ricette e richieste di analisi cliniche per il boss - che utilizzava la falsa identità - e sostiene di non essersi accorto che il padrino si era sostituito al paziente che aveva avuto in cura per anni. Della cerchia fa parte, secondo gli investigatori, anche Giovanni Luppino, 59 anni, che da Campobello di Mazara ha accompagnato Matteo Messina Denaro a Palermo lunedì mattina.

 

I NODI
Ma ci sono anche molti altri nodi da sciogliere: Messina Denaro utilizzava documenti intestati a Bonafede e rilasciati - con tanto di timbro - dal comune di Campobello di Mazara. Il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, ha parlato di complicità ad alto livello: «È stato protetto da fette della borghesia siciliana». 
Non convince nemmeno la questione del covo: nell’appartamento non sono stati trovati documenti importanti. Poche ore fa è stato individuato un secondo nascondiglio: una sorta di bunker all’interno di un’altra abitazione nella stessa area, a circa 300 metri dall’abitazione di vicolo San Vito. Gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza lo hanno trovato analizzando alcuni dati catastali. Intanto il boss è stato portato nel penitenziario di massima sicurezza a L’Aquila, dove già fatto la sua prima ora d’aria. È stato sottoposto ad una lunga visita medica. I carabinieri del comando provinciale di Trapani hanno perquisito il reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate alla ricerca del primo esame istologico effettuato da Messina Denaro, malato di tumore al colon.

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